Di recente ho scritto sul Socialist
Standard, organo mensile del Partito Socialista della Gran Bretagna, un
articolo sulla disputa tra governo e Unione Europea sul budget. Tra le altre
cose, affrontavo superficialmente l’argomento del debito pubblico.
Nell’articolo già chiarivo brevemente, se ce ne fosse stato bisogno, quale
fosse la differenza tra deficit e debito dello Stato. La discussione come è
noto era sul deficit, ovvero il piano di spesa pubblica rapportato al Prodotto Interno
Lordo (PIL). Gli Stati membri non credevano che il piano proposto dal governo 5
Stelle-Lega fosse in grado di rispettare l’accordo del 2012, noto come Fiscal Compact. Fiscal compact che altro non è che una politica di austerità che in
una economia così malandata come quella italiana può determinare un fattore di
ulteriore strangolamento economico, in particolare se contemporaneamente non
vengono fatte riforme strutturali che favoriscano la realizzazione di profitti
e quindi gli investimenti privati. In altre parole, è facile essere austeri
quando si ha un PIL alto e in crescita, altro conto in una economia stagnante o
in calo. E ancora, il deficit è più facile riscontrarlo in economie con un
grande debito pubblico. Questo perché una parte considerevole del budget deve
andare a coprire gli interessi delle speculazioni fatte sul debito stesso.
Ma cosa ha determinato in Italia una tale
voragine?
Il problema del debito pubblico mi interessava particolarmente anche perché
vivendo all’estero e in particolare nel Nord Europa sono spesso esposto a
commenti puerili sulla disonestà degli italiani soprattutto per quanto riguarda
l’evasione fiscale. Il fatto che il debito dello Stato sia definito “pubblico”
tende a far pensare che tutti i cittadini vi abbiano contribuito. Questo
giustificherebbe le maldicenze che vogliono accollare la responsabilità del
debito a tutti gli italiani.
L’aggettivo “pubblico” in questo caso è però fuorviante. Infatti se si va a
analizzare come questo debito si sia generato e sia andato fuori controllo, ci
si rende presto conto che la responsabilità va accollata principalmente alla
classe dirigente e alle grandi società che ne hanno tratto giovamento. Ciò non
toglie che l’evasione fiscale, e quindi le mancate entrate, compongano una
parte del debito pubblico.
Il fenomeno dell’evasione fiscale andrebbe analizzato più da vicino. Come
descritto da Stefano Manestra nel suo resoconto per la Banca d’Italia intitolato
“Questioni di economia e finanza, Per una
storia della ‘tax compliance’ in Italia”: “La quota del reddito
nazionale non assoggettata a tassazione è scesa dalla metà grossolanamente
stimata da Einaudi prima della Grande Guerra a un quarto, secondo i calcoli del
Ministero dell’Economia e delle Finanze per il 2006; semmai è l’accresciuta
ricchezza del paese ad aver reso oggi il fenomeno più macroscopico in valore
assoluto”.
I soggetti economici che evadono maggiormente il fisco sono le piccole
imprese e le attività professionali (liberi professionisti come medici,
avvocati, ingegneri...). Insomma la piccola e media borghesia. L’Iva è
l’imposta con la maggiore percentuale di evasione. La pressione tributaria che
è in linea con gli altri paesi se non addirittura più alta, va a ricadere su
quelli che il fisco non possono evaderlo o non lo evadono. Inoltre, il peso
dell’evasione fiscale da parte dei grandi evasori è ovviamente maggiore del
peso dei piccoli evasori i quali possono risparmiare e speculare su tale
evasione poco e niente. In Italia è consuetudine anche il fenomeno
dell’evasione per necessità. I cosiddetti “poveracci”
che evadono il fisco per sopravvivere.
Considerando quindi che l’evasione fiscale è un fenomeno in diminuzione
sicuramente dagli anni ‘70 a oggi, e che, al contrario, il debito pubblico è
cresciuto a dismisura, si può vedere quanto non si possa meramente attribuire
al fenomeno dell’evasione fiscale la costituzione del debito pubblico. Ciò non
toglie che i grandi e medi evasori fiscali accollino da anni il peso tributario
sulla maggioranza dei lavoratori. Dopo aver ricollocato e contestualizzato il
ruolo delle mancate entrate sulla costituzione e aggravamento del debito
pubblico, possiamo affrontare le cause che hanno determinato l’esplosione di
tal debito negli anni ’70 e ‘80.