domenica 19 novembre 2023

Guerra Israele-Gaza: cosa diciamo

Alcuni sostengono che il conflitto arabo-israeliano in Medio Oriente non ci sarebbe stato se lo Stato di Israele non fosse mai stato fondato. Ma è stato fondato ed esiste. E la stessa cosa si potrebbe dire delle innumerevoli situazioni di conflitto che accadono oggi nel mondo. Dobbiamo quindi guardare alla situazione così com’è e, se lo facciamo, scopriremo che, come in altri conflitti simili, la causa di fondo non è l’eterna inimicizia tra due gruppi – ebrei e arabi – ma una lotta tra diverse fazioni capitaliste, attraverso rispettivi governi, sul territorio, sulle risorse e sulle rotte strategiche. 

A Gaza, l’organizzazione Hamas, anti-israeliana e antisemita, è salita al potere attraverso le elezioni del 2007 con l’obiettivo dichiarato di “innalzare la bandiera di Allah su ogni centimetro della Palestina”. Ma quella fu la fine di ogni forma di democrazia là e, durante il loro mandato, hanno represso numerose proteste contro di loro da parte dei rivali, espellendo i loro funzionari per assicurarsi che non ci sarebbe mai stato un altro turno di elezioni e uccidendo dozzine di loro stessi cittadini, molti dei quali civili. Durante quel periodo la popolazione di Gaza è precipitata sempre più nella povertà con, ad esempio, una disoccupazione del 40%, con i suoi leader che si sono arricchiti assistiti da sostenitori di altri paesi arabi e hanno potuto godere di accordi immobiliari multimilionari, ville di lusso e carburante del mercato nero dall'Egitto. 

Anche la continua oppressione da parte di Israele (un paese in cui tra l’altro il 22% delle sue famiglie vive in povertà) è stata ovviamente un fattore significativo, poiché il suo governo ha cercato di facilitare l’arricchimento della propria classe capitalista appropriandosi della terra e mantenendo uno stretto coperchio sulla protesta. Ora il coperchio è stato tolto, e nel modo più orribile. 

Non ci sono scuse per gli orrori scatenati da Hamas su persone innocenti né per la feroce ritorsione di Israele, che uccide migliaia di persone, priva una terra di cibo, acqua ed elettricità e minaccia di radere al suolo le sue infrastrutture, indipendentemente da ciò che potrebbe accadere agli abitanti nel breve e nel lungo periodo. Naturalmente il governo israeliano sosterrà fino in fondo la propria classe capitalista – dopotutto questo è il suo ruolo. 

E fa tutto parte di un copione, che vediamo messo in scena più e più volte mentre i governi che rappresentano le loro classi capitaliste non riescono a risolvere i conflitti con la diplomazia e ricorrono a una violenza orribile. Possiamo solo ripetere la stessa cosa che abbiamo sempre detto quando ciò è accaduto – che i lavoratori (in questo caso quelli arabi e israeliani) non hanno interesse a combattersi tra loro ma hanno un interesse comune a unirsi con altri lavoratori per abolire il capitalismo e instaurare il socialismo.

(Traduzione da Socialist Standard – novembre 2023)

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