I socialisti sono per l’istituzione di un sistema sociale fondamentalmente differente da quello che esiste oggi. In una società socialista i mezzi di produzione e di distribuzione della ricchezza – i terreni, le fabbriche, le fattorie, le miniere, i bacini, gli uffici, i mezzi di trasporto – apparterranno all’intera comunità. La proprietà comune sopprimerà il bisogno dello scambio, cosicché il denaro non avrà impiego.
La produzione nel socialismo sarà determinata dalle persone sulla base del bisogno sociale, non del profitto. Attualmente le persone possono aver bisogno di beni ma, se non possono permettersi di comprarli, devono farne a meno. La produzione è messa in atto per vendere con lo scopo di fare profitto. Socialismo significa produzione soltanto per l’uso: il pane per mangiare, le case per viverci dentro, i vestiti per vestirsi.
Quale sarà l’incentivo a lavorare in una società socialista? Non ci saranno le retribuzioni, perciò in una società senza classi nessuna persona avrà il diritto di comprare la capacità di un’altra persona di lavorare per un prezzo. Il lavoro nella società socialista dipenderà dalla cooperazione e dalle decisioni volontarie degli uomini e delle donne di contribuire alla società per mantenerla funzionante. Come un individuo non potrebbe sopravvivere se non mangiasse, non bevesse o non ricevesse le cure sanitarie necessarie, così una società socialista non sopravvivrebbe se la gente in essa non agisse cooperativamente in uno spirito di reciprocità.
Il socialismo non sarà un’Utopia dove tutti i problemi dell’esistenza saranno scoparsi. Il lavoro sgradevole dovrà ancora essere fatto. Certamente, molto del lavoro sporco del sistema del profitto, come uccidere, truffare e dare più valore alle banconote che alle persone, sarà eliminato con immediatezza in una società socialista. L’altro lavoro non attraente potrebbe essere preso in cura dalle macchine che fanno risparmiare lavoro e fatica. Dove il lavoro sporco dovrà essere fatto nella società socialista possiamo essere del tutto sicuri di due cose: innanzitutto, non sarà fatto dalle stesse persone tutto il tempo – i membri della società faranno dei turni; in secondo luogo, tale lavoro sarà effettuato da uomini e donne socialmente consapevoli che apprezzeranno il fatto che la società apparterrà a loro e perciò i suoi compiti meno piacevoli dovranno essere eseguiti da loro. Con la consapevolezza che possediamo e controlliamo la terra, e tutto ciò che vi è dentro e sopra di essa, è improbabile che gli esseri umani si rifiuteranno di occuparsi del lavoro sporco nel socialismo.
Che dire riguardo alle persone pigre in una società socialista? I critici della proposta socialista spesso ci dicono che il socialismo si troverebbe di fronte milioni di uomini e donne che si rifiuterebbero di fare il loro poco per fare in modo che la società funzioni efficientemente. Effettivamente, la società socialista conterrà milioni di bambini e minorenni che non potranno lavorare nelle miniere o mungere le vacche; ma, con la ragionevole consapevolezza che queste persone dipendenti saranno i fornitori di domani, non pensiamo che gli abitanti del socialismo lasceranno i bambini morire di fame. Attualmente ogni anno quindici milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono di fame – una società basata sulla produzione per l’uso non tollererebbe tale oscenità. Ci saranno quelli nella società socialista che saranno troppo vecchi, troppo malati o troppo incapaci per offrire molto alla società; ma essi non sono pigri e non c’è alcuna ragione per cui la società non dovrebbe permettergli di dare secondo le loro varie capacità e di prendere secondo i loro differenti bisogni. E se uno che contribuisce di meno prendesse di più, perché ciò dovrebbe essere un problema in una società che è basata sulla soddisfazione dei bisogni? Quelle persone che vivranno in una società socialista e che saranno troppo apatiche per lavorare non costituiranno uno scolo sulle risorse della società molto a lungo, in quanto se mentiranno nel letto piuttosto a lungo moriranno – di noia, se non d’inerzia.
Ma non è per caso che, data una società di accesso senza limitazioni alla ricchezza sociale, l’ingordigia umana porterà la gente a consumare tutta la ricchezza della società in un mese? Questo è il “problema” previsto dai critici del socialismo. Tanto per cominciare, la loro predizione è basata sul falso presupposto che il socialismo sarebbe una società di sola consumazione, mentre ovviamente sarebbe una società dove ciò che è consumato dovrebbe essere confrontato con ciò che è prodotto. Perciò, se la gente nel socialismo decide di fare dieci pasti al giorno – come i nostri critici sembrano temere – ci dovrà essere il provvedimento eseguito per produrre abbastanza cibo per soddisfare tale malsana ghiottoneria. Certamente, nei casi dove le persone vorranno ciò che la società non è in grado di produrre, o ha deciso democraticamente di non produrre, la loro consumazione dovrà essere limitata. Queste potrebbero essere cattive notizie per gli utopisti ma, per i lavoratori e le lavoratrici che sono generalmente privati di ciò di cui hanno bisogno (non perché la società non può soddisfare il bisogno o perché ha deciso democraticamente di non farlo, ma perché non è redditizio fare in questo modo) l’idea della produzione democraticamente organizzata per l’uso è infinitamente preferibile alla presente sistemazione sociale. Per esempio, le migliaia di pensionati che sono morti d’ipotermia probabilmente non avrebbero rifiutato la proposta socialista perché non avrebbe permesso loro di fare dieci pasti al giorno; per lo meno una società basata sulla produzione per i bisogni assicurerà che nessuno non sia in grado di avere accesso al calore.
Ma che dire a riguardo di questa ingordigia? Il critico dell’idea socialista è giustamente preoccupato che in una società di libero accesso, la gente prenderà più di quello di cui ha bisogno. Ora è piuttosto vero che se i grandi magazzini fossero aperti oggi e i lavoratori fossero invitati ad andarci e prendere quanto vogliono senza dover pagare, ci sarebbe una ressa impazzita e i magazzini verrebbero svuotati entro un giorno. Ma perché questo dovrebbe essere il caso se i grandi magazzini fossero sempre aperti per il libero accesso? Sarebbe strano veramente per gli abitanti del socialismo fare provvista di dozzine di pagnotte, che invecchierebbero prima che possano essere mangiate, quando esisterebbe l’alternativa di andare al grande magazzino e prendere una nuova pagnotta ogni giorno o ogni pochi giorni. Sarebbe non meno strano per noi leggere oggi di lavoratori che fanno scorta d’acqua perché hanno paura che, quando in seguito apriranno il rubinetto, il liquido accessibile non ci sarà più per essere consumato. Forse, nell’innocenza, i primissimi abitanti del socialismo si soddisferanno con alcuni banchetti di cospicua ed eccessiva consumazione (chi sarebbe sorpreso da tale azione dopo anni di povertà e d’inferiorità sociale?), ma tali buffonerie finiranno presto quando le conseguenze fisiche di tale irrazionalità saranno avvertite.
Ma non è il caso che, anche se le classi fossero abolite e tutte le persone fossero socialmente uguali, una gerarchia presto sorgerebbe ancora e la società ritornerebbe al punto di partenza? L’oppositore del socialismo si sente convinto che l’ineguaglianza sia un fenomeno dal quale la società non può mai sfuggire. Forse – e soltanto forse – la società socialista non eliminerà le differenze di talento: una persona potrebbe continuare a essere un più grande pianista rispetto a un’altra, mentre un’altra correrà più veloce di un’altra per quanto possa mai essere stata addestrata a correre. Ma ciò non significa che il socialismo istituirà una gerarchia di pianisti, di atleti, di poeti o di chirurghi. In una società cooperativa sarà riconosciuto che i poeti non possono scrivere i loro capolavori letterari senza il minatore che è disposto a prendere il carbone da sotto la terra. L’umanità vive interdipendentemente. E chi dice che i minatori non saranno dei poeti quando non saranno giù nella miniera e che i più grandi giocatori di scacchi nel socialismo non spazzeranno le vie cosicché i più grandi chirurghi potranno camminare verso l’ospedale senza i ratti che mordono alle caviglie? La divisione rigida del lavoro, che è una caratteristica del presente sistema, non esisterà nella società socialista.
In generale, i critici della proposta socialista non stanno dicendo che sono contrari all’istituzione di un mondo socialista, come definito dai socialisti. La maggior parte di loro sta levando delle obiezioni al socialismo che riflettono il loro condizionamento dal presente ordine sociale. I “problemi” che temono sono basati sulla premessa sbagliata, che il socialismo stia avanzando per essere imposto sulle condizioni del capitalismo, includendo la coscienza che appoggia il sistema. Certamente, una maggioranza di persone le cui menti sono ancora riempite d’idee e di pregiudizi del sistema del profitto non potrebbe mai mettere in azione il socialismo. Ecco perché il Movimento Socialista Mondiale specifica enfaticamente che non ci può essere nessuna società socialista finché una maggioranza di lavoratori non la comprende e non la vuole. Occorre che i timori infondati delle critiche del socialismo diventino assurdi quanto i pittoreschi vecchi timori dei vittoriani secondo i quali l’elettricità in tutte le case avrebbe dovuto condurre a pericoli che la società non sarebbe stata in grado di trattare. Sì, il futuro appare sempre strano quando le menti della gente sono imprigionate nel passato, ma più abbiamo vicina la prossima tappa nello sviluppo sociale meno strana diventa l’idea della produzione per il bisogno.
Ci sono migliaia di lavoratori che stanno andando in giro con idee nelle loro menti che sono vicine o identiche a quelle difese dai socialisti; come quel numero cresce, e come essi vengono a sapere del movimento politico consapevole per il socialismo, i dubbi delle critiche crescono più fiacchi e più assurdi e ciò che una volta sembrava inconcepibile sale al primo posto nell’agenda della storia.
(Traduzione da www.worldsocialism.org)
La produzione nel socialismo sarà determinata dalle persone sulla base del bisogno sociale, non del profitto. Attualmente le persone possono aver bisogno di beni ma, se non possono permettersi di comprarli, devono farne a meno. La produzione è messa in atto per vendere con lo scopo di fare profitto. Socialismo significa produzione soltanto per l’uso: il pane per mangiare, le case per viverci dentro, i vestiti per vestirsi.
Quale sarà l’incentivo a lavorare in una società socialista? Non ci saranno le retribuzioni, perciò in una società senza classi nessuna persona avrà il diritto di comprare la capacità di un’altra persona di lavorare per un prezzo. Il lavoro nella società socialista dipenderà dalla cooperazione e dalle decisioni volontarie degli uomini e delle donne di contribuire alla società per mantenerla funzionante. Come un individuo non potrebbe sopravvivere se non mangiasse, non bevesse o non ricevesse le cure sanitarie necessarie, così una società socialista non sopravvivrebbe se la gente in essa non agisse cooperativamente in uno spirito di reciprocità.
Il socialismo non sarà un’Utopia dove tutti i problemi dell’esistenza saranno scoparsi. Il lavoro sgradevole dovrà ancora essere fatto. Certamente, molto del lavoro sporco del sistema del profitto, come uccidere, truffare e dare più valore alle banconote che alle persone, sarà eliminato con immediatezza in una società socialista. L’altro lavoro non attraente potrebbe essere preso in cura dalle macchine che fanno risparmiare lavoro e fatica. Dove il lavoro sporco dovrà essere fatto nella società socialista possiamo essere del tutto sicuri di due cose: innanzitutto, non sarà fatto dalle stesse persone tutto il tempo – i membri della società faranno dei turni; in secondo luogo, tale lavoro sarà effettuato da uomini e donne socialmente consapevoli che apprezzeranno il fatto che la società apparterrà a loro e perciò i suoi compiti meno piacevoli dovranno essere eseguiti da loro. Con la consapevolezza che possediamo e controlliamo la terra, e tutto ciò che vi è dentro e sopra di essa, è improbabile che gli esseri umani si rifiuteranno di occuparsi del lavoro sporco nel socialismo.
Che dire riguardo alle persone pigre in una società socialista? I critici della proposta socialista spesso ci dicono che il socialismo si troverebbe di fronte milioni di uomini e donne che si rifiuterebbero di fare il loro poco per fare in modo che la società funzioni efficientemente. Effettivamente, la società socialista conterrà milioni di bambini e minorenni che non potranno lavorare nelle miniere o mungere le vacche; ma, con la ragionevole consapevolezza che queste persone dipendenti saranno i fornitori di domani, non pensiamo che gli abitanti del socialismo lasceranno i bambini morire di fame. Attualmente ogni anno quindici milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono di fame – una società basata sulla produzione per l’uso non tollererebbe tale oscenità. Ci saranno quelli nella società socialista che saranno troppo vecchi, troppo malati o troppo incapaci per offrire molto alla società; ma essi non sono pigri e non c’è alcuna ragione per cui la società non dovrebbe permettergli di dare secondo le loro varie capacità e di prendere secondo i loro differenti bisogni. E se uno che contribuisce di meno prendesse di più, perché ciò dovrebbe essere un problema in una società che è basata sulla soddisfazione dei bisogni? Quelle persone che vivranno in una società socialista e che saranno troppo apatiche per lavorare non costituiranno uno scolo sulle risorse della società molto a lungo, in quanto se mentiranno nel letto piuttosto a lungo moriranno – di noia, se non d’inerzia.
Ma non è per caso che, data una società di accesso senza limitazioni alla ricchezza sociale, l’ingordigia umana porterà la gente a consumare tutta la ricchezza della società in un mese? Questo è il “problema” previsto dai critici del socialismo. Tanto per cominciare, la loro predizione è basata sul falso presupposto che il socialismo sarebbe una società di sola consumazione, mentre ovviamente sarebbe una società dove ciò che è consumato dovrebbe essere confrontato con ciò che è prodotto. Perciò, se la gente nel socialismo decide di fare dieci pasti al giorno – come i nostri critici sembrano temere – ci dovrà essere il provvedimento eseguito per produrre abbastanza cibo per soddisfare tale malsana ghiottoneria. Certamente, nei casi dove le persone vorranno ciò che la società non è in grado di produrre, o ha deciso democraticamente di non produrre, la loro consumazione dovrà essere limitata. Queste potrebbero essere cattive notizie per gli utopisti ma, per i lavoratori e le lavoratrici che sono generalmente privati di ciò di cui hanno bisogno (non perché la società non può soddisfare il bisogno o perché ha deciso democraticamente di non farlo, ma perché non è redditizio fare in questo modo) l’idea della produzione democraticamente organizzata per l’uso è infinitamente preferibile alla presente sistemazione sociale. Per esempio, le migliaia di pensionati che sono morti d’ipotermia probabilmente non avrebbero rifiutato la proposta socialista perché non avrebbe permesso loro di fare dieci pasti al giorno; per lo meno una società basata sulla produzione per i bisogni assicurerà che nessuno non sia in grado di avere accesso al calore.
Ma che dire a riguardo di questa ingordigia? Il critico dell’idea socialista è giustamente preoccupato che in una società di libero accesso, la gente prenderà più di quello di cui ha bisogno. Ora è piuttosto vero che se i grandi magazzini fossero aperti oggi e i lavoratori fossero invitati ad andarci e prendere quanto vogliono senza dover pagare, ci sarebbe una ressa impazzita e i magazzini verrebbero svuotati entro un giorno. Ma perché questo dovrebbe essere il caso se i grandi magazzini fossero sempre aperti per il libero accesso? Sarebbe strano veramente per gli abitanti del socialismo fare provvista di dozzine di pagnotte, che invecchierebbero prima che possano essere mangiate, quando esisterebbe l’alternativa di andare al grande magazzino e prendere una nuova pagnotta ogni giorno o ogni pochi giorni. Sarebbe non meno strano per noi leggere oggi di lavoratori che fanno scorta d’acqua perché hanno paura che, quando in seguito apriranno il rubinetto, il liquido accessibile non ci sarà più per essere consumato. Forse, nell’innocenza, i primissimi abitanti del socialismo si soddisferanno con alcuni banchetti di cospicua ed eccessiva consumazione (chi sarebbe sorpreso da tale azione dopo anni di povertà e d’inferiorità sociale?), ma tali buffonerie finiranno presto quando le conseguenze fisiche di tale irrazionalità saranno avvertite.
Ma non è il caso che, anche se le classi fossero abolite e tutte le persone fossero socialmente uguali, una gerarchia presto sorgerebbe ancora e la società ritornerebbe al punto di partenza? L’oppositore del socialismo si sente convinto che l’ineguaglianza sia un fenomeno dal quale la società non può mai sfuggire. Forse – e soltanto forse – la società socialista non eliminerà le differenze di talento: una persona potrebbe continuare a essere un più grande pianista rispetto a un’altra, mentre un’altra correrà più veloce di un’altra per quanto possa mai essere stata addestrata a correre. Ma ciò non significa che il socialismo istituirà una gerarchia di pianisti, di atleti, di poeti o di chirurghi. In una società cooperativa sarà riconosciuto che i poeti non possono scrivere i loro capolavori letterari senza il minatore che è disposto a prendere il carbone da sotto la terra. L’umanità vive interdipendentemente. E chi dice che i minatori non saranno dei poeti quando non saranno giù nella miniera e che i più grandi giocatori di scacchi nel socialismo non spazzeranno le vie cosicché i più grandi chirurghi potranno camminare verso l’ospedale senza i ratti che mordono alle caviglie? La divisione rigida del lavoro, che è una caratteristica del presente sistema, non esisterà nella società socialista.
In generale, i critici della proposta socialista non stanno dicendo che sono contrari all’istituzione di un mondo socialista, come definito dai socialisti. La maggior parte di loro sta levando delle obiezioni al socialismo che riflettono il loro condizionamento dal presente ordine sociale. I “problemi” che temono sono basati sulla premessa sbagliata, che il socialismo stia avanzando per essere imposto sulle condizioni del capitalismo, includendo la coscienza che appoggia il sistema. Certamente, una maggioranza di persone le cui menti sono ancora riempite d’idee e di pregiudizi del sistema del profitto non potrebbe mai mettere in azione il socialismo. Ecco perché il Movimento Socialista Mondiale specifica enfaticamente che non ci può essere nessuna società socialista finché una maggioranza di lavoratori non la comprende e non la vuole. Occorre che i timori infondati delle critiche del socialismo diventino assurdi quanto i pittoreschi vecchi timori dei vittoriani secondo i quali l’elettricità in tutte le case avrebbe dovuto condurre a pericoli che la società non sarebbe stata in grado di trattare. Sì, il futuro appare sempre strano quando le menti della gente sono imprigionate nel passato, ma più abbiamo vicina la prossima tappa nello sviluppo sociale meno strana diventa l’idea della produzione per il bisogno.
Ci sono migliaia di lavoratori che stanno andando in giro con idee nelle loro menti che sono vicine o identiche a quelle difese dai socialisti; come quel numero cresce, e come essi vengono a sapere del movimento politico consapevole per il socialismo, i dubbi delle critiche crescono più fiacchi e più assurdi e ciò che una volta sembrava inconcepibile sale al primo posto nell’agenda della storia.
(Traduzione da www.worldsocialism.org)
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