venerdì 31 dicembre 2010

Religione, Razzismo e Classi

L’assurda pretesa del razzismo è che i tratti comportamentali, fisici e culturali della gente corrispondano a un certo modello fisso e immutabile; e questo determina la superiorità o no di un gruppo in relazione ad altri. Questa è una visione che è stata usata per giustificare alcuni dei più indicibili e orrendi crimini contro l’umanità, talvolta conducendo a veri e propri genocidi.

Eduardo Galegno nella sua Vena Aperta dell’America Latina, raccontò che prima che i conquistatori stranieri mettessero piede sulla terra della regione gli indiani ammontavano a non meno di 70 milioni. Ma un secolo e mezzo dopo, furono ridotti a 3,5 milioni; e nel 1685 solo 4.000 famiglie indiane restarono dei più di due milioni che una volta vivevano tra Lima e Paita. Anche l’arcivescovo de Liñán y Cisneros svelò come alcune delle chiese maggiori ebbero completamente mentito con fine arte. Egli disse: “La verità è che si stanno nascondendo, per evitare di rendere onore, abusando della libertà che godono e che mai hanno avuto sotto gli Incas”.

Il razzismo tuttavia è difettato per numerosi motivi, non solo per il suo barbarismo e la sua irrazionalità. I sui argomenti basilari sono fondamentalmente deboli. Dove sono quelle persone che si conformano alla purità razziale, diciamo in termini di colore? S’incontrano tante persone con la pelle nera in Africa, ma senza dubbio s’incontrano per caso anche individui con la pelle bianca nell’Africa meridionale e nella Nigeria orientale. Come si può anche ritenere che gli indiani yanamani o i boscimani del deserto del Kalahari siano meno intelligenti delle persone in Norvegia o in Giappone? I due gruppi vivono in condizioni materiali differenti, e questi vari ambienti impongono su di loro compiti e soluzioni che rispondono alle loro peculiari circostanze. Nonostante le spalancate fessure nelle teorie dei razzisti, il razzismo è usato assieme alla religione per giustificare l’asservimento di altre persone.

Il Cristianesimo, l’Islamismo e l’Induismo

Gli arabi e i loro equivalenti musulmani, secondo Dais Brion, furono le prime persone a sviluppare una tratta degli schiavi specializzata a lunga distanza dall’Africa sub-sahariana. Furono anche le prime persone a vedere i neri come idonei per natura per la forma più bassa e più degradante di servitù. Il lavoro pionieristico di Rotter e la ricerca di Bernard Lewis rivelano che per gli arabi medievali la nerezza degli africani suggeriva il peccato, la dannazione e il diavolo. Gli arabi eruditi per la maggior parte del tempo invocavano anche la maledizione biblica dei Canaan per spiegare perché i figli di Ham erano stati anneriti e degradati allo stato di schiavi naturali come punizione per i peccati dei loro antenati.

Durante il X secolo alcuni scrittori musulmani asserirono che Ham generò tutti i neri e la gente con i capelli arricciati e che “Noah mandò una maledizione su Ham per la quale i capelli dei suoi discendenti non si sarebbero allungati sulle loro orecchie, e loro avrebbero dovuto essere fatti schiavi dovunque fossero incontrati”. Bernard Lewis, inoltre, cita uno storico islamico del XIII secolo proveniente dall’Iran, il quale concluse che gli zanj (neri) differivano dagli animali solamente perché le loro due mani erano sollevate da terra e che molti osservarono che la scimmia era più ricettiva e più intelligente degli zanj.

Nel XVII secolo Padre Gregorio Garcia scoprì il “sangue semitico” negli indiani, poiché come gli ebrei, “essi sono pigri, non credono nei miracoli di Gesù Cristo, e sono ingrati agli spagnoli per tutto il bene che gli hanno fatto”. Quando Bartolome de Las Casas rovesciò la corte spagnola con le sue fiammeggianti condanne della crudeltà degli inquisitori nel 1557, un membro del Consiglio Reale rispose che gli indiani erano troppo in basso nella scala umana per essere capaci di ricevere la fede. Un’altra giustificazione per tenere altre persone come schiavi fu trovata nel Levitico 25:44, il quale dice: “Quanto allo schiavo e alla schiava che potrete avere in proprio, li prenderete dalle nazioni che vi circondano; da queste comprerete lo schiavo e la schiava”. Ma il testo più popolare sull’argomento si trova nella Genesi 9:25, la quale dice: “Maledetto sia Canaan; un servo dei servi deve lui essere verso i suoi fratelli”. Alcuni proprietari di schiavi andarono oltre la bibbia discutendo che poteva essere sbagliato fare schiavi i cristiani, ma che il negro non era un essere umano e perciò non poteva diventare un cristiano. Una signora devota disse, quando chiese se la sua domestica negra doveva essere battezzata: “potresti pure battezzare la mia cagna nera”. Mentre il Vescovo Berkeley espresse la stessa idea in linguaggio filosofico quando disse: “I negri erano creature di un’altra specie che non avevano alcun diritto di essere incluse o ammesse ad altri sacramenti”.

Analogamente, i sentimenti razzisti sono espressi nel Rig Veda, le scritture indù dell’antica India. Indra, il Dio degli ariani, è descritto come “il soffiare via con forza soprannaturale dalla terra e dal paradiso i pelle nera, che Indra odia”. La descrizione per di più riporta come Indra “ammazzasse i barbari dal naso piatto, la gente nera chiamata anasahs. Infine, dopo che Indra conquistò la terra degli anasahs per i suoi fedeli, egli ordinò che agli anasahs dovesse essere levata la (loro) pelle nera”.

La prima caratteristica distintiva che salta all’occhio nella religione e nel razzismo è il loro invocare a un sistema di due categorie che presuppone una divisione fondamentale dell’umanità in un gruppo “dentro” e un gruppo “fuori”. Per di più, questa fondamentale divisione è supportata, iniziata e sancita da Dio stesso. Dio ha un interesse speciale per il gruppo “dentro”, ed esso riceve il suo aiuto sostenitore e la grazia. Al contrario egli è indifferente od ostile nei confronti del gruppo “fuori”. Nell’analisi finale Dio non valuta tutti gli uomini allo stesso modo, di conseguenza li tratta differentemente. E questa differenza non è casuale ma centrale al suo volere e intento. Il sistema di due categorie è correlato con uno squilibrio di sofferenza in cui il gruppo “fuori” soffre di più del resto delle persone. Nella descrizione del Rig Veda, per esempio, sappiamo che Dio ha meno affetto per gli anasahs perché soffrono di più degli ariani. È anche evidente da libri sacri come la Bibbia e il Rig Veda che il favore o sfavore di Dio è correlato con l’identità razziale o etnica del gruppo in questione. La collera e l’ostilità di Dio sono qualche volta perfino dirette alle caratteristiche fisiche di una particolare comunità etnica o razziale.

Nella Bibbia Geova spesso sta dalla parte degli israeliti nelle campagne omicide per arraffare la terra dai jebusiti, cannaniti, filistei, amalechiti nello stesso modo in cui egli fu usato per giustificare il colonialismo. Allo stesso modo nella religione tradizionale africana il Dio di un particolare gruppo etnico assiste quest’ultimo per sopraffare i suoi nemici e portare prosperità al gruppo “dentro”. È ovvio che sebbene non ci sia alcuna prova solida a sostegno del reclamo che Dio creò l’uomo, c’è abbastanza giustificazione nell’affermazione materialista che Dio è un’invenzione dell’uomo. Ciò è trucemente illustrato dal fatto che mentre Saddam Hussein si stava rivolgendo a Dio per aiutare gli iracheni nella Guerra del Golfo, Gorge Bush stava facendo la stessa cosa. Nessun Dio causò la morte dei giovani uomini che furono massacrati; bensì le mal indirizzate credenze e l’ingordigia della classe dominante.

La produzione e i rapporti di produzione

Di conseguenza lo schema dell’analisi del “dentro” e del “fuori” non ha niente a che fare con Dio. È una manifestazione del mondo concreto e materiale degli esseri umani riflessa nelle loro coscienze nel processo della produzione e della distribuzione della ricchezza. In definitiva, la produzione e i rapporti di produzione determinano le idee che gli individui hanno riguardo a se stessi come un gruppo, e riguardo ampiamente alla società in argomenti di moralità, religione metafisica, ecc. Ed è solo quando si ha identificato e capito i vantaggi e le soggezioni materiali di una società, come essa produce i beni per soddisfare i suoi bisogni materiali, come i beni sono distribuiti, e che tipo di organizzazione sociale germoglia dall’organizzazione della produzione, che si è arrivati lontano nel comprendere la cultura e le vedute religiose di quella società.

Se i rapporti di produzione sono tali da rendere possibile per una minoranza di appropriarsi del prodotto finale del lavoro della maggioranza, le vedute della minoranza diventano quelle dominanti nella società, mentre le opinioni della maggioranza sono soppresse. Il possesso dei mezzi di produzione è quindi importante nel capire la percezione della gente dei fenomeni sociali – la religione, la filosofia, l’arte ecc. Tenendo questo in mente, possiamo trovare che le percezioni religiose in ogni società divisa in classi non sono neutrali, ma uno strumento nelle mani della classe dominante nella sua lotta per mantenere il suo controllo sul surplus economico. Le teorie religiose e di ogni genere ideologico sono escogitate dalla classe dominante o da i suoi rappresentanti nelle comunità intellettuali e nelle organizzazioni della chiesa per mantenere l’oppresso intrappolato per sempre nel circolo vizioso dello sfruttamento.

Come bambini in una comunità prevalentemente cattolica, usavamo dire che Dio era attorniato da una moltitudine di angeli con arcangeli. Dio era il capo e ogni angelo e arcangelo aveva un compito specifico da eseguire in paradiso. Questo era una visione del mondo che cercava di dare benedizione alla relazione padrone-servo che esisteva nell’era feudale e nella società di classe in generale.

Alcune citazioni nella bibbia sono anche antilavoratore, se applicate nelle odierne circostanze. Si prenda per esempio il detto, “Ma io vi dico, di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra”. Suppongo che quando l’Ufficio del Ragioniere di Stato tagliò la notevole somma di 100.000 cedis [valuta del Ghana] dal mio salario in marzo, avrei dovuto rispondere: “Prego mio Signore perché è così generoso con me? Prenda 400.000 cedis in più”. Ciò sarebbe stata sottomissione allungata ai suoi limiti idioti, e un invito allo sfruttamento e al dispotismo. Poteva significare un’accettazione della schiavitù salariale, un sistema che è ostile nei confronti degli interessi della gente.

Il Nuovo Testamento ci consiglia anche di disprezzare e di deprecare le cose mondane in luogo di compensi divini. Questo che cosa significherebbe per quelli che fanno già guadagni materiali sulla Terra? Se le persone come Bill Gates fossero anche devote avrebbero un doppio compenso; uno sulla Terra e l’altro in paradiso, mentre il devoto povero ne avrà soltanto uno. Per quanto riguarda i poveri che non sono devoti l’estensione dei loro svantaggi e dannazione è inestimabile. Il risultato finale di questi insegnamenti, se impiegati in una società di classe, è quello di rendere la gente lavoratrice docile e di facilitarne lo sfruttamento da parte della classe possidente.

Cortina di fumo conveniente

Ma questo non è tutto. Essa causa le altre forme di alienazione che non sono strettamente economiche, ma che sono organicamente collegate ad essa. È importante notare che il razzismo e la religione tendono a elevare la cultura e le altre virtù della classe dominante; e denigrano quella dell’oppresso. Ma il carattere di classe di questa dominazione diventa particolarmente difficile da smascherare se la classe oppressiva ha uno sfondo razziale differente dagli oppressi, come fu la situazione durante i giorni inebrianti dell’apartheid e del colonialismo. La pigmentazione della pelle e le altre caratteristiche fisiche sussumono la dimensione di classe del problema, e lo sfruttamento è visto attraverso il binocolo della razza. Una persona perciò sviluppa un complesso di superiorità o d’inferiorità, che dipende dalle proprie caratteristiche fisiche; e la conclusione fondamentale che lo sfruttamento di classe sia confuso. Date queste circostanze il razzismo diventa una conveniente cortina di fumo con la quale la classe dominante maschera il suo sfruttamento del lavoro. Alla fine l’attenzione della classe lavoratrice è distolta dalle reali cause della sua situazione imbarazzante; e una parte di essa diventa uno strumento elastico della classe dominante nel suo tentativo di trincerare il sistema capitalistico.

L’effetto su quella parte della classe lavoratrice che non condivide caratteristiche fisiche simili con la classe possidente è quello di rifiutare se stessa come differente dalla classe dominante. Essa identifica e condivide le convinzioni, le dottrine e gli altri atteggiamenti della classe dominante che la opprime. Il senso di colpa e un complesso d’inferiorità promossi dalla classe dominante e assorbiti dagli oppressi diventano il risultato di questo processo. Di conseguenza il tentativo di sfuggire a questa inferiorità negando e condannando se stesso diventa una lotta che dura tutta la vita.

Consideriamo questo per un momento. È importante notare che per molti cristiani, l’individuo tradizionale africano religioso è superstizioso e venera idoli e diversi dèi; c’è soltanto un Dio, benché abbia un figlio generato dallo Spirito Santo. Questo dio è bianco, i suoi angeli sono bianchi; e quando i salvati finalmente vanno in paradiso, indosseranno lunghe vesti bianche di purezza. Ma il demonio è nero; i suoi angeli sono neri; il peccato stesso è nero e quando i peccaminosi vanno all’inferno, saranno bruciati con il carbone nero. È sorprendente che i convertiti africani cantino nel supplichevole terrore: “Lavami redentore, e devo essere più bianco della neve?” E ci si stupisce se alcuni africani comprano creme sbiancanti per illuminarsi le loro pelli scure? È sorprendente anche che le cosiddette donne educate e illuminate spesso comprino parrucche rosse, bionde o brune per nascondere i loro capelli neri o spendano ore nei saloni per le acconciature nel provare a rendere i loro capelli ricci e lunghi?

La religione cristiana perfino nega agli africani il diritto al loro nome. Un nome è un semplice simbolo d’identità. Ma al convertito africano sarebbe normalmente richiesto di rinunciare al suo nome africano e di ricevere un buon nome cristiano come Smith, Verwoerd, Robert, James, Julius, Ironmonger, Winterbotham, Elizabeth, Summer, Winter e qualche volta Autumn. Questa faccenda del ricevere nuovi nomi ha la sua origine nei rapporti della proprietà di schiavitù, dove la persona fatta schiava era di proprietà del possessore e quindi sistemata e usata come il padrone credeva conveniente. Così gli schiavi venivano marchiati con il nome del padrone.

La stessa storia è vera nell’arte, nella danza, nella musica, nel teatro eccetera, ma l’obiettivo finale nella società di classe è uno – controllare le forze produttive e appropriarsi del surplus economico senza tener conto della razza o della tribù degli sfruttatori. Il controllo economico comunque è molto più difficile da ottenere senza il controllo politico. Il controllo politico è perciò istituito attraverso governi di delega. Perfino quindi il sistema vampiro trova che il controllo economico e politico sia incompleto senza il controllo culturale e quindi ideologico. Perciò il sistema impiega la religione e le teorie contraffatte come il razzismo per assicurare la castrazione mentale del lavoratore, sia egli europeo, asiatico o africano.

Agosto 2002, Ghana

(Traduzione da www.worldsocialism.org)

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