Il fondamento dell'argomento spirale
Lynch ha contrastato efficacemente l'argomento sottolineando che
l'aumento dei prezzi si è verificato nonostante la stagnazione dei salari reali
ed è avvenuto molto tempo prima delle sue azioni sindacali e di quelle di altri
sindacati. Espone così l'assurdità di incolpare i lavoratori per l'aumento dei
prezzi. I colpevoli che identifica sono società oscenamente redditizie che
usano i paradisi fiscali per resistere alla ridistribuzione del reddito. Qui la
sua argomentazione diventa un po' confusa, poiché non spiega esattamente come
gli alti profitti facciano salire i prezzi. Ma Lynch sottolinea un punto
importante sottolineando che un aumento della paga per i lavoratori potrebbe
essere sottratto a quei profitti, piuttosto che risultare nel tentativo dei
datori di lavoro di aumentare i prezzi. In questo modo indica il punto centrale
che questo articolo cercherà di spiegare: salario e profitto sono in una
relazione antagonista, dove i guadagni da una parte vanno a scapito dell'altra.
Pertanto, un aumento dei salari – o (contrariamente al punto di vista “lynchiano”)
del profitto – non si traduce necessariamente in un aumento dei prezzi delle merci.
I commentatori che belano di una spirale salari-prezzi, al
contrario, danno per scontato che l'onere per le aziende di pagare salari più
alti ai lavoratori dovrebbe essere compensato da prezzi più alti. L'argomento
sembra non solo plausibile ma di buon senso, e le contro argomentazioni avanzate
da Lynch e altri, nonostante sollevino punti importanti e siano retoricamente
efficaci, non riescono a esporre le sue fondamenta traballanti.