sabato 13 novembre 2010

Il divario ricchi-poveri in aumento nell'America “senza classi”

Riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo con un nostro commento finale.

IL DIVARIO RICCHI-POVERI IN AUMENTO NELL’AMERICA “SENZA CLASSI”

DI JACK A. SMITH
Global Research

Il 10% della popolazione controlla il 96% della ricchezza

Nell’America priva di classi, parlare del cosiddetto “gap” (dislivello, ndt) in crescita tra ricchi e poveri è un eufemismo, poiché esiste una lotta di classe accelerata contro i lavoratori americani e i poveri per mano di una minoranza che detiene o ha accesso a molto potere e ricchezza.

Il “Census Bureau” (Ufficio dei Censimenti americano, ndt) ha riferito il 24 settembre che il differenziale tra reddito di americani ricchi e poveri nel 2009 è stato il più grande mai raggiunto da quando i dati sono disponibili.

Un successivo rapporto del Census Bureau di due settimane prima rivelò che il maggiore aumento “year-to-year” (da un anno all’altro, ndt) della povertà in America avvenne nel 2009, sebbene 43,6 milioni di persone povere siano da considerarsi una grave sottostima, fondata su criteri di misura obsoleti. Giovani impiegati e bambini stanno cadendo rapidamente ai piedi del cumulo. L’anno scorso, il maggior balzo di povertà fu fatto dagli adulti “meno qualificati” tra i 18 e i 24 anni di età; il 20% dei nostri bambini vive nella povertà.

Il 28 settembre, l’Associated Press riportò che “Il 20% degli americani che guadagna di più – coloro le cui entrate superano i 100000$ annui – ha ricevuto il 49,4% del reddito totale prodotto negli Stati Uniti, rispetto al 3,4% percepito da quelli sotto il limite della povertà, secondo i dati più recenti del Census Bureau. Questo rapporto di 14,5 a 1 è in aumento rispetto al 13,6 del 2008 e quasi il doppio rispetto al minimo di 7,69 nel 1968.”

“Un’altra misura, l’indice internazionale di Gini, mostrò la disuguaglianza di reddito americana (sempre nel 2009, ndt) al suo massimo livello da quando il Census Bureau cominciò a seguire il reddito domestico nel 1967. Inoltre, gli Stati Uniti possiedono la maggiore disparità fra le nazioni industrializzate dell’occidente membri dell’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ndt).”

Qui di seguito alcune statistiche e dichiarazioni recenti che mostrano quanto sia profondo l’abisso tra la classe superiore e il resto della società americana, dal più povero dei poveri alla classe operaia e classe media.

(Da notare nei prossimi paragrafi, la differenza tra “reddito”, ossia quello che si guadagna in un anno, e “ricchezza”, ossia reddito più patrimonio – dove per patrimonio s’intende tutto quello che si possiede, dalla casa, l’automobile e l’arredamento agli immobili, i risparmi, le azioni e obbligazioni, le barche di lusso, i gioielli...)

Secondo il Wall Street Journal, uno studio del 2008 sulla ricchezza negli Stati Uniti mostra che lo 0,01% più ricco della popolazione (un centesimo di un percento, ossia 14000 famiglie americane) possiede il 22,2% della ricchezza del paese. Il 90% più povero, ovvero oltre 133 milioni di famiglie, ne controlla appena il 4%. Il 9,99% restante dei ricchi vive con il 73,8% di ricchezza residuo.

David DeGraw ha scritto che “uno studio recente fatto dalla Capgemini e Merrill Lynch Wealth Management mostra che un mero 1% degli americani sta accumulando 13 trilioni di dollari in “ricchezza investibile” [...] e ciò senza nemmeno tener conto di tutto il denaro che hanno nascosto in conti offshore.”

Un rapporto recente di Ray B. Williams indica che “Il Census Bureau americano e il 'World Wealth Report 2010' (Rapporto sulla Ricchezza Mondiale 2010, sempre della Capgemini e Merrill Lynch Wealth Management, ndt) evidenziano entrambi degli aumenti per il 5% delle famiglie più ricche, persino durante la recessione attuale. Su base dei dati dello 'Internal Revenue Service' (Agenzia delle Entrate o Fisco Americano, ndt), l’1% più ricco ha triplicato la sua parte nella torta dei redditi americana in una sola generazione. Nel 1980, questo stesso 1% prendeva 1 dollaro di reddito ogni 15 dollari, mentre ora ne prende 3. [...] L’ineguaglianza dei redditi non ha smesso di accrescersi dalla fine degli anni 1970 e svetta ormai a un livello mai visto dalla 'Gilded Age' (1870-1900) (Belle Époque americana, ndt), periodo storico americano caratterizzato dal contrasto tra gli eccessi dei super ricchi e lo squallore dei poveri.”

Secondo Paul Buchheit della DePaul University “Nel 1965, lo stipendio medio di un 'CEO' (direttore generale, ndt) di una grande azienda americana era 25 volte quello di un lavoratore medio. Oggi, lo stipendio medio di un CEO è di oltre 250 volte quello di un lavoratore medio.” Il New York Times del 31 marzo 2010 segnalò che “I dirigenti di 'hedge funds' (fondi d’investimento a rischio elevato, ndt) più pagati diressero la corsa sfrenata del mercato azionario verso guadagni da record: secondo il sondaggio, i 25 direttori in cima alla classifica intascarono complessivamente 25,3 miliardi, superando di un buon margine il record del 2007.” Il PIL annuo di quasi 90 paesi membri dell’ONU è inferiore a quello che queste persone hanno guadagnato l’anno scorso. Il manager più pagato sulla lista era David Tepper dell’Appaloosa Management, che l’anno scorso intascò 4 miliardi di dollari.

Il 2009 sarà anche stato un disastro economico per un numero record di americani, ma per la casta dei miliardari della nazione – e dei milionari ovviamente – fu un’ottima annata. Secondo Forbes Magazine, 2009 “fu prosperoso per i miliardari”, con Bill Gates che ne ricavò 13 miliardi (allargando il suo patrimonio a 53 miliardi) e Warren Buffett 10 (con un patrimonio totale di 47 miliardi).

Sono 1,011 i miliardari nel mondo (di cui 40% americani), con un patrimonio netto medio di 3,6 miliardi – poco più del “patrimonio” detenuto dalla metà più povera della popolazione mondiale.

Durante tutta la loro vita, agli americani medi è insegnato a scuola, in chiesa e sui media corporativi di massa che la loro società è una società senza classi e che la nozione stessa di classi, lotta di classe o guerra di classe non è altro che propaganda di sinistra.

Le differenze di stipendio sono ammesse, ma si dice che poiché mobilità (sociale, ndt) verso l’alto e Sogno Americano sono a disposizione di chiunque lavori duramente, di fatto vi è una sola classe, malgrado diversi livelli di ricchezza. Si chiama classe media, presumibilmente con varie suddivisioni statistiche per i molto ricchi e i molto poveri. Ma il “Sogno” e la mobilità verso l’alto non solo non sono mai stati disponibili per tutti, sono stati anche sostanzialmente ridotti, durante gli ultimi trent’anni, per molte nuove generazioni di famiglie lavoratrici.

Quante volte sentiamo i politici dei due partiti al potere o il governo che amministrano riferirsi alla classe lavoratrice, classe media inferiore, classe inferiore o classe superiore e classe dirigente?

Negli Stati Uniti, praticamente tutti quelli che guadagnano tra 25000 e 250000$ all’anno sembrano essere raggruppati in questa classe media; questa è un’assurda parodia delle reali relazioni di classe. I rappresentanti di questi due estremi di stipendio hanno poco o nulla in comune, eccetto la classe che sembra essergli stata attribuita.

Milioni di persone che vivono nella povertà sono chiamati “i poveri” e sono spesso presi di mira, nella “public mind” (immaginazione pubblica, ndt), per via delle loro stesse infelici condizioni di vita (pigri, apatici, ignoranti). I super ricchi sono chiamati “1% in cima alla lista” e coloro che sono semplicemente ricchi sono denominati “10% in cima alla lista” e sono spesso ammirati e ringraziati perché creano i posti di lavoro che evitano a coloro che popolano la classe media di scivolare verso il basso, nel rango dei poveri.

Durante gli ultimi tre o quattro decenni, la classe superiore e i suoi agenti hanno accelerato una campagna contro gli stipendi e il tenore di vita della classe lavoratrice/classe media inferiore nonché, più di recente, anche contro la classe media, spingendo sempre più persone nelle classi inferiori. Un esempio di ciò è l’abbandono della correlazione tra stipendi e aumenti di produttività, come esisteva nei primi tre decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale; un altro esempio è l’erosione della tassazione progressiva.

Inoltre, l’influenza del denaro sulla Casa Bianca e il Congresso ha avuto come conseguenza il fatto che praticamente nessuna legislazione significativa in materia di servizi sociale sia uscita da Washington per 40 anni. Il presidente Obama promuove la sua legislazione sull’assistenza sanitaria come se fosse un’importante conquista progressista, ma l’apice del contributo sociale dell’amministrazione attuale si trova alla destra delle proposizioni del 1948 del presidente democratico Harry Truman e del programma del 1972 del presidente repubblicano Richard Nixon.

Il problema non è soltanto la quantità sproporzionata di denaro nelle mani di una minoranza mentre la qualità di vita della maggior parte delle famiglie americane va logorandosi, ma è quello che è fatto con tutto quel denaro. Serve a eleggere Presidenti, governatori e sindaci in quasi tutte le grandi città. Elegge membri della Camera, del Senato e delle legislature di Stato. Se avete milioni da spendere senza batter ciglio, avete potere in America, spesso potere decisivo e questo è principalmente utilizzato per favorire gli interessi di coloro che “hanno”, al contrario di coloro che “non hanno”.

Ecco cosa significa guerra di classe, guerra che al giorno d’oggi sembra essere stata dichiarata solo dal 10% in cima (la classe superiore), che controlla il 96% della ricchezza, contro il 90% (dalla classe lavoratrice a quella media e inferiore) che ne controlla solamente il 4%. A proposito, il 50% meno ricco della popolazione rappresenta solo un patetico 1% della ricchezza dell’America.

Non sarebbe forse ora che il 90% “al di sotto” si alzasse, contrattaccasse e rivendicasse la sua parte?

Titolo originale: "What Classless Society? The Growing Rich-poor Gap in "Classless" America"

Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link
03.10.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUXKILLER65

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Commento del MSM:
Per quanto ci riguarda le cosiddette classe operaia, classe media e classe inferiore fanno sempre parte della classe lavoratrice, ossia della grande maggioranza della popolazione che non avendo nessun o pochissimo controllo sui mezzi di sostentamento (terre, fabbriche, uffici, ecc.) per vivere (spesso sopravvivere) deve (s)vendere le proprie capacità lavorative mentali e manuali. Inoltre, noi avremmo concluso l'articolo in questo modo: "Non sarebbe forse ora che il 90% 'al di sotto' si alzasse, contrattaccasse e si scrollasse di dosso quei grossi parassiti?".

sabato 6 novembre 2010

Sciopero e Coscienza

In questo periodo di scioperi e proteste il MSM ritiene opportuno riportare degli stralci di un articolo scritto dal nostro Partito Fratello (SPGB) in merito agli scioperi dei minatori britannici nel 1984-85. Il MSM vuole sottolineare che lo sciopero è un’arma fondamentale per la lotta dei lavoratori contro gli effetti del capitalismo, ma che senza coscienza e unione di classe lo sciopero perde la sua efficacia e al meglio risulta in una vittoria isolata a breve termine.

Sì allo sciopero quindi, ma senza dimenticare che il capitalismo va soppresso e sostituito, e questo si può ottenere solo attraverso un’azione globale della classe lavoratrice cosciente.

“In breve, i lavoratori sono la stragrande maggioranza della popolazione, che vive lavorando per uno stipendio o un salario. O sei un capitalista – un proprietario dei mezzi di produzione e distribuzione di ricchezza (terre, fabbriche, uffici, trasporti, mass media, ecc…) – e puoi vivere senza lavorare ricevendo un introito che non hai guadagnato; o sei dipendente da uno stipendio, un salario o un’indennità statale, in tal caso sei nella classe lavoratrice.

La società dei giorni nostri è dominata dal sistema capitalista a livello globale. Sotto il capitalismo, tutti i beni e i servizi sono prodotti per essere venduti al fine di ricavare profitto. La minoranza capitalista che monopolizza i mezzi di sostentamento, attraverso la proprietà privata o statale, non è interessata primariamente a soddisfare i bisogni umani, ma a vendere merce sul mercato per un profitto. Non ci sarebbe profitto senza il lavoro della classe lavoratrice.

Il profitto deriva dal lavoro non pagato ai lavoratori. Il capitalista accumula profitto attraverso un processo di furto legalizzato. Ne segue abbastanza ovviamente che c’è un inevitabile antagonismo di interessi tra i capitalisti e i lavoratori: i capitalisti devono prendere quanto possono dai noi e noi dobbiamo minimizzare l’estensione per la quale siamo sfruttati. Il capitalismo crea un’incessante lotta di classe tra i lavoratori e i capitalisti; gli scioperi sono un’espressione di questa lotta.

L’arma dello sciopero

…Gli scioperi sono necessari se i lavoratori vogliono prevenire d’essere seppelliti dalle richieste di profitto mai soddisfatte: come lavoratori noi dobbiamo organizzarci per difendere e migliorare i nostri stipendi e le nostre condizioni di lavoro. Lo sciopero è una delle armi dei lavoratori e, all’interno dei confini del sistema del profitto, è un’arma che può limitare gli scopi capitalistici. Quelli che ci dicono di non scioperare ‘per il bene della nazione’ sono, che lo sappiano o meno, portavoce degli interessi dei padroni. Il sistema salariato è un assalto istituzionalizzato ai creatori della ricchezza mondiale e noi usiamo i nostri sindacati per difenderci. Ma non dobbiamo illuderci che tale associazione difensiva ci emancipi dall’assalto: non dobbiamo credere che l’entrare a far parte dei sindacati o lo scioperare ci liberi dallo sfruttamento. Karl Marx capì (o meglio espresse; ndt) questo nel 1866 quando disse all’Associazione Internazionale dei Lavoratori (Congresso di Vienna) che:

I sindacati fino ad ora concentrano la loro attenzione troppo esclusivamente
sulla lotta diretta e locale contro il capitale. Questi non hanno completamente
capito il loro potere di attaccare il sistema vero e proprio della schiavitù
salariata…

È il nostro compito come socialisti quindi quello di lottare con i nostri compagni lavoratori nelle loro battaglie necessarie a difendersi, ma sottolineando sempre che la vittoria vera da raggiungere è l’abolizione del sistema salariato.

L’unico modo di distruggere le illusioni politiche è esprimerle logicamente. È tempo che tre di queste vengano esposte ora.

Primo, c’è una diffusa idea che il Partito Laburista
(questo vale anche oggi e anche in Italia per il Partito Democratico e affini; ndt) difenda gli interessi dei lavoratori. Dopo sette governi laburisti non abbiamo più bisogno di dire che i laburisti danzano alla musica del capitalismo – l’esperienza mostra che lo fanno (stessa cosa vale per l’Italia, la storia recente del nostro paese ha mostrato chiaramente che la ‘Sinistra’ non fa gli interessi dei lavoratori ma del capitale; ndt).

Secondo, c’è la convinzione, la quale sta diminuendo ma non abbastanza rapidamente, che i paesi a capitalismo di Stato sono esempi di socialismo. In Polonia, come in altri erroneamente detti paesi ‘socialisti’, i sindacati sono controllati dai capi di Stato. Nella regione produttrice di carbone della Polonia, i minatori sono ancora in prigione per aver preso parte ad attività sindacali indipendenti a quelle governative. Durante lo sciopero i capitalisti britannici aumentarono di 5 volte le importazioni di carbone polacco a buon mercato per assenza di sindacati veri e propri. In breve, la sconfitta dei minatori polacchi nel loro primo sforzo di costituire un sindacato ha contribuito alla sconfitta dei minatori britannici. La guerra di classe non è locale ma internazionale e gli interessi dei lavoratori in una parte del mondo sono l’interesse comune di tutti i lavoratori.

Terzo, i lavoratori devono vedere oltre l’illusione che tutto ciò che è necessario nella guerra di classe sono dei buoni generali: i leader dei sindacati sono bravi a parole, ma i loro discorsi non valgono nulla finché la maggioranza dei lavoratori è costituita da seguaci che, mentre in molti casi simpatizzano con i minatori, sono solitamente più realistici dei loro leader e sanno che il capitalismo è in depressione, che i loro lavori sono a rischio e che scioperare non cambierà molto. Invece di assumere che i grandi leader siano necessari per rinforzare i lavoratori nella lotta, si deve riconoscere che solo sulle basi della coscienza di classe i lavoratori mostreranno la loro forza.

I lavoratori politicamente maturi non vedranno loro stessi come minatori, elettricisti, insegnanti infermieri, scaricatori, o dottori; e non si vedranno come britannici, francesi, o russi, bianchi o neri.

Ciò non significa che i lavoratori devono stare seduti in attesa. Nel capitalismo la lotta sindacale per paghe e condizioni migliori deve continuare. Ma una volta che abbiamo imparato la lezione, diventa chiaro che questo è una azione di difesa secondaria. La lotta vera riguarda l’impossessarsi dei mezzi di sostentamento al fine di usarli per produrre solo per l’uso, in questo modo il profitto non sarà più una barriera necessaria e noi non saremo più definiti lavoratori ma esseri umani, amministratori noi stessi della nostra società. Solo attraverso la coscienza e l’azione democratica tale sistema sociale socialista sarà instaurato.

Non ci sarà socialismo senza socialisti ed ecco perché il solo compito del Partito Socialista è di convincere i nostri compagni lavoratori della logica e della desiderabilità dell’ instaurazione del socialismo.

Chiaramente, quindi, i socialisti sono lungi dal dire ai lavoratori di stare a guardare e di non agire. Al contrario, noi chiamiamo i nostri compagni a investire dieci volte più energia nel mettere fine al sistema più che a spenderla nel difenderci al suo interno. I lavoratori dovrebbero ascoltare il consiglio di Marx il quale affermava che:

i lavoratori non dovrebbero esagerare loro stessi nel lavorio estremo in queste
lotte quotidiane. Non devono dimenticare che stanno lottando contro gli effetti,
ma non contro le cause di questi effetti; che stanno ritardando la caduta, ma
senza cambiarne la direzione; che stanno applicando palliativi, non cure alla
malattia. I lavoratori, perciò, non devono essere esclusivamente assorti in
questa inevitabile guerriglia che incessantemente rispunta in continuazione
dalle invasioni incessanti del capitale o dai cambi di mercato…Invece del motto
conservatore ‘una giusta paga per una giusta giornata lavorativa’ devono
scrivere sulle loro bandiere lo slogan rivoluzionario: ‘Abolizione del sistema
del lavoro salariato!’ (Valore, Prezzo e Profitto).
L’articolo completo del SPGB può essere trovato in inglese a questa pagina: