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mercoledì 11 agosto 2010

Perché non abbiamo bisogno del denaro

Negli anni recenti, con il risveglio della Destra ideologica come una reazione al fallimento del riformismo sociale privo di carattere e centrista che era stato di moda dalla guerra, noi nel Partito Socialista [della Gran Bretagna] siamo stati selezionati per la particolare attenzione di quei fautori del capitalismo senza briglie che si fanno chiamare “libertari” e “anarco-capitalisti”. Questo probabilmente perché siamo l’unico gruppo che si fa chiamare socialista a proporre una definizione coerente di ciò che il socialismo è e siamo preparati ad andare nei dettagli di come riteniamo che una società senza classi, senza stati e in particolare senza denaro potrebbe funzionare.

Il punto su cui questi difensori ideologici del capitalismo amano attaccarci è l’idea di abolire i mercati, i prezzi, il denaro e tutti gli altri aspetti della compravendita. Loro dicono che ciò sarebbe impossibile, com’è stato dimostrato da un certo Ludwig von Mises in un articolo sul “Calcolo Economico nella Confederazione Socialista” pubblicato in Germania nel 1920 (e per la prima volta pubblicato in inglese nel 1935 nella Pianificazione Economica Collettivistica editata da Hayek).

Von Mises, sostengono, ha mostrato che la società socialista era impossibile perché sarebbe stata incapace di calcolare razionalmente quali metodi produttivi adottare. Questo lo chiamano “il problema del calcolo economico”. Secondo von Mises, il calcolo economico razionale è possibile soltanto sulle basi dei prezzi fissati dal libero gioco delle forze di mercato. In altre parole, l’unica forma di calcolo razionale che può essere applicato alla produzione della ricchezza è il calcolo monetario.

Sebbene il denaro, e così il calcolo monetario, scomparirà nel socialismo ciò non significa che non ci sarà più alcuna necessità di fare scelte, valutazioni e calcoli. Il nostro argomento è che queste valutazioni e calcoli, comprendenti quelli che riguardano il “costo” non-monetario degli oggetti in termini della fatica e dei materiali usati per produrli, saranno fatti direttamente in natura, senza alcuna unità di conto o di misurazione generale, senza denaro né tempo di lavoro.

Questa è la conseguenza della vera natura del socialismo come una società attrezzata per produrre ricchezza direttamente per soddisfare i bisogni umani. La ricchezza sarà prodotta e distribuita nella sua forma naturale di cose utili, di oggetti che possono servire per soddisfare il bisogno umano o altro. Non essendo prodotti per la vendita su un mercato, gli articoli della ricchezza non acquisiranno un valore di scambio in aggiunta al loro valore d’uso.

Nel socialismo il loro valore, nel senso non-economico normale della parola, non sarà il loro prezzo di vendita né il tempo necessario per produrli ma la loro utilità. È per questo che saranno apprezzati, valutati, richiesti… e prodotti. Così le stime di ciò che è probabile che sia richiesto su un dato periodo saranno espresse come quantità fisiche di definiti modelli e tipi di oggetti. Nessuno, neppure von Mises ha negato che ciò potrebbe essere fatto senza problemi:

il calcolo in natura in una economia senza scambio può abbracciare solamente la consumazione dei beni (von Mises, pag. 104).

L’argomento di von Mises era che il passo successivo – risolvere quali metodi produttivi impiegare – non sarebbe possibile, o almeno non potrebbe essere fatto “razionalmente” evitando spreco e inefficienza senza il “calcolo economico” – il calcolo monetario basato sui prezzi di mercato. La nostra risposta è che la scelta di quali metodi produttivi impiegare, sarà come il risolvere quali beni di consumo sono necessari, basata su valutazioni e calcoli in natura.

Un’economia monetaria dà luogo all’illusione che il “costo” di produzione di qualcosa sia soltanto finanziario; in realtà la parola costo è così associata al calcolo finanziario e monetario che siamo obbligati a metterla tra virgolette quando vogliamo parlarne in un senso non-monetario. Ma il reale costo della matita che sto usando per scrivere questo articolo non è 10 cent, ma l’ammontare di legna, ardesia, lavoro, elettricità, logorio delle macchine, consumati nel produrla. Questa continuerà ad essere la situazione nel socialismo. I beni non cresceranno sugli alberi, ma sarà ancora richiesto dispendio di fatica e materiali per produrli.

Il punto è che nel socialismo questo dispendio di fatica e di materiali sarà valutato e calcolato esclusivamente in natura, direttamente in termini di legna, ardesia, logorio delle macchine, elettricità e così via (includendo il tempo di lavoro, ma come questo sarà un caso particolare ci ritorneremo più avanti). Dato che il socialismo si occuperà della conservazione delle risorse vorrà adottare quei metodi produttivi che, a parità di condizioni, usano meno piuttosto che più materiali ed energia e ciò sarà uno, e solo uno, dei fattori da essere presi in considerazione nel decidere quale metodo tecnico di produzione adottare.

Il calcolo monetario, sia per scoprire quale metodo produttivo sia il più proficuo (come imposto dal capitalismo e lodato dai seguaci di von Mises) che per ogni altro scopo (come proposto da vari fautori del capitalismo di stato e altri non realistici aspiranti riformisti del capitalismo), è un tipo molto particolare di calcolo dato che riguarda la riduzione di tutti i valori d’uso a un astratto comune denominatore. Il valore d’uso può davvero essere comparato ma soltanto in situazioni concrete dato che lo stesso oggetto può avere un valore d’uso differente in tempi differenti e in circostanze differenti.

Il calcolo monetario, in ogni caso, cerca di comparare tutti gli oggetti in termini di un modello oggettivo applicabile in tutte le circostanze; per fare ciò ha bisogno di identificare una caratteristica comune a tutti gli oggetti. Tale caratteristica comune può effettivamente essere trovata: quel certo “costo” in termini di materiali, energia e lavoro consumati a cui si è dovuto incorrere per produrli (in definitiva il tempo di lavoro richiesto per produrli dall’inizio alla fine, e – questa è la base della teoria del valore-lavoro – i materiali e l’energia consumati, essendo prodotti dal lavoro, possono anche essere ridotti a un dato ammontare di tempo di lavoro necessario). È questo costo che si presume sia misurato dal denaro.

Il denaro, dunque, è l’unità universale di misurazione, l’”equivalente generale” che permette che qualsiasi cosa sia comparata con qualsiasi altra in tutte le circostanze – ma, e questo è ciò che i fautori del calcolo monetario dimenticano, soltanto in termini del loro costo di tempo di lavoro o del tempo totale necessario in media per produrli dall’inizio alla fine.

Fare di ciò l’unica considerazione che conta (com’è imposto dalle leggi economiche del capitalismo) è un’assurda aberrazione. Sarebbe come considerare il volume del liquido come la cosa più importante quando si esaminano bottiglie che contengono liquidi diversi e quindi dedurre che una bottiglia da un litro d’acqua abbia lo stesso significato di una bottiglia da un litro di vino o d’olio o di acido solforico o di qualunque cosa. Ma stiamo facendo esattamente la stessa cosa se diciamo, o se crediamo che i beni differenti che si smerciano allo stesso prezzo abbiano lo stesso “valore” in termini della loro reale utilità alla gente.

Valori di Mercato o Valori Umani?

Così l’argomento tra il calcolo monetario e il calcolo in natura è molto più ampio di quanto sembri a prima vista. Non è semplicemente un argomento tecnico che riguarda come calcolare e quali unità usare, ma è un argomento che riguarda il reale significato delle parole quali “valore” e “prezioso”. I socialisti, come oppositori del calcolo monetario, dicono che non sono i valori monetari o di mercato, alla fine il tempo di produzione medio totale, che costituiscono la cosa più importante riguardo a un bene ma la sua utilità nel soddisfare dei bisogni umani; che i valori reali sono valori d’uso, valori umani. Stiamo dicendo che questi sono i fattori che dovrebbero essere presi in considerazione quando si fanno le scelte e i calcoli che riguardano la produzione, non semplicemente il tempo (cioè la durata) di produzione.

Ciò presuppone che i calcoli concernenti la produzione possano essere eseguiti senza denaro o senza qualche sostituto del denaro o qualche altra unità generale come il tempo di lavoro. Tali calcoli non-monetari certamente già avvengono, sul livello tecnico, sotto il capitalismo. Una volta che la scelta del metodo produttivo è stata fatta (secondo la profittabilità prevista come rivelato dal calcolo monetario) i calcoli reali in natura di ciò che è necessario per produrre un bene specifico danno inizio al processo con tante materie prime, tanta energia, tanto lavoro…

Nel socialismo la scelta del metodo produttivo non diventerà una scelta tecnica che potrà essere lasciata agli ingegneri, com’è qualche volta frainteso da chi ci critica, ma anche questa scelta sarà fatta in termini reali, in termini di reali vantaggi e svantaggi dei metodi alternativi e in termini, da una parte, di utilità di qualche bene o di qualche progetto in una particolare circostanza in un particolare tempo e, dall’altra parte, dei reali “costi” nelle stesse circostanze e nello stesso tempo dei materiali, dell’energia e dello sforzo produttivo richiesti.

Difendere il calcolo monetario, quindi, è difendere che solamente di una considerazione – il tempo di produzione medio totale necessario per produrre beni – si dovrebbe tener conto quando si prendono le decisioni circa quali metodi produttivi impiegare. Questo è palesemente assurdo ma è ciò che è imposto dal capitalismo. Naturalmente, porta a tutti i tipi di aberrazioni dal punto di vista degli interessi umani. In particolare esclude un atteggiamento razionale, a lungo termine verso la conservazione delle risorse e impone condizioni intollerabili sui reali produttori [lavoratori] (aumento del ritmo di produzione, sofferenza, stress, noia, lunghi periodi, lavoro notturno, lavoro 24 ore su 24 a turni, incidenti).

Il socialismo, siccome calcolerà direttamente in natura, potrà tenere conto di questi altri fattori che sono più importanti del tempo di produzione. Questo naturalmente porterà a differenti, in molti casi piuttosto differenti, metodi di produzione che saranno adottati in confronto a ora sotto il capitalismo. Se la salute, il benessere e il godimento di questi che realmente manipolano i materiali, o che soprintendono alle macchine che fanno ciò, per trasformarli in oggetti utili devono essere l’aspetto più importante, certi metodi devono essere esclusi completamente. Le linee di produzione mobili veloci relative alla produzione delle automobili sarebbero fermate per sempre (eccetto forse in un museo degli orrori del capitalismo); il lavoro notturno sarebbe ridotto al più stretto minimo necessario; i lavori particolarmente pericolosi o malsani sarebbero automatizzati (o completamente abbandonati).

Il lavoro può, in effetti deve, diventare piacevole. Ma con l’estensione del lavoro che diviene piacevole, la misurazione attraverso il tempo di lavoro medio minimo sarebbe completamente senza senso, dato che la gente non sarebbe ricercata per minimizzare o fare freneticamente tale lavoro.

Tuttavia ci saranno ancora alcuni tipi di lavoro che la società socialista vorrà minimizzare. Per esempio, il lavoro pericoloso e ripetitivo. Ancora una volta, questo sarebbe uno dei fattori reali da prendere in considerazione quando le decisioni saranno prese riguardo a quali metodi produttivi adottare. Altri fattori sarebbero la conservazione delle risorse (così verrebbe esclusa l’“obsolescenza pianificata” e inclusi i beni solidi fatti per durare), il risparmio di energia, il non inquinare e generalmente il mantenimento di un bilancio ecologico sostenibile con il resto della natura.

Per la verità, anche sotto il capitalismo, i manager d’impresa non basano le loro decisioni solamente sui prezzi di mercato, a lungo termine o a breve termine. Essi sono obbligati dalla legge (e anche dalla pressione del sindacato) a tenere conto di un’intera serie di altri fattori come la sicurezza, l’anticontaminazione e il permesso di pianificazione. La considerazione portante rimane certamente la previsione di profitti (la differenza tra gli introiti della vendita previsti e il costo monetario della produzione). Ciò significa che questi fattori sono di minore importanza e che riflettono soltanto gli standard minimi che non sono incompatibili con il produrre profitto ed, essendo imposti dall’esterno contro la logica del fare profitto, a breve termine vengono sempre infranti. Ma devono, comunque marginalmente, entrare nelle decisioni produttive, mostrando di conseguenza che è possibile tenere conto di altre considerazioni rispetto al tempo di produzione minimo.

Le Priorità nel Socialismo

Nel socialismo la situazione sarà piuttosto differente: si terrà conto automaticamente di questi fattori nel processo di presa di decisione e non dovranno essere imposti dall’esterno come se fossero una specie di addendum, dato che le più elevate priorità della produzione saranno la salute e il benessere dei produttori. Possiamo immaginare che le decisioni riguardo alla scelta dei metodi produttivi saranno prese da un consiglio eletto dalle forze di lavoro, o da un sottocomitato tecnico di tale consiglio democraticamente eletto. Nel prendere le loro decisioni terranno innanzitutto in considerazione, non il minimizzare il tempo di produzione totale medio come le leggi economiche del capitalismo obbligano oggi, ma la salute, il benessere e il godimento delle forze di lavoro, la protezione dell’ambiente e la conservazione dei materiali e dell’energia.

Dato che i materiali e l’energia, e il lavoro nella misura in cui non sia interessante e creativo ma soltanto routine, sono i “costi” reali, l’intento sarà di minimizzarli. Nello stesso modo in cui ci saranno questi obiettivi e relegazioni chiaramente definiti, gli aiuti matematici alla presa di decisione come la ricerca operativa e la programmazione lineare, al momento prostituiti al fine di massimizzare i profitti, potranno essere usati per trovare i metodi di produzione ottimali.

Un altro punto che deve essere capito è che il socialismo non dovrà cominciare da zero. Si erediterà dal capitalismo un sistema di produzione funzionante che sarà in grado di adattarsi alla produzione per l’uso. Alcuni metodi dovranno essere fermati immediatamente o appena possibile ma altri necessiteranno solamente di essere modificati a una più grande o più piccola estensione. Quando il socialismo avrà riordinato la confusione ereditata dal capitalismo, diventerà una società in cui anche i metodi di produzione muteranno solo lentamente. Ciò renderà la presa di decisione riguardo alla produzione più semplice.

Aggiungiamo immediatamente per evitare qualsiasi malinteso che, perfino nel periodo iniziale del socialismo, quando la produzione dovrà riordinare la confusione in termini di privazione e di povertà lasciati dal capitalismo, il calcolo monetario non sarà necessario. La necessaria espansione della produzione può essere pianificata ed eseguita in termini reali.

Perciò, il cosiddetto “problema del calcolo economico” contro il socialismo crolla davanti ad analisi dettagliate. L’alternativa al calcolo monetario in termini di valore di scambio è il calcolo in natura in termini di valori d’uso, di reali vantaggi e di reali costi di particolari reali alternative in particolari reali circostanze.

(Traduzione da www.worldsocialism.org)

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