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domenica 6 febbraio 2011

Manifesto per la Resistenza - Conferenza Internazionale - Roma 1966

Ci può essere un mondo senza guerra soltanto con l'introduzione di un cambiamento sociale fondamentale. Tale cambiamento sarà l'opera della classe lavoratrice socialista e non della politica pacifista. Quest'ultima è stata accettata, sia nel passato sia nel presente, da diversi partiti politici nonché da vari gruppi d'individui, che sembravano seguire nel campo politico, due linee del tutto apposte, come è il caso del Partito Laburista e dei diversi movimenti cristiani, ecc. Il fatto però è che tutti questi partiti e movimenti, appoggiano continuamente il sistema sociale capitalistico il quale è la fonte della violenza. Ne consegue che qualsiasi forma di pacifismo diventa una cosa vana.

L'eventuale eliminazione del contrasto esistente tra la politica e il pacifismo significherebbe soltanto la creazione di un ulteriore partito politico che appoggia il capitalismo e mira nel contempo a risolvere il problema delle guerre.

II Partito Socialista della Gran Bretagna [del Movimento Socialista Mondiale] ritiene che i lavori svolti da tali organizzazioni siano una perdita di tempo; i precedenti delle lunghe riforme sociali ce lo dimostrano pienamente. I diversi movimenti e partiti che appoggiano il capitalismo, il quale è la causa delle guerre nel mondo d'oggi, ostacolano il progresso dei partiti socialisti, come il Partito Socialista della Gran Bretagna, il quale mira all'abolizione del sistema sociale capitalistico e con ciò porre fino al rischio della guerra stessa.

La causa delle guerre moderne va ricercata nel conflitto degli interessi economici che si manifesta tra i vari gruppi capitalistici, compresi l'Unione Sovietica, la Cina e numerosi altri Paesi d'oltre cortina i quali rendono al socialismo un omaggio puramente verbale.

II Partito Socialista della Gran Bretagna, ritiene in primo luogo che la basa della struttura sociale capitalistica è l'esistenza di una lotta di classe tra la classe dominante/proprietaria e la classe lavoratrice salariata, la quale è l'unica fonte della produzione di tutti i beni economici.

In secondo luogo riteniamo che questi beni economici assumano la forma economica conosciuta coma merce, vale a dire di prodotti creati per essere venduti a fine di lucro. Ciò crea lo spirito e l'impulso della concorrenza economica, che oltre alla lotta di classe, forma in primo luogo su scala nazionale un'intensa concorrenza tra le varie società commerciali, e in secondo luogo forma su scala mondiale una spietata concorrenza tra gli stessi stati. Lo scopo di tutto ciò è di trovare nuovi sbocchi di mercato, di assicurarsi il mercato delle materie prime, quali il petrolio, la gomma, ecc., per avere il controllo delle vie commerciali, come il canale di Suez e per occupare luoghi strategici, come Cipro o Singapore.

In sintesi, le rivalità per essere in testa in tutti i settori delle industrie, esige da parte degli stati interessati il ricorrere all'astuzia o alla più acuta abilità di destreggiarsi nel corso delle trattative, sia nel campo politico e diplomatico che militare.

L'Unione Sovietica e gli Stati Uniti si contendono già da lunghi anni il diritto di controllo dell'Europa e del Medio Oriente. Per quanto concerne l'estremo Oriente, la loro controversia politica si è al quanto appianata in seguito alla crescente minaccia della Cina di Mao.

Non dimentichiamo però, che queste controversie fanno parte del capitalismo e si susseguono ininterrottamente: esse sono la sua realtà. A questo fine, gli stati mantengono le forze armate che servono a proteggere la posizione privilegiata della classe proprietaria nel proprio paese e in confronto agli altri paesi su scala internazionale. Un'altra triste realtà di questo fatto e che la storia delle trattative intraprese da numerose organizzazioni internazionali per giungere a un accordo sul disarmo e la pace è soltanto la storia di una lunga serie di fallimenti diplomatici.

Queste sono, a grandi linee, le cause fondamentali delle guerre mondiali del capitalismo e dei continui conflitti armati di minore rilievo che si sviluppano in varie località del mondo con un ritmo sempre più crescente, nonché del continuo stato d'allarme per prevenire un attacco di sorpresa. Tutto ciò appartiene al sistema sociale capitalistico. L'ineluttabile conclusione è che la violenza fa parte della nostra vita e continuerà a esserlo fintanto che vivremo sotto il capitalismo.

Allo stato attuale delle cose, ci sembra futile lanciare un appello morale per porre fine alla violenza. Molti pacifisti hanno dato di coraggio e sincerità e hanno dimostrato di essere persone di alta levatura morale. Ciononostante, il fatto rimane che le loro premesse sono lontane dal basarsi sulla realtà di fatto.

L'unico modo per porre fine alla guerra e alla violenza una volta per tutte è porre fine al capitalismo, compreso il capitalismo statale esistente nell'Unione Sovietica, nella Cina, ecc., e sostituirlo con un sistema sociale completamente diverso: il SOCIALISMO. Ciò non vuol dire, come sostengono i pacifisti, propagare una politica della non violenza; al contrario ciò serve a delucidare la posizione dei socialisti autentici i quali sostengono che la classe lavoratrice socialista deve ottenere, per vie democratiche, il controllo del potere politico al fine di abolire il capitalismo e di istituire il socialismo.

Il socialismo sarà un sistema sociale universale basato sulla proprietà comune e sul controllo democratico dei mezzi di produzione e della distribuzione dei beni economici nell'interesse di tutta la comunità.

I beni saranno prodotti per essere utilizzati e non a scopo di lucro. L'introduzione di questo nuovo rapporto sociale abolirà sia le cause primordiali che gli effetti della guerra.

Di conseguenza, le armi (nucleati e convenzionali) e le forze armate diverranno uno strumento bellico del passato. Ciò contribuirà a rilassare ulteriormente l'atmosfera tesa di violenza che grava tuttora sull'Umanità.

Il socialismo è possibile istituirlo soltanto quando la classe lavoratrice del mondo lo ha compreso e lo desidera. In altri termini, i lavoratori devono prima liberarsi della mentalità che regge in piedi la struttura economica capitalistica, comprese le idee del pacifismo, e poi esporre il proprio desiderio, spontaneo e consapevole, per la creazione della nuova società in cui la gente vivrà in un'atmosfera di felicità e armonia.

The Executive Committee of the Socialist Party of Great Britain.
52 Clapham High Street, London, S.W.4 - England
Marzo 1966.

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