lunedì 12 marzo 2018

Bitcoin: cosa ne penserebbe Marx?


  • di Cesco 

Abbiamo sentito di tutto in merito ai Bitcoin. C'è addirittura qualcuno che ha osato affermare che i Bitcoin sarebbero un'alternativa alla struttura economico-politica attuale e per questa ragione Marx li avrebbe apprezzati (‘Bitcoin and Marx’sTheory of History’, Kenny Spotz, Bitcoin Magazine 26, July 2014). Poveri noi!
Vediamo allora se Marx avrebbe apprezzato i Bitcoin oppure no. I Bitcoin sono una 'criptomoneta', ovvero un mezzo digitale criptato di pagamento, sicuro, fino a quando non viene “hackerato”, ovviamente. 
Secondo Marx, la sola alternativa al capitalismo è una società basata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e dei loro prodotti, una società senza profitto e senza denaro, nemmeno quello criptato o non convenzionale. 
Marx analizzò esaurientemente la natura e la funzione del denaro nel sistema capitalista. Questa la si può trovare nella prima sezione del primo volume del Capitale. Ripassiamone brevemente un paio di concetti.  Qualsiasi cosa che ha la proprietà di soddisfare un bisogno ha un valore d'uso, che è un'utilità, una particolare qualità. 
Ma quando guardiamo lo scambio di due cose e le loro qualità, per esempio due sedie e 0,3 once d'oro, i loro valori d'uso non sono determinanti nello scambio; ciò che conta è una quantità comune misurabile. Nello scambio, queste due cose diventano merci e i loro valori diventano valori di scambio. Così nel nostro esempio, 2 e 0,3 sono i valori di scambio. Però, se guardiamo questo scambio dal punto di vista dell'utilità, due sedie dovrebbero essere più utili di 0,3 once d'oro (diciamo un anello d'oro). Ma chi o cosa decide che due sedie valgano solo 0,3 once d'oro, piuttosto che 20 once o 0,1 once? Questo è determinato dal fatto che l'ammontare di lavoro umano medio in una società, necessario per produrre due sedie e per estrarre 0,3 once d'oro, è il medesimo. Quindi, due sedie così come 0,3 once d'oro, si possono scambiare, come con 8.000 mele, o quattro paia di scarpe. Ogni merce quindi ha equivalenti, che riflettono il tempo medio di lavoro speso nel produrle dall'inizio alla fine. Per convenzione, storicamente, la forma generale di equivalente era attribuita ai metalli preziosi, come l'oro e l'argento, diventando così merce-denaro, come moneta, la quale in sé incarna uno standard di tempo di lavoro allo stesso modo e permette a tutte le altre merci di essere a lei comparata. 
Marx riassume tutto questo in un chiaro esempio:
Se le merci avessero la parola, direbbero: il nostro valore d’uso può interessare agli uomini. A noi, come cose, non interessa. Ma quello che, come cose, ci interessa, è il nostro valore [di scambio].            
            L’oro [inteso come denaro]… funziona come misura generale dei valori [di scambio]
Originariamente, il denaro era una merce, i metalli preziosi (oro e argento), lo erano per le loro proprietà di durevolezza nel tempo e divisibilità; il loro valore di scambio era determinato dal loro peso. A un certo punto, per permettere scambi di più piccola dimensione, altri metalli meno durevoli come il rame vennero usati come monete, sostituendo l'oro o l'argento. Anche gli stessi oro e argento erano soggetti all'usura del tempo, diventando il loro valore sempre più convenzionale e sempre meno connesso al loro peso. Questo spianò la strada a una moneta puramente convenzionale come le banconote. 
La carta per sé ha un limitato valore di scambio, ma convenzionalmente le banconote hanno valori di £20, £50, £100 etc. Ai tempi di Marx le banconote della Banca d'Inghilterra erano ripagabili in oro. La Banca, alla quale era concesso dallo Stato di stampare carta moneta, doveva avere il corrispettivo in riserve auree nelle sue casseforti. 
Come scritto da Marx,
            La monetazione, come pure la definizione di scala di misura dei prezzi, è compito dello Stato.
Inoltre,           
La carta è segno di valore, solo perché rappresenta quantità d’oro che sono pure quantità di valori, come tutte le quantità di merci.

Uno alla volta, i vari governi del mondo decisero di revocare la convertibilità del loro conio in oro, facendone moneta a corso legale (fiat money)Fiat significa in latino “lascia che sia”. Che vuol dire: soldi senza obblighi di convertibilità. Quindi, oggigiorno, una banca centrale, che stampa banconote per concessione statale, può creare soldi dal nulla, aumentando le possibilità d'inflazione. 
Torniamo quindi alla criptomoneta, e a come la giudicherebbe Marx.
È decisamente possibile creare criptomoneta dal nulla; è solo una questione di convenzione. Per diventare una vera moneta, lo Stato deve riconoscerla e in molti paesi, ma non in tutti, Bitcoin e altre criptovalute sono riconosciute legalmente ma solo come valute private. È importante notare che gli inventori dei Bitcoin hanno imposto un limite nel numero circolante (21 milioni) e questa scarsità, assieme ad altri vantaggi, ha dato loro una certa popolarità. L'altro principale vantaggio è che i Bitcoin garantiscono l'anonimato, ideale per chi è interessato a evadere il fisco, al gioco d'azzardo e al riciclaggio. In più gli acquisti non sono tassati. I Bitcoin non richiedono intermediari e quindi hanno costi di trasferimento più bassi. Le imprese possono raccogliere capitali, con i Bitcoin, senza essere valutate nella borsa valori ufficiale. Ad ogni modo, questi vantaggi non spiegano la loro popolarità e loro rapido aumento di valore azionario.
Il Chicago Mercantile Exchange, l'operatore di scambio di derivati più grande al mondo, sta considerando di offrire la vendita di Bitcoin. Questo ha agevolato la bolla speculativa sui Bitcoin anche più grande di quella del “dot-com” della fine anni novanta. Mentre scriviamo questo articolo, nel dicembre 2017, i Bitcoin valevano $15.500, nella loro fase discendente, da un picco di $18.000 circa. Quanto varranno domani, $10.000, $500, $1? Gli investitori compravano Bitcoin perché contavano sul fatto che qualcun altro li ricomprasse da loro, e così via. Contavano su un 'fesso più grosso' che li comprasse da loro, come descritto nell'Economist (1 novembre). Chiaramente, nonostante quello che dice la “Bitcoin community”, questa non è una valuta adeguata per comprare beni quotidiani, ma si è dimostrata ideale per una bolla speculativa, di sicuro non un passo avanti verso il futuro dell'evoluzione umana. 
Marx non penserebbe neanche che i Bitcoin siano una buona valuta, in quanto non stabile come equivalente universale. Marx, allo stesso modo, non penserebbe che neanche il dollaro o ogni altra moneta a corso legale siano una buona forma di equivalente universale, in quanto fittiziamente sostenuti dallo Stato e quando stampati in eccesso causa d'inflazione. Marx non penserebbe che una moneta, invisibile perché digitale e criptata, sia intrinsecamente un passo in avanti o che sia in grado di cambiare l'ordine sociale. Il capitalismo può essere superato solo da un sistema dove i mezzi di produzione e i loro prodotti diventino di comune proprietà dell'intera società, e l’accesso a questi ultimi sia completamente libero. Una società dove l'oro non sarebbe la forma di equivalente universale, come neanche nessun altro tipo di moneta. 
(Tradotto da “Socialist Standard” n. 1362 Febbraio 2018 “Bitcoin: What Would Marx Think?”)