La brillante riscoperta di un secolo di pensiero ecologico e socialista da parte di John Bellamy Foster informerà, renderà possibile e ispirerà una nuova generazione di socialisti e di verdi.
John Bellamy Foster THE RETURN OF NATURE Socialism and Ecology Monthly Review Press, 2020
Il libro è un lavoro di recupero in diversi sensi correlati: di Marx ed Engels e di coloro che hanno ispirato come pionieri dell'ecologia sociale; della natura come necessariamente radicata nell'analisi sociale; della dialettica come metodo critico-pratico; del materialismo come campo di immanenza e di emergenza; del socialismo come mediazione sistemica del rapporto socio-naturale; e, soprattutto, della politica come impegno pratico con il mondo, rendendo la conoscenza e la ragione socialmente efficaci.
Sebbene né Marx né Engels usassero la
parola "ecologia", entrambi mostrarono un interesse sistematico critico
per le questioni ambientali derivanti dallo scambio metabolico tra la
società umana e la natura. Avendo stabilito le basi della critica
socio-ecologica di Marx della società capitalista in Marx’s Ecology (MR Press, 2000), Foster traccia in The Return of Nature
il suo ulteriore sviluppo nel lavoro di una serie impressionante di
scienziati e pensatori socialisti. Riprendendo la storia dalla morte di
Darwin e di Marx nel 1882 e nel 1883, concentrandosi principalmente
sulla Gran Bretagna, Foster mostra che sin dal suo inizio, l'ecologia è
stata "profondamente intrecciata" con le "lotte per l'uguaglianza umana e
la rivolta contro la società capitalista".
Il biologo E. Ray
Lankester funge da collegamento tra Marx e gli scienziati socialisti che
svilupparono la sua concezione materialista. Amico personale di Marx,
Lankester introdusse la parola œcology nella letteratura inglese, nella sua traduzione del 1873 di History of Creation
di Ernst Haeckel. Piuttosto che seguire l'uso di Haeckel, tuttavia,
Lankester sviluppò il proprio concetto di "bionomica" per abbracciare lo
studio degli adattamenti reciproci di piante e animali, studiando
complesse relazioni reciproche all'interno della "rete infinita della
vita". Studiando la co-evoluzione dell'umanità e della natura esterna e
le questioni derivanti dalla loro interazione, Lankester prestò
particolare attenzione alle minacce che le forme degenerative
dell'ecologia umana sotto il capitalismo rappresentavano per la civiltà.
A partire da ciò, Foster stabilisce le basi di una nozione espansiva dell’ecologia, che unisce cultura, politica e scienza. Definendo concisamente l'approccio dialettico come "la relazione sociale con la natura, mediata dalla scienza e dall'arte attraverso il lavoro e la produzione", egli traccia l'avvento di un emergente materialismo ecologico che integra il flusso oggettivo e soggettivo di una dialettica organica che media gli ordini metabolici naturali e umani.
La “scienza unitaria” che J.D. Bernal descrisse in Marx and Science
offre una concezione integrale che è in grado di colmare i regni della
ragione teorica (la nostra conoscenza del mondo) e della ragione pratica
(come gli esseri umani agiscono alla luce di quella conoscenza), quindi
di informare e sostenere un'efficace eco-prassi.
Foster dimostra
che Marx ed Engels fondarono un'ecologia socialista basata su
un'analisi duplice dell'ecosistema che si è concentrata sulla
perturbazione capitalistica dell'interazione metabolica tra umanità e
natura, tracciando il suo ulteriore sviluppo in una serie di critiche e
analisi socio-ecologiche. Centrata sulla relazione mediata tra società
umana e natura, l'ecologia dialettica critica sviluppata in questo libro
è cruciale per identificare le cause specifiche delle crisi ambientali e
affrontarle efficacemente in senso strutturale e sistemico.
In
questa analisi, i sistemi sociali emergono come ecologie umane
costituite da determinate relazioni materiali che, all'interno delle
relazioni capitalistiche, sono guidate da dinamiche contraddittorie che
violano sia l'ontologia umana che quella naturale. L'umanità – in quanto
"ribelle della natura”)(Lankester) – non può mai separarsi dalla
natura, ma può generare conseguenze ecologiche attraverso le sue azioni
all'interno di specifiche relazioni sociali che minacciano la sua stessa
sopravvivenza.
Lankester identificò la contraddizione
socio-ecologica al centro del sistema del capitale come una "disarmonia"
nei rapporti tra esseri umani e natura. Sotto l’imperativo della
accumulazione, la società capitalista mina sistematicamente le sue
preesistenti condizioni naturali.
Lo studente di Lankester, il
botanico Arthur George Tansley, socialista e pioniere del concetto di
ecosistema (nel 1935), concepì l'umanità come un "fattore biotico
eccezionalmente potente" in grado di trasformare gli ecosistemi naturali
e disturbare l'equilibrio metabolico tra essi.
È questa capacità
di trasformazione e di compromissione nell'interazione metabolica tra
società e natura che è al centro dei problemi ecologici attuali. La
"frattura metabolica" identificata da Marx ha ora assunto proporzioni
globali come la violazione dei confini planetari.
Tale analisi chiede – e riceve – un'identificazione delle forme sociali che facilitino un armonioso ripristino metabolico.
Lankester
era per una società sostenibile in cui la scienza avrebbe preso il
posto dei rapporti mercantili come base della civiltà.
In Dangerous Truths
(1943), Lancelot Hogben sosteneva che contro "la dottrina liberale
secondo cui la prosperità consiste nella capacità di scegliere tra la
più grande varietà di beni", "l'altro socialismo", esposto più
chiaramente da William Morris, "asseriva la necessità di decidere se gli
oscuri mulini satanici stessero fabbricando cose che è bene che gli
uomini scelgano ”, e con un impatto benigno piuttosto che distruttivo
sull'ambiente.
Joseph Needham criticò la natura intrinsecamente
caotica e dissipativa del sistema capitalistico nell'usare i doni della
natura per soddisfare gli imperativi di crescita derivanti dai rapporti
di mercato, sprecando sia energia naturale sia capacità e creatività
umane. Sottolineando la necessità di riconoscere i limiti ecologici
all'espansione della società umana, sostenne che questo sistema
dispendioso sarebbe stato soppiantato da un modello più sostenibile di
sviluppo umano. "L'obiettivo", sostiene Foster, era "creare una società
in cui l'alienazione dalla natura e l'alienazione del lavoro non si
nutrissero più l’una dell'altra".
Prima di tutto, William Morris
offrì una strategia socialista più ampia, più coerente e convincente,
più in sintonia con i bisogni delle persone e il valore intrinseco della
natura nello stabilizzare il processo produttivo al di là di
un'espansione economica infinita.
Foster mostra che una parte
cruciale dell'argomentazione di Morris era che il lusso e lo spreco, che
avevano un impatto sociale ed ecologico così distruttivo,
rappresentavano paradossalmente un surplus economico sostanziale che
dava alla società il potenziale per soddisfare i bisogni genuini di
tutti nel quadro di relazioni egualitarie.
Morris, dichiarò
Hogben, era sia "uno psicologo sociale", nel suo riconoscere che un
programma socialista non poteva ignorare il fatto che le persone
vogliono che le loro vite siano "suggestive", sia "un saggio biologo"
nel credere che la Gran Bretagna potrebbe essere resa "così bella che le
persone non avrebbero bisogno né desidererebbero viaggiare. " Invitando
a un "riorientamento dei valori sociali", Hogben concluse che "se
vogliamo pianificare la sopravvivenza, il nostro primo obiettivo deve
essere quello di creare un ambiente sociale in cui l'ambiente familiare
sia soddisfacente perché suggestivo". (Planning for Human Survival ).
Tale prassi integrale coinvolge non solo design, ingegneria e scienza:
"Non c'è motivo per cui il socialismo dovrebbe identificare la
pianificazione scientifica con una tecnologia esclusivamente meccanica".
Morris
è estremamente importante in questo senso. La misura in cui la
stagnazione economica che travolse la Gran Bretagna alla fine del XIX
secolo non aveva generato una fonte di rivolta rese chiaro a Morris che
la trasformazione rivoluzionaria non poteva essere considerata una
risposta automatica a condizioni oggettive e a crisi. Quindi sottolineò
la necessità di rafforzare le condizioni soggettive di trasformazione
sociale, un processo di "formazione di socialisti" attraverso
l'educazione e un'ampia attività politica. Senza questo, il socialismo
non sarebbe che "la ruota del mulino senza la forza motrice".
La testimonianza dei vari pensatori raccolti in The Return of Nature
porta inesorabilmente alla conclusione che le future salute, armonia e
prosperità della Terra e dell'umanità risiedano in una fusione del mondo
del lavoro ed ambientalista che possa soppiantare il sistema
capitalistico con nuove forme sociali, favorendo una sensuale
interazione umana con la natura.
Alcuni ambientalisti prendono in considerazione l'idea di un capitalismo "stazionario". Bill McKibben in Eearth parla di un capitalismo riallineato che potrebbe funzionare felicemente senza crescita. The Return of Nature
mostra che tale prospettiva è chimerica, avendo il concomitante
pericolo di sedurre coloro che cercano un intervento ambientale
correttivo, che eviti conflitti e divisione (politiche e di potere), a
intraprendere azioni "pragmatiche" e soluzioni comuni che così rimangano
saldamente all'interno della logica di accumulazione del capitale e
dunque alla sua crescita non organica.
Controversie infinite e
irrisolvibili riguardo a regolamenti e tecnologie, così come cambiamenti
comportamentali e di stile di vita, nascono inevitabilmente dal
tentativo di rendere sostenibile un sistema capitalista intrinsecamente
insostenibile. Questo libro ricorda che il capitale non è una "cosa"
neutra, da appropriarsi e utilizzare in vari modi (una nozione
tipicamente borghese che naturalizza ed eternizza una categoria
economica che deve essere storicizzata), ma un rapporto di classe
caratterizzato da relazioni di potere
Il capitale non può essere
sganciato dall’imperativo dell’accumulazione: la logica sistemica
dell'accumulazione e degli sprechi deve essere sradicata alla fonte.
Nel
recuperare la natura, Foster recupera il socialismo come progetto
critico-emancipatorio orientato al raggiungimento di una società
razionale, un ordine sociale non feticistico, libero ed egualitario.
Sostenendo
che Marx ed Engels consideravano una ragione dialettica critica come
"cruciale per comprendere la natura in quanto essa stessa una parte
rifratta e riflessa del complessivo processo di cambiamento della natura
mediato dalla società storica", Foster porta una concezione dialettica
del materialismo a sostenere una prassi ecologica trasformativa in cui
gli esseri umani non sono soggetti passivi da educare dall'esterno, ma
co-agenti pratici e consapevoli che trasformano una realtà di cui sono
parti intrinseche.
Il risultato è un ambientalismo attivamente
democratico, basato sulla connessione riflessiva tra l'agire umano e i
processi sociali e naturali emergenti.
Foster fa un lavoro eccellente
nel recuperare la concezione dinamica del materialismo di Marx,
enfatizzando la fluidità contro la fissità per sovvertire le tendenze
metafisiche o filosofiche a una astrazione totalizzante. Il ritorno alla
dialettica materialista è forse l'aspetto più significativo del lavoro
di Foster.
Mentre è importante mettere in chiaro "ciò che Marx ha
detto veramente", mantenere una fedeltà teorica e pratica con Marx
significa rispettarlo ancora di più come pioniere di un realismo
critico-dialettico piuttosto che come un profeta la cui visione viene
ossificata in concetti e sistemi. È più importante applicare il suo
metodo critico che ripetere citazioni.
Marx coltivava un'intensa
passione per la libertà e la conoscenza e la loro relazione. Ciò
comportava l'impegno a distruggere tutte le forme di pratica
feticizzante e di coscienza mistificante conseguenti
all'autoestraneazione dell'umanità, e a sviluppare idee critiche in un
pratico impegno nelle lotte degli oppressi contro i rapporti di dominio e
sfruttamento. Avrebbe fatto in modo prima di tutto che le generazioni
future si fossero impegnate nell'attività pratico-critica di cui è stato
pioniere, trattando con disprezzo coloro che l’avessero trasformata in
un'autorità atta a creare a un sistema statico di pensiero e di azione
politica.
Foster fa un lavoro notevole nel mostrare come il
materialismo sviluppato da Marx, e da coloro che seguendo le sue orme lo
svilupparono ulteriormente, enfatizzi il movimento e il cambiamento,
comportando una comprensione dialettica che fosse in sintonia con il
dinamismo e la fluidità della realtà, aiutando coloro che lottano per la
libertà e l’uguaglianza contro tutte le forme ossificate e ideologiche.
Il
ruolo del mutamento al cuore della concezione dialettica del
materialismo di Marx comporta un continuo richiamo al fatto che la
teoria e la pratica della libertà, come la realtà in cui siamo immersi,
sono sempre fatti incompiuti. Finché questa realtà e la nostra relazione
mediata con essa esisteranno, la concezione materialista di Marx,
qualunque forma possa assumere all'interno di specifiche relazioni
sociali, rimarrà ostinatamente rilevante.
John Bellamy Foster ha
riscoperto questa prospettiva, dandole la forma, la coerenza e la
chiarezza di un'ecologia dialettica che merita una seria considerazione
da parte di tutti coloro che sono interessati allo stato critico in cui
si trova il pianeta.
L'analisi critica presentata in questo
libro non lascia dubbi sul fatto che la risoluzione della crisi
ambientale richiede non solo tagli alle emissioni di carbonio e
investimenti in energie rinnovabili, ma anche un nuovo tipo di società i
cui quadro istituzionale e sistema economico rendano per prima cosa
anzitutto praticabile ed efficace l'attuazione di tali programmi, e in
seconda battuta facciano cessare le fratture ecologiche che li rendono
necessari.
The Return of Nature è un libro informativo
ed educativo che mostra la stretta connessione tra socialismo ed
ecologia - in contrasto con la forma dominante assunta dal socialismo
nel ventesimo secolo che ha perso il contatto con la natura ed è
diventato complice degli imperativi distruttivi del capitale. Ripristina
la concezione perduta di un socialismo ecologicamente sensibile di cui
il mondo oggi ha disperatamente bisogno.
Foster presenta una visione
del mondo che può informare, rendere possibile e ispirare una nuova
generazione di socialisti attenti all'ecologia e di ecologisti orientati
al socialismo, prefigurando il giorno in cui questi soggetti si
fonderanno nell'impegno politico di istituire un rapporto metabolico tra
società-natura su basi armoniose e sane.
Il libro conclude il suo insegnamento in modo conciso:
“Ciò
che dobbiamo detronizzare oggi è l'idolo del capitale stesso, il potere
concentrato dell'avarizia di classe, che ora mette in pericolo
l'ecologia della Terra. È questo che costituisce l'intero significato
della libertà come necessità e del ritorno della natura nel nostro
tempo".
Il lavoro di Foster dimostra che un lavoro di ripresa critica
sul metabolismo, che da Marx ed Engels conduce ad un'ecologia integrale
del rapporto società-natura, rimane la teoria della liberazione più
convincente, intellettualmente soddisfacente e praticamente rilevante
nel mondo di oggi.
Comunicato: Il giorno in cui questa recensione è stata pubblicata, è stato annunciato che The Return of Nature
ha vinto il Deutscher Memorial Prize di quest'anno, assegnato ogni anno
a "un libro che esemplifica i migliori e più innovativi nuovi scritti
nella o sulla tradizione marxista".
Peter Crischley
(Traduzione da Climate&Capitalism)
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