sabato 6 novembre 2010

Sciopero e Coscienza

In questo periodo di scioperi e proteste il MSM ritiene opportuno riportare degli stralci di un articolo scritto dal nostro Partito Fratello (SPGB) in merito agli scioperi dei minatori britannici nel 1984-85. Il MSM vuole sottolineare che lo sciopero è un’arma fondamentale per la lotta dei lavoratori contro gli effetti del capitalismo, ma che senza coscienza e unione di classe lo sciopero perde la sua efficacia e al meglio risulta in una vittoria isolata a breve termine.

Sì allo sciopero quindi, ma senza dimenticare che il capitalismo va soppresso e sostituito, e questo si può ottenere solo attraverso un’azione globale della classe lavoratrice cosciente.

“In breve, i lavoratori sono la stragrande maggioranza della popolazione, che vive lavorando per uno stipendio o un salario. O sei un capitalista – un proprietario dei mezzi di produzione e distribuzione di ricchezza (terre, fabbriche, uffici, trasporti, mass media, ecc…) – e puoi vivere senza lavorare ricevendo un introito che non hai guadagnato; o sei dipendente da uno stipendio, un salario o un’indennità statale, in tal caso sei nella classe lavoratrice.

La società dei giorni nostri è dominata dal sistema capitalista a livello globale. Sotto il capitalismo, tutti i beni e i servizi sono prodotti per essere venduti al fine di ricavare profitto. La minoranza capitalista che monopolizza i mezzi di sostentamento, attraverso la proprietà privata o statale, non è interessata primariamente a soddisfare i bisogni umani, ma a vendere merce sul mercato per un profitto. Non ci sarebbe profitto senza il lavoro della classe lavoratrice.

Il profitto deriva dal lavoro non pagato ai lavoratori. Il capitalista accumula profitto attraverso un processo di furto legalizzato. Ne segue abbastanza ovviamente che c’è un inevitabile antagonismo di interessi tra i capitalisti e i lavoratori: i capitalisti devono prendere quanto possono dai noi e noi dobbiamo minimizzare l’estensione per la quale siamo sfruttati. Il capitalismo crea un’incessante lotta di classe tra i lavoratori e i capitalisti; gli scioperi sono un’espressione di questa lotta.

L’arma dello sciopero

…Gli scioperi sono necessari se i lavoratori vogliono prevenire d’essere seppelliti dalle richieste di profitto mai soddisfatte: come lavoratori noi dobbiamo organizzarci per difendere e migliorare i nostri stipendi e le nostre condizioni di lavoro. Lo sciopero è una delle armi dei lavoratori e, all’interno dei confini del sistema del profitto, è un’arma che può limitare gli scopi capitalistici. Quelli che ci dicono di non scioperare ‘per il bene della nazione’ sono, che lo sappiano o meno, portavoce degli interessi dei padroni. Il sistema salariato è un assalto istituzionalizzato ai creatori della ricchezza mondiale e noi usiamo i nostri sindacati per difenderci. Ma non dobbiamo illuderci che tale associazione difensiva ci emancipi dall’assalto: non dobbiamo credere che l’entrare a far parte dei sindacati o lo scioperare ci liberi dallo sfruttamento. Karl Marx capì (o meglio espresse; ndt) questo nel 1866 quando disse all’Associazione Internazionale dei Lavoratori (Congresso di Vienna) che:

I sindacati fino ad ora concentrano la loro attenzione troppo esclusivamente
sulla lotta diretta e locale contro il capitale. Questi non hanno completamente
capito il loro potere di attaccare il sistema vero e proprio della schiavitù
salariata…

È il nostro compito come socialisti quindi quello di lottare con i nostri compagni lavoratori nelle loro battaglie necessarie a difendersi, ma sottolineando sempre che la vittoria vera da raggiungere è l’abolizione del sistema salariato.

L’unico modo di distruggere le illusioni politiche è esprimerle logicamente. È tempo che tre di queste vengano esposte ora.

Primo, c’è una diffusa idea che il Partito Laburista
(questo vale anche oggi e anche in Italia per il Partito Democratico e affini; ndt) difenda gli interessi dei lavoratori. Dopo sette governi laburisti non abbiamo più bisogno di dire che i laburisti danzano alla musica del capitalismo – l’esperienza mostra che lo fanno (stessa cosa vale per l’Italia, la storia recente del nostro paese ha mostrato chiaramente che la ‘Sinistra’ non fa gli interessi dei lavoratori ma del capitale; ndt).

Secondo, c’è la convinzione, la quale sta diminuendo ma non abbastanza rapidamente, che i paesi a capitalismo di Stato sono esempi di socialismo. In Polonia, come in altri erroneamente detti paesi ‘socialisti’, i sindacati sono controllati dai capi di Stato. Nella regione produttrice di carbone della Polonia, i minatori sono ancora in prigione per aver preso parte ad attività sindacali indipendenti a quelle governative. Durante lo sciopero i capitalisti britannici aumentarono di 5 volte le importazioni di carbone polacco a buon mercato per assenza di sindacati veri e propri. In breve, la sconfitta dei minatori polacchi nel loro primo sforzo di costituire un sindacato ha contribuito alla sconfitta dei minatori britannici. La guerra di classe non è locale ma internazionale e gli interessi dei lavoratori in una parte del mondo sono l’interesse comune di tutti i lavoratori.

Terzo, i lavoratori devono vedere oltre l’illusione che tutto ciò che è necessario nella guerra di classe sono dei buoni generali: i leader dei sindacati sono bravi a parole, ma i loro discorsi non valgono nulla finché la maggioranza dei lavoratori è costituita da seguaci che, mentre in molti casi simpatizzano con i minatori, sono solitamente più realistici dei loro leader e sanno che il capitalismo è in depressione, che i loro lavori sono a rischio e che scioperare non cambierà molto. Invece di assumere che i grandi leader siano necessari per rinforzare i lavoratori nella lotta, si deve riconoscere che solo sulle basi della coscienza di classe i lavoratori mostreranno la loro forza.

I lavoratori politicamente maturi non vedranno loro stessi come minatori, elettricisti, insegnanti infermieri, scaricatori, o dottori; e non si vedranno come britannici, francesi, o russi, bianchi o neri.

Ciò non significa che i lavoratori devono stare seduti in attesa. Nel capitalismo la lotta sindacale per paghe e condizioni migliori deve continuare. Ma una volta che abbiamo imparato la lezione, diventa chiaro che questo è una azione di difesa secondaria. La lotta vera riguarda l’impossessarsi dei mezzi di sostentamento al fine di usarli per produrre solo per l’uso, in questo modo il profitto non sarà più una barriera necessaria e noi non saremo più definiti lavoratori ma esseri umani, amministratori noi stessi della nostra società. Solo attraverso la coscienza e l’azione democratica tale sistema sociale socialista sarà instaurato.

Non ci sarà socialismo senza socialisti ed ecco perché il solo compito del Partito Socialista è di convincere i nostri compagni lavoratori della logica e della desiderabilità dell’ instaurazione del socialismo.

Chiaramente, quindi, i socialisti sono lungi dal dire ai lavoratori di stare a guardare e di non agire. Al contrario, noi chiamiamo i nostri compagni a investire dieci volte più energia nel mettere fine al sistema più che a spenderla nel difenderci al suo interno. I lavoratori dovrebbero ascoltare il consiglio di Marx il quale affermava che:

i lavoratori non dovrebbero esagerare loro stessi nel lavorio estremo in queste
lotte quotidiane. Non devono dimenticare che stanno lottando contro gli effetti,
ma non contro le cause di questi effetti; che stanno ritardando la caduta, ma
senza cambiarne la direzione; che stanno applicando palliativi, non cure alla
malattia. I lavoratori, perciò, non devono essere esclusivamente assorti in
questa inevitabile guerriglia che incessantemente rispunta in continuazione
dalle invasioni incessanti del capitale o dai cambi di mercato…Invece del motto
conservatore ‘una giusta paga per una giusta giornata lavorativa’ devono
scrivere sulle loro bandiere lo slogan rivoluzionario: ‘Abolizione del sistema
del lavoro salariato!’ (Valore, Prezzo e Profitto).
L’articolo completo del SPGB può essere trovato in inglese a questa pagina:

Nessun commento:

Posta un commento