Con questo articolo
continuiamo la serie sul Giovane Bordiga illustrando la sua influenza politica
determinatasi nella Frazione della sinistra comunista fino alla sua
dissoluzione con la fondazione del Partito Comunista Internazionalista. Bordiga
e la sinistra italiana accettarono la rivoluzione bolscevica di Ottobre come
loro nuovo punto di riferimento. La loro intransigenza contro ogni tipo di
corruzione della dottrina marxista, ogni tipo di collaborazione tra classi, e
in alcuni casi con i sindacati, però li farà etichettare dagli stessi
bolscevichi come infantili estremisti, settari e dottrinari. Comunque leninisti,
i sinistri italiani saranno tra i primi a denunciare negli anni 20 la
degenerazione politica del partito bolscevico, e alla fine negli anni 30, la
degenerazione economica dell’Unione Sovietica. Nonostante ciò rimarranno
ancorati al centralismo e alla coercizione delle masse. Questo articolo si
concluderà con la citazione della risposta di Melvin Harris del nostro Partito,
alla sinistra comunista, il quale taglierà corto sulla questione della
degenerazione della rivoluzione russa. Questa non fu una rivoluzione
Socialista, dice, ma condotta da una partito che era giacobino nella
struttura e nel fine.
La sinistra comunista italiana
storicamente origina dalla frazione intransigente rivoluzionaria presente
all’interno del Partito Socialista Italiano (PSI). Questa frazione, come visto
nel precedente scritto sul Giovane Bordiga, si opponeva a Filippo Turati e ai
riformisti. Nel 1911 l’ex-operaista Costantino Lazzari aveva pubblicato “I principi e metodi del Partito Socialista
Italiano” difendendo l’originale programma di partito del 1892 dalle
degenerazioni riformiste. In termini semplicistici possiamo trovare in questo
l’origine del concetto dell’invarianza del Programma del partito comunista,
ovvero il leitmotiv, di Bordiga.
Nell’Ottobre del 1917 il colpo di mano bolscevico alla rivoluzione russa, divise presto la frazione intransigente. Se i così detti riformisti di Turati, come Rodolfo Mondolfo, erano dell’opinione che la rivoluzione bolscevica era contro le condizioni oggettive storiche per instaurare il Socialismo, la frazione intransigente del PSI si divise tra astensionisti e massimalisti. Gli astensionisti si organizzarono nella “Frazione Comunista” fondata di fatto da Bordiga, subito prima del decisivo XVI Congresso del partito tenutosi a Bologna nell’Ottobre del 1919. La frazione era contro l’uso dello strumento elettorale in quanto spreco di preziose risorse rivoluzionarie, legittimazione dei riformisti, e fonte di corruzione degli intransigenti eletti. I massimalisti erano invece allo stesso tempo sia per la partecipazione elettorale che per la rivoluzione violenta. Alla luce dei fatti di Russia, Germania e Ungheria, durante il XVI Congresso del PSI i massimalisti riscrissero il programma originale del 1892 in uno più genuinamente rivoluzionario, il contributo di Bordiga fu però ridimensionato. Malgrado l’opposizione di Lazzari e Turati, il Partito votò per l’ingresso nella Terza Internazionale (Comintern). Il nuovo capo di fatto, anche se non segretario, divenne Giacinto Menotti Serrati, direttore dell’Avanti. Bordiga fu molto critico nei sui riguardi perché considerava la sua posizione ipocrita, ovvero sostenitrice dell’azione parlamentare e allo stesso tempo conclamatrice della rivoluzione di classe e dell’unità di partito. Unità di partito che avrebbe significato coesistere con i riformisti di Turati. Tuttavia, la politica unitaria di Serrati, diede in qualche modo, dei frutti, ovvero il 30,4% dei voti per il PSI, alle elezioni del 1919.
Nonostante ci fossero stati dei segnali molto precoci da parte di Lenin contro l’astensionismo come la lettera di questi mandata a Serrati venti giorni dopo il XVI Congresso, la frazione astensionista e gli ordine novisti (Gramsci e company) si opposero violentemente ai parlametaristi massimalisti di Serrati. La prima conferenza della frazione astensionista avvenne nel Maggio del 1920. Qui la frazione affermò che il Comintern non avrebbe dovuto accettare l’adesione del PSI per la presenza nel partito dei riformisti e dichiarò di lavorare per la creazione del partito comunista italiano. Subito dopo questo congresso, Bordiga partecipò al II Congresso del Comintern, nell’estate dello stesso anno in Russia, come delegato del PSI. Questo Congresso diventerà un tassello fondamentale per la sinistra comunista italiana. Questo fu anche il momento in cui Lenin presentò ai partecipanti del Comintern il suo “Comunismo di Sinistra. Un disordine infantile”, dove tra l’altro attaccò l’astensionismo di Bordiga. Diversi punti furono discussi a questo Congresso: il parlamentarismo, la partecipazione nei sindacati e le condizioni di inclusione al Comintern.
Della delegazione italiana solo Bordiga e Serrati, nonostante profonde
divergenze, opposero dei legittimi contro-argomenti alle tesi di Lenin,
Zinoviev, Bucharin, e Trockij. Serrati non tollerava l'ambiguità dell'entrismo
del British Socialist Party nel Partito Laburista, e le questioni nazionale e
agraria. Allo stesso tempo però Serrati fu furiosamente attaccato per il suo
rifiuto nell'espellere Turati e i riformisti, e di cambiare il nome del PSI in
Partito Comunista. Bordiga dal canto suo non accettava la confusione tra
astensionismo dall'azione parlamentare sostenuta dalla sua frazione e quello
anarchico, o da quello sostenuto dal KAPD e dal KPD. In particolare era contro
l'opposizione del KAPD nel lavorare all'interno dei sindacati ‘corrotti’.
Quest'ultimo punto tornerà più volte nella storia della sinistra comunista
italiana. Bordiga fu però in grado di influenzare la stesura delle 21 condizioni.
Il punto 21 che assicurava che i partiti
membri che rigettano fondamentalmente le condizioni … devono essere espulsi dal
partito, fu opera sua.
Una volta tornato in Italia con disciplina centralista Bordiga si disse
pronto a riconsiderare l'astensionismo a patto che un nuovo Partito Comunista
fosse fondato. La sinistra comunista italiana si riconosce tuttora completamente
nel programma nel neonato Partito Comunista d'Italia (PCd'I) scritto da Bordiga
e Umberto Terracini, che emerse dalla scissione di Livorno nel gennaio del
1921. La fondazione del PCd'I determinò la fine della frazione comunista
astensionista. La scissione colpì direttamente anche il partito comunista
tedesco (KPD). Paul Levi, leader di questo partito, e presente al congresso di
Livorno, criticò la scissione perché, secondo lui, molti internazionalisti sarebbero
rimasti nel PSI e così sarebbero stati tagliati fuori dal Comintern. Comunque
la maggioranza del KPD fu favorevole alla scissione e quindi Levi dovette
dimettersi. La nuova Zentrale del KPD sostenne la ‘teoria dell'offensiva’
condotta da una minoranza e questa si verificò nell'Azione di Marzo. Questa
consistette in uno sciopero insurrezionale guidato dal partito comunista
tedesco che fu però schiacciato dalla polizia. Questa teoria dell'offensiva di
una minoranza trovò tra gli altri Terracini e Bordiga favorevoli. Come
conseguenza della sconfitta dell’Azione di Marzo al III Congresso del Comintern,
Zinoviev dovette ammettere che i comunisti necessitavano di essere più numerosi
e quindi più vicini alle masse. Lenin attaccò duramente l'intervento che
Terracini aveva fatto in favore della teoria dell'offensiva. La tattica
dichiarata dal Comintern durante il III Congresso sosteneva ora il fronte unico. Coerentemente la questione
italiana fu riaperta, il PSI rinvitato ad espellere i riformisti o a lasciare
il Partito Socialista e fondersi con il PCd'I, dando indirettamente credito
alla posizione sostenuta da Levi, il quale però nel frattempo veniva espulso
dal Comintern per le sue critiche in merito all'Azione di Marzo. La fusione era
esclusa categoricamente dal PCd'I. Il PCd'I guidato da Bordiga era sì in favore
all’avvicinarsi alle masse a livello sindacale, ma si opponeva al fronte unito
inteso come una coalizione di organizzazioni operaie (e.g. governi operai). Non
voleva quindi creare un'alleanza con i socialdemocratici del PSI. Per questo
motivo i comunisti italiani saranno nuovamente accusati gratuitamente di estremismo
infantile, mentre cercavano di essere coerenti con le loro radici
intransigenti. La sinistra comunista italiana rimarrà sempre fedele
all'opposizione ad ogni tipo di fronte unico o unito, che sia il fronte
antifascista, il fronte repubblicano in Spagna, o il fronte di liberazione
nazionale dall'occupazione nazista. Un po' in sordina durante il III Congresso
fu anche presentata la Nuova Politica Economica (NEP) stabilita nel Marzo del
1921, ufficializzando il Capitalismo di Stato in Russia.
Un altro cardine
fondamentale della sinistra comunista italiana sono le Tesi sulla tattica del Partito comunista o anche note come Tesi di
Roma stese per il II Congresso del PCd'I nella primavera del 1922 da Bordiga.
Queste tesi furono un distanziamento da quelle impostate dal III Congresso del
Comintern, una chiara opposizione al fronte unico, e ancora propense verso la
teoria dell'offensiva. Appena prima del Congresso di Roma, Bordiga pubblicò "Il principio democratico"
dove rigettava la democrazia per rimpiazzarla col principio organico. Il
concetto di organicità rimarrà però poco chiaro per diversi anni fino agli anni
50 e 60 quando la discussione venne ripresa nel piccolo partito
internazionalista, dove Bordiga sarà chiamato a chiarire il concetto a causa
delle continue controversie interne e divisioni. Il Comintern ovviamente si
oppose alle Tesi di Roma rigettando l'idea di un fronte unito applicato solo a
livello sindacale. Il Comintern accusava ora il PCd'I di non combattere
attivamente il fascismo che nel frattempo stava salendo al potere. Durante lo
svolgersi del IV Congresso del Comintern nel 1922, infatti, vi fu la marcia su
Roma e la sua ascesa al potere.
Durante il XIX Congresso
del PSI, Serrati finalmente decide di dividere il partito dai riformisti di
Turati, i quali andranno a fondare il Partito Socialista Unitario (PSU). Per
questa ragione il PSI sarà nuovamente invitato al IV Congresso del Comintern.
Zinoviev e compagnia, rinnovarono l'ipotesi di fondere il PSI al PCd'I,
istigando Bordiga a minacciare di dare le dimissione dal comitato centrale (CC)
del partito. Durante questo Congresso Lenin, il quale già molto malato, tenne
solo un discorso di commemorazione dei 5 anni dalla presa del potere di
Ottobre. Zinoviev insisteva con le sue critiche al PCd'I per la sua mancanza di
forza nel lottare il fascismo e per la sua ostinazione a non adottare la tattica
del fronte unico. Bordiga si oppose fortemente contro la risoluzione di
Zinoviev passando all'opposizione. Il 24 di Novembre 1922 il CC del Partito
Comunista Russo mandò una lettera firmata da Lenin, Trotskij, Zinoviev, Radek e
Bucharin che imponeva la fusione tra il PCd'I e il PSI. Questa divise la
maggioranza del PCd'I. Gramsci era pronto a negoziare con il Comintern. Il
Comintern deliberò infine che il PCd'I e il PSI si unissero nel Partito
Comunista Unificato d'Italia. Però pochi mesi dopo il XX Congresso del PSI
tenutosi nella primavera del 1923, la maggioranza socialista decise contro
l'unione, frantumando le speranze di Serrati e del Comintern.
Alla fine del IV
Congresso tutto il comitato esecutivo (CE) del PCd'I rassegnò le dimissioni.
Bordiga, tornato in Italia fu incarcerato. Da qui scrisse un documento, il
Manifesto ai compagni del PCd'I avverso alla decisione imposta dal
Comintern. Bordiga già a questo punto iniziò a parlare di degenerazione della
Terza Internazionale. Il Comintern intanto assegnò un nuovo CE al PCd'I
bypassando il CC del partito stesso. Nel Luglio del 1923 Bordiga ancora in
prigione chiese al nuovo esecutivo di dimettersi rigettando l'imposizione del
Comintern, a si dimise anche dal CC del PCd'I. Solo Bruno Fortichiari seguì
l'esempio di Bordiga. Questo è un momento importante per la sinistra comunista
italiana, perché' in questo momento nasce l'embrione di ciò che sarà la
frazione di sinistra all'interno del PCd'I. Subito dopo il trambusto
all'interno del PCd'I venne il turno del PSI. Il PSI sentiva che la sua
indipendenza politica fosse minacciata dal Comintern e decise di starne fuori.
Serrati e i terzini come lui vennero espulsi dal partito per entrare nel PCd'I.
Quindi tutti i piani e imposizioni per unire i due partiti erano ormai vani. Nell'ottobre
del 1923 in Germania, il fronte unico tra comunisti e socialdemocratici, e
conseguentemente i governi operai auspicati dal Comintern, furono testati e
fallirono. Zinoviev puntò il dito su Heinrich Brandler e Radek per il loro
fallimento e iniziò a cambiare la sua opinione sul fronte unico contraddicendo
le posizioni da lui stesso sostenute durante il IV congresso, tornando su
posizioni più vicine a quelle di Bordiga. Nel gennaio del 1924 morì Lenin, ma
la lotta al vertice era già iniziata vedendo l'emergere di Kamenev e Stalin. Allo
stesso tempo uscì la critica di Trockij al Partito Comunista Russo e a
Zinoviev, sulla sua burocratizzazione e anche la sua analisi del fallimento dell’ottobre
tedesco.
In occasione delle elezioni nazionali del 1924 il PCd'I candidò Bordiga
come il suo candidato principale. Bordiga, il quale era appena uscito di
prigione, rifiutò categoricamente. Per questo motivo il leader dell'ala di
destra del PCd'I, Angelo Tasca, ne chiese l'espulsione. Nello stesso periodo a
Napoli Bordiga fondò la rivista teorica Prometeo
(prima seria). Le elezioni furono vinte da Mussolini e i suoi oppositori
vennero presto considerati illegali. Il PCd'I quindi ormai illegale tenne un
Congresso segreto a Como. Qui si determinarono tre correnti, la maggioranza di
centro rappresentata da Palmiro Togliatti, e le minoranza di sinistra di
Bordiga e di destra di Tasca. E' interessante notare che Zinoviev mandò un
messaggio al CC del PCd'I con lo scopo di evitare uno scontro con Bordiga, al
quale sarebbe stato chiesto di diventare uno dei vice-presidenti del Comintern.
La frazione di sinistra fu coerente con le Tesi di Roma, la destra era invece
allineata completamente con il Comintern, mentre il centro aveva un atteggiamento
equivoco riconoscendo come legittimo il passato atteggiamento intransigente del
PCd'I, ma allo stesso tempo rifiutando di opporsi alle disposizioni del
Comintern. Le posizioni di Bordiga prevalsero, anche se questi era fuori dal CC
e dal CE del partito. La maggioranza a Como era di fatto ancora con lui.
Nell'estate del 1924 si tenne il V Congresso del Comintern. Zinoviev era
ancora molto critico nei riguardi del PCd'I, ma molto più cauto che durante il
IV Congresso. Zinoviev ora sottolineava l'importanza di non collaborare con la
socialdemocrazia e che il fronte unito era da intendersi dal basso. Le correnti
di centro, destra e sinistra del PCd'I si trovarono in accordo con il rapporto
di Zinoviev. Bordiga sottolineò però che le posizioni sostenute durante il IV
Congresso non erano le medesime di quelle sostenute ora, ma molto più di
destra. Bordiga e la sinistra italiana presentarono sette tesi alla Commissione
del Comintern. Queste tesi chiedevano la massima centralizzazione del
Comintern, la proibizione di fondersi con altre organizzazioni politiche, più
influenza verso le masse, nessun compromesso con la borghesia, la sostituzione
dei governi operai con la dittatura del proletariato, e creazione delle
organizzazioni dei contadini poveri. Queste tesi furono rigettate. Invece,
Bucharin accusò Bordiga di terrorismo piccolo borghese che non si fida delle
maggioranze e vuole trasformare il Partito in una setta. Zinoviev cercava
comunque di convincere Bordiga ad entrare a far parte del comitato direttivo
del Comintern per dare l'impressione che questo non si stava dirigendo troppo a
destra. Dall'altro lato, una commissione speciale del Comintern decise di
escludere la sinistra dal CC e dal CE del PCd'I, includendone invece i terzini
che dal PSI erano appena passati al PCd'I. Questo fu un chiaro atto di
bolscevizzazione del PCd'I, che ebbe il suo peso a Lione.
Nell'autunno del 1924, Gramsci si recò a Napoli per il Congresso
Federale del partito come rappresentate del CC, ma principalmente per
incontrare Bordiga. Gramsci insistette sul fronte unico come opposizione al
fascismo e sulla creazione del consigli operai, invitando la sinistra a
superare il loro frazionismo. Dopo l'uccisione di Matteotti, leader del PSU, da
parte dei fascisti e rivendicato da Mussolini, tutte le pubblicazioni di
opposizione furono bandite, incluse quelle del PCd'I. Nel gennaio del 1925
Bordiga mandò una lettera al CC intitolata Questioni
Generali, puntualizzando che la lotta non si sarebbe dovuta concentrare
contro il fascismo per sé, ma contro il capitalismo in generale, e che la vera
minaccia era rappresentata ancora dai riformisti e dai massimalisti. In
Febbraio emerse il caso Trotskij, con il suo Lezioni di Ottobre e la
risposta di Zinoviev Bolscevismo e Trotskismo. Bordiga scrisse in merito
un articolo condannando l'opportunismo di Trotskij nel 1917, ma riconoscendo la
sua critica attuale al Comintern nel capitanare il fallimento della rivolta in
Germania del 1923. Nel marzo del 1925 durante la sessione dell’Esecutivo Allargato
del Comintern, Zinoviev accusò Bordiga di essere passato dall'ultra-sinistra
alla destra, probabilmente per il suo appoggio a Trotskij. La rappresentanza
del CC del PCd'I si accordò attaccando in questa occasione Bordiga che a detta
loro, come Trotskij stava deviando dal leninismo. Il 22 Marzo, Fortichiari invitò
Bordiga per un discorso pubblico a Milano che si concluse con una vera e
propria manifestazione in suo favore, confermandone l'ampio seguito che egli ancora
aveva tra i lavoratori. Il 7 giugno 1925, quattro deputati comunisti, Onorato
Damen, Fausto Gullo, Fortichiari e Luigi Repossi, e altri sinistri, Ottorino
Perrone, Mario Lanfranchi, Carlo Venegoni, Mario Manfredi e Ugo Girone,
costituirono il Comitato d'Intesa contro la bolscevizzazione del PCd'I.
Bordiga non ne era a conoscenza e non era presente alla sua costituzione, ad
ogni modo se ne avvicinerà. Il 25 giugno questi furono espulsi dal partito. Il Comitato
sosteneva che tornando ‘vicini alle masse’ si rischiasse di seguire le
masse, corrompendo la natura del partito. Per quanto riguarda l'organizzazione
di partito, il Comitato sottolineava il bisogno di centralizzazione. Sul
fronte unico il Comitato ripeteva le critiche alla tattica del IV Congresso.
Sui sindacati ripeteva le posizioni tenute dal partito durante il II Congresso,
ovvero era contro la divisione e in favore alla sua presenza nei sindacati. Il Comitato
difendeva anche Trockij. Infine, il Comitato affermava chiaramente
il supporto alla politica del Partito fino alla nomina della nuova Centrale
dettata dall'Esecutivo Allargato nel 1923. Nonostante Bordiga fosse coinvolto
nel Comitato egli non venne espulso, perché non ne faceva ufficialmente
parte. Gramsci credeva, e seguiva, ancora fortemente la leadership del Partito
Comunista Russo, nonostante questo per lui era un grave errore considerare
Bordiga un troskista. In luglio il rappresentante del Comintern in Italia,
Jules Humbert-Droz ordinò al Comitato di sciogliersi per poter sospendere
le sanzioni contro i suoi membri. Questi accettarono in virtù dell’unità di
partito.
Bordiga quindi attaccò apertamente gli ex-ordinovisiti, come Togliatti,
di non essere dei veri marxisti ma di fatto dei neo-hegeliani. Nel gennaio del
1926, a Lione, in Francia, prese luogo il III Congresso del PCd'I. Bordiga era
ormai politicamente isolato e il partito era orami controllato dai centristi
come Gramsci, Togliatti e Mauro Scoccimarro e altri pro-bolscevizzazione.
Gramsci tenne un punto della situazione di quattro ore e Bordiga una replica di
sette ore. Secondo Bordiga la bolscevizzazione era una involuzione burocratica.
Anche Serrati, ormai silenzioso dal suo ingresso nel PCd'I, attaccò apertamente
Bordiga al Congresso di Lione. Il Centro di Gramsci vinse sulle tesi della sinistra
e della destra del partito. In più Gramsci riuscì a convincere Bordiga a ritornare
nel CC del Partito. Subito dopo la sua vittoria a Lione Gramsci venne arrestato
per spendere pressoché il resto della sua vita in prigione, elaborando sul
marxismo e sulla sua analisi dell'egemonia culturale della classe dominante
su quella oppressa. Nell’agosto del 1926 il Comintern soppresse Prometeo
ufficialmente perché, a detta loro, la rivista teorica del PCd'I esisteva già
ed era L'Ordine Nuovo appunto.
E’ interessante notare l’esperienza
di Michelangelo Pappalardi, il quale iniziò la sua attività politica nella
frazione intransigente del PSI, attorno al Circolo Carlo Marx di Bordiga.
Quindi si trasferì in Austria e in Germania dove fu rappresentate del PCd’I
presso il KPD. Entrò in contatto con la sinistra tedesca e stabilì contatti con
il KAPD di Karl Krosch. Pappalardi rassegnò le dimissioni dal PCd’I nel 1923,
ma stabilì un contatto diretto con Bordiga, che nel 1925 chiese al partito di
riammetterlo. Nel 1926 Pappalardi lavorò con Bordiga sulla traduzione delle
Tesi di Lione di Bordiga. Fino al 1927 la frazione bordighista di Pappalardi e
quella di Perrone si trovarono alquanto allineate contro il CE del PCd’I e il
Comintern fino a quando Pappalardi seguì la sinistra olandese di Herman Gorter
criticando il leninismo e la rivoluzione bolscevica. Ad ogni modo questa
corrente non attecchì mai in Italia.
Facendo nuovamente parte del
CC, Bordiga ebbe l’occasione di confrontarsi faccia a faccia con Josef Stalin
alla VI riunione dell’Esecutivo Allargato del Comintern nel 1926. Bordiga
chiese a Stalin di dare contro al malcontento dei lavoratori, il quale rispose
che questi non erano lavoratori ma dirigenti che sostenevano posizioni simili a
quelle di chi si opponeva alla rivolta del 1917. Bordiga quindi fece notare a
Stalin che anch’egli era tra quelli che si opposero alla rivolta del 1917.
Stalin replicò che ebbe solo un’esitazione. Bordiga quindi incalzò Stalin direttamente
sull’idea di costruire il socialismo in un paese solo. Bordiga criticava
apertamente anche l’idea di bolscevizzazione e lo sport del terrore all’interno
del Partito Russo al fine di distruggere comunisti eccellenti. Secondo
Pappalardi, Bordiga dopo questo incontro fu in pericolo di vita, ma una volta
tornato in Italia fu presto arrestato dai fascisti. Rimase in carcere fino alla
fine del 1928. Subito dopo la sua scarcerazione Bordiga venne espulso dal
Partito nel 1930 e diffamato come collaboratore dei fascisti. Fu politicamente
inattivo fino alla fine della seconda guerra mondiale. Bordiga probabilmente
lasciò la politica perché riteneva che il momento rivoluzionario si fosse
allontanato, ma, probabilmente anche per la preoccupazione soprattutto della
sua famiglia per la sua incolumità, aspettandosi una possibile ripercussione di
Stalin come avvenne per esempio a Zinoviev, Kamenev, Bucharin e Trotskij
assassinati rispettivamente nel 1936, 1938 e 1940.
Perrone (ex-membro del Comitato)
scriverà al CE del Comintern una proposta di elezioni per avere una giusta
rappresentanza delle minoranze nel Comitato Federale. Fu invece sospeso dal
Partito e nel 1928 venne quindi espulso. Perrone quindi costituì la frazione di
sinistra del PCd’I a Pantin nella periferia di Parigi sempre nel 1928. Questa
riprese a pubblicare la rivista Prometeo
(seconda serie, fino al 1938). Per la frazione l’Unione Sovietica era ancora
uno Stato Proletario, ma con una degenerazione delle sue istituzioni politiche,
ovvero il Partito Comunista Russo e il Comintern che il partito controllava. La
frazione non concordava però con il dissidente Trotskij sull’idea di formare
una nuova Internazionale. Anche Damen futuro leader del Partito Comunista
Internazionalista assieme a Perrone e a Bruno Maffi, sarà espulso dal PCd’I nel
1929 in quanto contrario alla sua bolscevizzazione. Nonostante la frazione fosse
in linea con la critica di Bordiga alla politica di Stalin, sarebbe riduttivo
chiamare questa frazione un movimento bordighista. Perrone fu molto preciso in
merito già nel suo intervento a Lione dove partecipò come esponente della
sinistra del PCd’I.
La frazione italiana ancora in esilio in Francia incominciò a pubblicare
Bilan (da bilancio) nel 1933 in
francese. Nel suo primo numero la frazione riconosceva ancora l’Unione
Sovietica come uno Stato Proletario come del resto faceva anche l’Opposizione
Internazionale di Trotskij in contrasto con le sinistre britanniche (ovvero il
nostro SPGB), olandesi, tedesche e austriache. Solo nel 1935 con il
riconoscimento degli Stati Uniti d’America dell’USSR la frazione ammise la
degenerazione dello Stato Proletario. Nel 1935 la frazione cambiò quindi nome
da frazione di sinistra del PCd’I a frazione italiana della Sinistra Comunista,
allo scopo di dissociarsi dai partiti comunisti pro-URSS. Nonostante gli stalinisti
attaccarono, denigrarono, e in alcune circostanze assassinarono membri della
frazione italiana in quanto bordighisti-trotskisti, il contrasto tra la
frazione e i trotskisti divenne evidente con la guerra civile spagnola del
1936. Trotskij sosteneva il Confederación Nacional del Trabajo (CNT) e il Partido
Obrero de Unificación Marxista (POUM) ed era per la presenza comunista nella
repubblica spagnola; mentre la frazione italiana era contro questa posizione
per ragioni simili a quelle spiegate dal SPGB nel articolo n. 385 del Socialist
Standard del 1936. “La verità è che il
Socialismo è ora assolutamente fuori questione, e che la loro (dei lavoratori)
sola speranza è per il diritto di organizzare e portare avanti la propaganda
Socialista sotto la democrazia capitalista. Provare ad andare oltre questo per
mezzo delle rivolte armate, e così via, non porterà a null’altro che
disillusione, e non aiuterà né la classe lavoratrice né il movimento
Socialista”
A causa delle divergenze sulla guerra civile spagnola la Lega di
Internazionalisti Comunisti del Belgio si divise da Bilan, parte di questa però in accordo con la posizione di Bilan costituì la frazione belga della
sinistra comunista. Nel 1938 Bilan
venne rimpiazzato con October
l’organo mensile dell’International Bureau della frazione comunista di
sinistra. Questo esisterà fino all’agosto del 1939, quando Perrone deciderà di
dissolvere la frazione comunista di sinistra a causa dello scoppio della Seconda
Guerra Mondiale. Questo perché a parer suo il proletariato perde la sua
funzione rivoluzionaria durante la guerra imperialista. Nonostante ciò, in
Francia, la frazione italiana fu ricostituita da altri compagni di Marsiglia
nel 1941 e nel 1942 la nouveau fraction française de la Gauche communiste fu
creata. Verso la fine del 1942, Maffi insieme a compagni della Lombardia e
Piemonte fondarono il Partito Comunista Internazionalista (PCInt). Nel 1943 a
Torino viene stampata segretamente la rivista Prometeo (terza serie), per opera di Maffi e Damen. Questi continuarono
la loro aperta opposizione al PCd’I, ora Partito Comunista Italiano (PCI) di
Togliatti. Erano chiaramente contro il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) in
quanto cooperazione di diverse forze borghesi. Nell’agosto del 1943 la nouveau fraction
française de la Gauche communiste ebbe il suo primo Convegno dove si discusse
di costituire un partito similmente a quanto avvenuto in Italia. Nel 1944 la Nouveau
fraction française divenne semplicemente la fraction française de la Gauche communiste.
Nel frattempo Perrone venne accusato di essersi impegnato in una coalizione
antifascista, cosa mal vista dalla frazione. Fu in qualche modo assolto da
queste accuse, ma questa ‘macchia’ venne usata in futuro dai damenisti una
volta in rotta con i bordighisti. Una volta liberata l’Italia dall’occupazione
nazista alla fine del 1945 ebbe luogo il I Congresso del PCInt. Questo fu
guidato da Damen e Maffi. Iniziò ad essere pubblicato l’organo del partito Battaglia Comunista in maggio, mentre Prometeo dopo una breve pausa riprese
nel 1946. Intanto, Bordiga si era rifugiato a Roma da una sua cognata, dopo
aver vissuto il periodo dell’occupazione nazista in una grotta sui monti Ausoni
tra Formia e Frosinone, molti vecchi compagni gli facevano visita, riportando
il suo scetticismo nella costituzione di un Partito. Secondo Sandro Saggioro,
Bordiga avrebbe aiutato la costituzione della frazione a Roma. Nell’agosto del
1945 la frazione venne però sciolta per andare a fondersi con il PCInt. Bordiga
fu probabilmente presente al Convegno delle Sinistre, organizzato a Napoli. Ad
ogni modo, fu impossibile, a questo punto, convincere Bordiga ad entrare a far
parte del PCInt. Nonostante ciò egli ne scrisse la piattaforma politica.
In Francia durante il III
Convegno della frazione italiana anche questa si dissolse per unirsi al PCInt.
Parte della frazione francese però non concordando con questa soluzione continuò
ad esistere come frazione. Nel 1945 come dicevamo si aprì a Torino il I
Congresso del PCInt, lo inaugurò Damen, l’agenda includeva l’organizzazione del
Partito, le situazioni nazionale ed internazionale, la piattaforma del Partito,
il problema sindacale e lo Statuto. La piattaforma fu scritta da Bordiga, anche
se questi non partecipò al congresso. Già all’inizio della vita del PCInt la
discussione sul problema sindacale si presentò molto accesa. La piattaforma era
per lavorare all’interno dei sindacati, mentre altri membri erano per la
distruzione dei sindacati. Per Bordiga quello che contava era ristabilire le
radici storiche dell’organizzazione proletaria falsificata dallo stalinismo. Egli
scriverà sul Prometeo “Le Tesi della Sinistra”. Durante il
Congresso apparve anche un disaccordo sulla partecipazione o meno alle elezioni
del 1946. Maffi e Perrone erano per l’astensione, mentre la maggioranza del
Partito era per la partecipazione, più che altro come strumento di propaganda.
Il PCInt partecipò comunque ed ebbe un risultato molto insoddisfacente (0,10%),
al contrario dei nazional-comunisti del PCI (18%) e dei socialisti del PSI
(all’epoca PSIUP, 20%).
Nel dicembre del 1946 a Parigi
si tenne il Convegno della sinistra comunista internazionale del Bureau
International de la Gauche Communiste. Questo era in contatto con il POUM, con
il Socialist Party of Canada, Paul Mattick, Melvin Harris del SPGB. La Bureau
International lamentava nella lettera mandata a Harris la mancanza di analisi
della Rivoluzione d’Ottobre nel Manifesto del World Socialist Movement (WSM). La
frazione non identificava negativamente le nazionalizzazioni del 1918 e della
NEP, ma le distorsioni causate dal collegamento della realizzazione socialista
con la distorsione politica della lotta di classe internazionale introducendo
il concetto di costruzione socialista in un contesto nazionale.
Harris tagliando corto sottolineò
che: “Il socialismo può essere introdotto
solo attraverso la totale e immediata espropriazione della classe capitalista
da parte della classe lavoratrice; e questo, attraverso una maggioranza
cosciente del proletariato, è il modo di controllare la macchina dello stato.
Erano queste le precondizioni presenti in Russia
nel 1917? La nostra risposta è categorica: no; per quanto riguarda il 1917 la
stragrande maggioranza dei contadini e degli operai in Russia non comprese o
non desiderò il socialismo; l’unica cosa che voleva era “pace, pane e terra”
promessi dal partito bolscevico (un partito che era giacobino nella struttura e
nello scopo) e, come ammette Trotskij nelle sue “Lezioni di Ottobre 1917” ‘l’intero
corso della Rivoluzione sarebbe stata cambiata se, al tempo della Rivoluzione,
non ci fosse stato un esercito di diversi milioni di rovinati e discontenti
contadini’”.
Questo è anche il nostro punto di vista è ci distingue dalla sinistra
comunista italiana senza entrare nel merito del problema dell’organizzazione
che questi non sembrano avere ancora totalmente risolto. Molti partiti,
organizzazioni e movimenti genereranno dal PCInt, non solo in Italia ma anche
in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania e Scandinavia e alcune di queste
sono ancora attive oggi. Loro come noi, del WSM, vogliono una nuova società
Socialista, ma a differenza di noi loro non sembrano credere in un movimento
socialista mondiale di massa senza leader e democratico.
Cesco
Davvero ottima sintesi della storia della Sinistra Comunista Italiana, complimenti! Forse l'unica cosa da aggiungere sarebbe il fatto che circa la Rivoluzione d'Ottobre Bordiga e i suoi compagni svilupparono a un certo punto la teoria della "doppia rivoluzione", che, in qualche modo finisce per accettare, almeno in parte, le tesi del SPGB e dei menscevichi di Martov.
RispondiEliminaDaniele C.
Grazie Daniele,
RispondiEliminaSe non sbaglio ti riferisci all'ammissione, probabilmente nei primi anni del secondo dopoguerra, da parte della Sinistra Comunista Italiana (i.e. Bordiga), che la rivoluzione russa sia diventata una rivoluzione borghese. La differenza, secondo me, e' che il SPGB gia' lo affermava, e si riferiva all'Ottobre del 1917, per Bordiga ci volle lo scotto dell'esperienza negativa con il Comintern (degenerazione politica), l'ammissione stessa di Lenin e l'evidenza del periodo stalinista, e riconoscimento del URSS da parte degli USA (degenerazione economica), determinando una sostanziale divergenza di vedute tra la Sinistra Comunista Italiana e gli impossibilisti.
Cesco
Caro Cesco,
Eliminahai perfettamente ragione: il SPGB fu tra i primi ha riconoscere il carattere borghese e anti-feudale della Rivoluzione Russa d'Ottobre (e non solo di quella di Febbraio), persino prima del KAPD e di Pannekoek. Tuttavia il nostro Amadeo, da quel grande teorico che fu, scrisse pagine molto belle e acute (anche se come dici giustamente tu, un po' tardive...) sull'affermazione del modo di produzione capitalista mediante i regimi del cosiddetto "socialismo reale". Non so se li conoscete, ma tre scritti in particolare (1953-1954), a mio parere, meritano di essere letti (criticamente):
"Fiorite primavere del capitale" (http://www.quinterna.org/archivio/filitempo/109_1953_fioriteprimavere.htm),
"L'orso e il suo grande romanzo" (http://www.quinterna.org/archivio/filitempo/108_1953_orsoromanzo.htm)
e "Russia e rivoluzione nella teoria marxista"
(http://www.quinterna.org/pubblicazioni/storici/russiarivoluz.htm).
Buona lettura a tutti i compagni.
Daniele
Caro Daniele,
RispondiEliminaGrazie del suggerimento. Conosco e mi baso su tutti gli scritti di Bordiga dal 1911 al 1923 (editi da Graphos e FAB) e le biografie di Saggioro, Basile e Gerosa, quindi diversi suoi articoli del secondo dopo guerra apparsi su Prometeo, Battaglia e Programma... Ad ogni modo i tuoi link sono molto utili e puntuali per ampliare il dibattito.
Ti ringrazio molto.
Cesco