venerdì 30 aprile 2021

Il ritorno della Natura: Socialismo ed Ecologia

La brillante riscoperta di un secolo di pensiero ecologico e socialista da parte di John Bellamy Foster informerà, renderà possibile e ispirerà una nuova generazione di socialisti e di verdi. 

John Bellamy Foster THE RETURN OF NATURE Socialism and Ecology Monthly Review Press, 2020


In un'epoca in cui la richiesta di cambiamento del sistema viene ascoltata sempre di più, nel riconoscimento crescente delle cause socio-economiche della crisi climatica, un libro che stabilisce la connessione tra socialismo ed ecologia non potrebbe essere più tempestivo. Nel tracciare l'evoluzione di tale connessione, The Return of Nature di John Bellamy Foster individua le condizioni per un ecosocialismo efficace.

Il libro è un lavoro di recupero in diversi sensi correlati: di Marx ed Engels e di coloro che hanno ispirato come pionieri dell'ecologia sociale; della natura come necessariamente radicata nell'analisi sociale; della dialettica come metodo critico-pratico; del materialismo come campo di immanenza e di emergenza; del socialismo come mediazione sistemica del rapporto socio-naturale; e, soprattutto, della politica come impegno pratico con il mondo, rendendo la conoscenza e la ragione socialmente efficaci.

Sebbene né Marx né Engels usassero la parola "ecologia", entrambi mostrarono un interesse sistematico critico per le questioni ambientali derivanti dallo scambio metabolico tra la società umana e la natura. Avendo stabilito le basi della critica socio-ecologica di Marx della società capitalista in Marx’s Ecology (MR Press, 2000), Foster traccia in The Return of Nature il suo ulteriore sviluppo nel lavoro di una serie impressionante di scienziati e pensatori socialisti. Riprendendo la storia dalla morte di Darwin e di Marx nel 1882 e nel 1883, concentrandosi principalmente sulla Gran Bretagna, Foster mostra che sin dal suo inizio, l'ecologia è stata "profondamente intrecciata" con le "lotte per l'uguaglianza umana e la rivolta contro la società capitalista".

Il biologo E. Ray Lankester funge da collegamento tra Marx e gli scienziati socialisti che svilupparono la sua concezione materialista. Amico personale di Marx, Lankester introdusse la parola œcology nella letteratura inglese, nella sua traduzione del 1873 di History of Creation di Ernst Haeckel. Piuttosto che seguire l'uso di Haeckel, tuttavia, Lankester sviluppò il proprio concetto di "bionomica" per abbracciare lo studio degli adattamenti reciproci di piante e animali, studiando complesse relazioni reciproche all'interno della "rete infinita della vita". Studiando la co-evoluzione dell'umanità e della natura esterna e le questioni derivanti dalla loro interazione, Lankester prestò particolare attenzione alle minacce che le forme degenerative dell'ecologia umana sotto il capitalismo rappresentavano per la civiltà.

A partire da ciò, Foster stabilisce le basi di una nozione espansiva dell’ecologia, che unisce cultura, politica e scienza. Definendo concisamente l'approccio dialettico come "la relazione sociale con la natura, mediata dalla scienza e dall'arte attraverso il lavoro e la produzione", egli traccia l'avvento di un emergente materialismo ecologico che integra il flusso oggettivo e soggettivo di una dialettica organica che media gli ordini metabolici naturali e umani.

La “scienza unitaria” che J.D. Bernal descrisse in Marx and Science offre una concezione integrale che è in grado di colmare i regni della ragione teorica (la nostra conoscenza del mondo) e della ragione pratica (come gli esseri umani agiscono alla luce di quella conoscenza), quindi di informare e sostenere un'efficace eco-prassi.

Foster dimostra che Marx ed Engels fondarono un'ecologia socialista basata su un'analisi duplice dell'ecosistema che si è concentrata sulla perturbazione capitalistica dell'interazione metabolica tra umanità e natura, tracciando il suo ulteriore sviluppo in una serie di critiche e analisi socio-ecologiche. Centrata sulla relazione mediata tra società umana e natura, l'ecologia dialettica critica sviluppata in questo libro è cruciale per identificare le cause specifiche delle crisi ambientali e affrontarle efficacemente in senso strutturale e sistemico.

In questa analisi, i sistemi sociali emergono come ecologie umane costituite da determinate relazioni materiali che, all'interno delle relazioni capitalistiche, sono guidate da dinamiche contraddittorie che violano sia l'ontologia umana che quella naturale. L'umanità – in quanto "ribelle della natura”)(Lankester) – non può mai separarsi dalla natura, ma può generare conseguenze ecologiche attraverso le sue azioni all'interno di specifiche relazioni sociali che minacciano la sua stessa sopravvivenza.

Lankester identificò la contraddizione socio-ecologica al centro del sistema del capitale come una "disarmonia" nei rapporti tra esseri umani e natura. Sotto l’imperativo della accumulazione, la società capitalista mina sistematicamente le sue preesistenti condizioni naturali.

Lo studente di Lankester, il botanico Arthur George Tansley, socialista e pioniere del concetto di ecosistema (nel 1935), concepì l'umanità come un "fattore biotico eccezionalmente potente" in grado di trasformare gli ecosistemi naturali e disturbare l'equilibrio metabolico tra essi.

È questa capacità di trasformazione e di compromissione nell'interazione metabolica tra società e natura che è al centro dei problemi ecologici attuali. La "frattura metabolica" identificata da Marx ha ora assunto proporzioni globali come la violazione dei confini planetari.
Tale analisi chiede – e riceve – un'identificazione delle forme sociali che facilitino un armonioso ripristino metabolico.
Lankester era per una società sostenibile in cui la scienza avrebbe preso il posto dei rapporti mercantili come base della civiltà.

In Dangerous Truths (1943), Lancelot Hogben sosteneva che contro "la dottrina liberale secondo cui la prosperità consiste nella capacità di scegliere tra la più grande varietà di beni", "l'altro socialismo", esposto più chiaramente da William Morris, "asseriva la necessità di decidere se gli oscuri mulini satanici stessero fabbricando cose che è bene che gli uomini scelgano ”, e con un impatto benigno piuttosto che distruttivo sull'ambiente.

Joseph Needham criticò la natura intrinsecamente caotica e dissipativa del sistema capitalistico nell'usare i doni della natura per soddisfare gli imperativi di crescita derivanti dai rapporti di mercato, sprecando sia energia naturale sia capacità e creatività umane. Sottolineando la necessità di riconoscere i limiti ecologici all'espansione della società umana, sostenne che questo sistema dispendioso sarebbe stato soppiantato da un modello più sostenibile di sviluppo umano. "L'obiettivo", sostiene Foster, era "creare una società in cui l'alienazione dalla natura e l'alienazione del lavoro non si nutrissero più l’una dell'altra".

Prima di tutto, William Morris offrì una strategia socialista più ampia, più coerente e convincente, più in sintonia con i bisogni delle persone e il valore intrinseco della natura nello stabilizzare il processo produttivo al di là di un'espansione economica infinita.
Foster mostra che una parte cruciale dell'argomentazione di Morris era che il lusso e lo spreco, che avevano un impatto sociale ed ecologico così distruttivo, rappresentavano paradossalmente un surplus economico sostanziale che dava alla società il potenziale per soddisfare i bisogni genuini di tutti nel quadro di relazioni egualitarie.

Morris, dichiarò Hogben, era sia "uno psicologo sociale", nel suo riconoscere che un programma socialista non poteva ignorare il fatto che le persone vogliono che le loro vite siano "suggestive", sia "un saggio biologo" nel credere che la Gran Bretagna potrebbe essere resa "così bella che le persone non avrebbero bisogno né desidererebbero viaggiare. " Invitando a un "riorientamento dei valori sociali", Hogben concluse che "se vogliamo pianificare la sopravvivenza, il nostro primo obiettivo deve essere quello di creare un ambiente sociale in cui l'ambiente familiare sia soddisfacente perché suggestivo". (Planning for Human Survival ). Tale prassi integrale coinvolge non solo design, ingegneria e scienza: "Non c'è motivo per cui il socialismo dovrebbe identificare la pianificazione scientifica con una tecnologia esclusivamente meccanica".

Morris è estremamente importante in questo senso. La misura in cui la stagnazione economica che travolse la Gran Bretagna alla fine del XIX secolo non aveva generato una fonte di rivolta rese chiaro a Morris che la trasformazione rivoluzionaria non poteva essere considerata una risposta automatica a condizioni oggettive e a crisi. Quindi sottolineò la necessità di rafforzare le condizioni soggettive di trasformazione sociale, un processo di "formazione di socialisti" attraverso l'educazione e un'ampia attività politica. Senza questo, il socialismo non sarebbe che "la ruota del mulino senza la forza motrice".

La testimonianza dei vari pensatori raccolti in The Return of Nature porta inesorabilmente alla conclusione che le future salute, armonia e prosperità della Terra e dell'umanità risiedano in una fusione del mondo del lavoro ed ambientalista che possa soppiantare il sistema capitalistico con nuove forme sociali, favorendo una sensuale interazione umana con la natura.
Alcuni ambientalisti prendono in considerazione l'idea di un capitalismo "stazionario". Bill McKibben in Eearth parla di un capitalismo riallineato che potrebbe funzionare felicemente senza crescita. The Return of Nature mostra che tale prospettiva è chimerica, avendo il concomitante pericolo di sedurre coloro che cercano un intervento ambientale correttivo, che eviti conflitti e divisione (politiche e di potere), a intraprendere azioni "pragmatiche" e soluzioni comuni che così rimangano saldamente all'interno della logica di accumulazione del capitale e dunque alla sua crescita non organica.

Controversie infinite e irrisolvibili riguardo a regolamenti e tecnologie, così come cambiamenti comportamentali e di stile di vita, nascono inevitabilmente dal tentativo di rendere sostenibile un sistema capitalista intrinsecamente insostenibile. Questo libro ricorda che il capitale non è una "cosa" neutra, da appropriarsi e utilizzare in vari modi (una nozione tipicamente borghese che naturalizza ed eternizza una categoria economica che deve essere storicizzata), ma un rapporto di classe caratterizzato da relazioni di potere
Il capitale non può essere sganciato dall’imperativo dell’accumulazione: la logica sistemica dell'accumulazione e degli sprechi deve essere sradicata alla fonte.
Nel recuperare la natura, Foster recupera il socialismo come progetto critico-emancipatorio orientato al raggiungimento di una società razionale, un ordine sociale non feticistico, libero ed egualitario.

Sostenendo che Marx ed Engels consideravano una ragione dialettica critica come "cruciale per comprendere la natura in quanto essa stessa una parte rifratta e riflessa del complessivo processo di cambiamento della natura mediato dalla società storica", Foster porta una concezione dialettica del materialismo a sostenere una prassi ecologica trasformativa in cui gli esseri umani non sono soggetti passivi da educare dall'esterno, ma co-agenti pratici e consapevoli che trasformano una realtà di cui sono parti intrinseche.
Il risultato è un ambientalismo attivamente democratico, basato sulla connessione riflessiva tra l'agire umano e i processi sociali e naturali emergenti.
Foster fa un lavoro eccellente nel recuperare la concezione dinamica del materialismo di Marx, enfatizzando la fluidità contro la fissità per sovvertire le tendenze metafisiche o filosofiche a una astrazione totalizzante. Il ritorno alla dialettica materialista è forse l'aspetto più significativo del lavoro di Foster.

Mentre è importante mettere in chiaro "ciò che Marx ha detto veramente", mantenere una fedeltà teorica e pratica con Marx significa rispettarlo ancora di più come pioniere di un realismo critico-dialettico piuttosto che come un profeta la cui visione viene ossificata in concetti e sistemi. È più importante applicare il suo metodo critico che ripetere citazioni.
Marx coltivava un'intensa passione per la libertà e la conoscenza e la loro relazione. Ciò comportava l'impegno a distruggere tutte le forme di pratica feticizzante e di coscienza mistificante conseguenti all'autoestraneazione dell'umanità, e a sviluppare idee critiche in un pratico impegno nelle lotte degli oppressi contro i rapporti di dominio e sfruttamento. Avrebbe fatto in modo prima di tutto che le generazioni future si fossero impegnate nell'attività pratico-critica di cui è stato pioniere, trattando con disprezzo coloro che l’avessero trasformata in un'autorità atta a creare a un sistema statico di pensiero e di azione politica.

Foster fa un lavoro notevole nel mostrare come il materialismo sviluppato da Marx, e da coloro che seguendo le sue orme lo svilupparono ulteriormente, enfatizzi il movimento e il cambiamento, comportando una comprensione dialettica che fosse in sintonia con il dinamismo e la fluidità della realtà, aiutando coloro che lottano per la libertà e l’uguaglianza contro tutte le forme ossificate e ideologiche.
Il ruolo del mutamento al cuore della concezione dialettica del materialismo di Marx comporta un continuo richiamo al fatto che la teoria e la pratica della libertà, come la realtà in cui siamo immersi, sono sempre fatti incompiuti. Finché questa realtà e la nostra relazione mediata con essa esisteranno, la concezione materialista di Marx, qualunque forma possa assumere all'interno di specifiche relazioni sociali, rimarrà ostinatamente rilevante.
John Bellamy Foster ha riscoperto questa prospettiva, dandole la forma, la coerenza e la chiarezza di  un'ecologia dialettica che merita una seria considerazione da parte di tutti coloro che sono interessati allo stato critico in cui si trova il  pianeta.

L'analisi critica presentata in questo libro non lascia dubbi sul fatto che la risoluzione della crisi ambientale richiede non solo tagli alle emissioni di carbonio e investimenti in energie rinnovabili, ma anche un nuovo tipo di società i cui quadro istituzionale e sistema economico rendano per prima cosa anzitutto praticabile ed efficace l'attuazione di tali programmi, e in seconda battuta facciano cessare le fratture ecologiche che li rendono necessari.

The Return of Nature è un libro informativo ed educativo che mostra la stretta connessione tra socialismo ed ecologia - in contrasto con la forma dominante assunta dal socialismo nel ventesimo secolo che ha perso il contatto con la natura ed è diventato complice degli imperativi distruttivi del capitale. Ripristina la concezione perduta di un socialismo ecologicamente sensibile di cui il mondo oggi ha disperatamente bisogno.
Foster presenta una visione del mondo che può informare, rendere possibile e ispirare una nuova generazione di socialisti attenti all'ecologia e di ecologisti orientati al socialismo, prefigurando il giorno in cui questi soggetti si fonderanno nell'impegno politico di istituire un rapporto metabolico tra società-natura su basi armoniose e sane.

Il libro conclude il suo insegnamento in modo conciso:
“Ciò che dobbiamo detronizzare oggi è l'idolo del capitale stesso, il potere concentrato dell'avarizia di classe, che ora mette in pericolo l'ecologia della Terra. È questo che costituisce l'intero significato della libertà come necessità e del ritorno della natura nel nostro tempo".
Il lavoro di Foster dimostra che un lavoro di ripresa critica sul metabolismo, che da Marx ed Engels conduce ad un'ecologia integrale del rapporto società-natura, rimane la teoria della liberazione più convincente, intellettualmente soddisfacente e praticamente rilevante nel mondo di oggi.

Comunicato: Il giorno in cui questa recensione è stata pubblicata, è stato annunciato che The Return of Nature ha vinto il Deutscher Memorial Prize di quest'anno, assegnato ogni anno a "un libro che esemplifica i migliori e più innovativi nuovi scritti nella o sulla tradizione marxista".

Peter Crischley

(Traduzione da Climate&Capitalism)

Nessun commento:

Posta un commento