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domenica 28 novembre 2021

Cosa succede quando c'è una maggioranza socialista?

Non sarà il Partito Socialista come organizzazione separata dalla classe lavoratrice ad avere una maggioranza parlamentare, ma la classe lavoratrice di mentalità socialista. Saranno i lavoratori che avranno conquistato il controllo politico e i parlamentari socialisti saranno i loro delegati. Ciò presuppone una maggioranza socialista al di fuori del parlamento, che si sarà organizzata non solo in un partito politico socialista, ma anche in luoghi di lavoro pronti a mantenere in corso una produzione utile. Inoltre, ci sarebbero movimenti simili con il controllo del potere politico o che sarebbero vicini ad averlo in altri paesi capitalisti avanzati. 

Quindi cosa farebbe la maggioranza dei delegati socialisti? La ragione principale per entrare in parlamento, come organo centrale eletto per la legislazione, è quella di essere in grado di controllare la macchina del governo; non allo scopo di formare un governo come sotto il capitalismo, ma, come minimo, per impedire che i poteri dello stato vengano usati contro il movimento per il socialismo. Inoltre, poiché lo Stato non è solo il potere pubblico della coercizione, ma anche il centro dell'amministrazione sociale, si userebbe questo aspetto per coordinare la rivoluzione sociale dal capitalismo al socialismo e per mantenere in vita i servizi amministrativi essenziali.

giovedì 16 marzo 2017

La partecipazione politica

Iniziamo con il definire cosa si intende per classe lavoratrice e cosa si intende per politica. La classe lavoratrice è costituita di fatto da tutti coloro i quali sono costretti a vendere il proprio lavoro (forza lavoro) per una remunerazione, salario o pensione, per sostentarsi, e sostentare i membri della propria famiglia non in grado di lavorare, per il resto dei loro giorni. Fare parte di questa classe è uno stato di fatto economico e di conseguenza sociale e non vuol dire automaticamente esserne a conoscenza. Per politica si intende, l’arte o l’attività di organizzazione e amministrazione di una collettività sociale.
Troppo spesso oggi il lavoratore non ha una chiara idea di appartenenza alla propria classe sociale, la classe lavoratrice appunto. L’unico senso di appartenenza che gli rimane è quello culturale, legato al posto dove è cresciuto, o più in generale, alla cultura nella quale è stato allevato. Spesso anche se approssimativamente questa appartenenza culturale si identifica con l’identità nazionale. Il risultato è che sfruttati e sfruttatori si sentono tutti e due legati da un minimo comune denominatore che è la madre Patria.
Allo stesso tempo, troppo spesso, oggi il lavoratore identifica la politica con l’organo di governo della classe dominante, ovvero lo Stato borghese impersonato dai suoi rappresentati, i politici. Giustamente una larga fetta di lavoratori, se non la maggioranza, non sente che i suoi interessi siano rispettati da questa politica. Questo è dimostrato dalla bassa affluenza alle urne alle elezioni politiche. In più vi è il diffuso senso di diffidenza e disprezzo nei confronti di chi organizza e amministra la cosa pubblica. Questo senso è giustificato dalla mala amministrazione, le cammorrie, o mafie che si vogliano chiamare, le quali puntualmente mostrano i politici come dei parassiti che mangiano a quattro ganasce sulla cosa pubblica.
Questo stato di cose, ovvero la mancanza di coscienza di classe e la identificazione della politica in una istituzione oligarchica (in mano a una casta), estranea e addirittura corrotta, lascia i lavoratori in uno stato di frustrazione che sfocia in diverse manifestazioni, da movimenti reazionari intolleranti più o meno autoritari e nostalgici, demagogici (ovvero senza sostanza che accontentato solo apparentemente il popolino), a movimenti moralisti. Questi ultimi sono per una politica sempre oligarchica anche se “democraticamente” eletta, ma che funzioni, ovvero ben amministrata e non corrotta, cioè, moralmente onesta. E poi c’è la maggioranza silente che rimane a guardare in uno stato di impotenza o indifferenza. Questo tipo di reazioni ovviamente non fanno parte della lotta della classe lavoratrice cosciente del suo ruolo nella società.
Se avessimo una classe politica governate perfetta, come vogliono i moralisti, questo non risolverebbe lo stato di sfruttamento della classe lavoratrice. La disoccupazione, le basse pensioni, i tagli ai posti di lavoro nei settori non più redditizi agli imprenditori sarebbero i medesimi. Questo perché anche nel sistema capitalista “onesto”, il profitto viene prima di tutto, e quindi è totalmente moralmente onesto, secondo la morale borghese si intende, assoggettare la maggioranza della popolazione al lavoro salariato o affamarla se tale lavoro può essere spostato dove è più economico. Ecco che la vera indole della morale della classe padronale viene svelata: il profitto. Lottare per una classe dirigente “onesta” non è che la trappola più insidiosa della borghesia. Il voto elettorale in questo caso quindi rimane il pretesto per legittimare gli interessi economici della classe che detiene il potere economico.  Attraverso questo meccanismo la classe che detiene il potere economico si assicura quello politico.
Ma allora come interagire con la politica? Se torniamo alla sua definizione, la politica non è nient’altro che l’arte di gestire, ovvero organizzare e amministrare la collettività sociale. Ma è il sistema economico attuale che impone che da questa gestione la collettività stessa debba essere esclusa. La borghesia si nasconde dietro al suo falso concetto di democrazia, secondo il quale la collettività assolve il suo compito sociale scegliendo i suoi amministratori e organizzatori mediante il suffragio. Ma la collettività dovrebbe e può gestire direttamente se stessa. Ovviamente la classe dominante ci tiene a precisare che questa è utopia, in quanto se gli venisse tolto il diritto di proprietà sui mezzi di produzione e su ciò che producono (ovvero la cosa pubblica), questa classe non esisterebbe più.  La classe dominante proprio perché proprietaria di tali mezzi di produzione e del prodotto sociale, ovvero del potere economico, ci tiene a ribadire che senza di essa e della sua rappresentanza politica, eletta “democraticamente” dalla collettività, la società non potrebbe funzionare o addirittura esistere.
Ora, avendo, la classe dominante, sradicato qualsiasi tipo di coscienza di classe nella classe lavoratrice, ovvero quella che deve lavorare per campare, non può far altro che trovare conferma nel disinteresse e nella disorganizzazione ti tale classe per rafforzare la propria posizione di indispensabilità. Non è un caso che questa entri a legiferare nell’intimo della libertà del singolo individuo, cercandolo di legare mani e piedi e inculcandogli l’idea di essere un cittadino che deve imparare a stare al suo posto a tutti i costi, anche in casi estremi, come di guerra e fame.
Ma tutto questo non è altro che un sistema sociale ed economico che deve essere rovesciato.
Il nostro intendimento di politica è semplice. La collettività sociale deve organizzare e amministrare se stessa. Per fare ciò deve prendere possesso dei mezzi di produzione e del prodotto sociale, ovvero in parole semplici, cessare di lavorare per il profitto di un padrone, deve quindi organizzarsi in centri di amministrazione del prodotto sociale, ovvero tutto ciò che ora è merce, sia materiale che astratta, e distribuirlo secondo i bisogni di ognuno.  Investire parte del tempo ora dedicato al lavoro retribuito a questa attività di organizzazione e amministrazione della collettività sociale, vorrà dire fare effettivamente politica.

L’annullamento di ogni tipo di mercimonio e di profitto, libererà interi settori di lavoratori e moltissime risorse, tra le quali gli odierni disoccupati che saranno finalmente disponibili nel contribuire alla produzione sociale e alla sua organizzazione e amministrazione quindi distribuzione. Questo si può semplicemente ottenere investendo una frazione di tempo al giorno, alla settimana o al mese, nel prendere parte all’attività di gestione di Gruppi locali, li si chiami Comuni, Consigli, la sostanza non cambia. Qui invece di gestire gli interessi di una minoranza si gestiranno le risorse, la produzione e la sua distribuzione in coordinamento con gli altri Gruppi. Ovviamente tali Gruppi saranno uniti in una rete globale, dove il problema delle risorse, della produzione e della distribuzione sociale sarà armonizzato secondo le singolarità e esigenze locali, ma anche tenendo conto dell’equilibrio globale. I mezzi di comunicazione ora utilizzati per tenere il popolo bue al suo posto, con panem et circenses, saranno sfruttati per la gestione globale del prodotto sociale. Le diversità culturali, usi e costumi, non saranno più associate al concetto di patria e di nazione sovrana, non ci sarà più l’esigenza di avere confini, ma tali diversità saranno fonte di ricchezza intellettuale e spirituale. Il turismo, per esempio, continuerà a esistere, ma gli sforzi andranno verso la libera distribuzione della conoscenza nel rispetto dell’ambiente. Non più orde di turisti trattati come mandrie per mungerli fino all’ultimo penny. L’educazione, intesa come istruzione, e la ricerca saranno attività cruciali per questo nuovo tipo di società. In quanto l’educazione dell’individuo nel rispetto delle regole sociali sarà necessaria per il buon funzionamento del sistema sociale e il miglioramento del razionale uso delle risorse nel processo di produzione, e l’equa distribuzione sarà il cardine della nuovo sistema socialista.  

giovedì 22 luglio 2010

Diamoci da fare

Ci sono molti problemi in Italia e nel mondo, bisogna essere proprio ciechi per non accorgersene, anche se i potenti e i privilegiati con il controllo dei mass-media cercano di non farci vedere quelli più gravi. Inoltre, ci sono buone probabilità che siamo tutti su un Titanic che sta lentamente ma inesorabilmente affondando.

Se ci aspettiamo che siano sempre altri a risolvere questi problemi per noi, siano essi politici o intellettuali di professione, dei messia o dei leader, le cose non miglioreranno mai. Dobbiamo essere noi ad interessarci in prima persona ai problemi che ci circondano, interessandoci alla Politica facendo Politica.

Dobbiamo agire noi in prima persona organizzandoci nel nostro interesse, ma non per rattoppare (riformare) o amministrare il capitalismo, bensì per liberarci di esso una volta per tutte sostituendolo con il vero Socialismo. Questo è il Movimento Socialista Mondiale.

giovedì 8 luglio 2010

Un tipo diverso di politica

Il termine politica ha assunto un significato negativo, ma questo perché lasciamo tale attività ai politici di professione.

Oggi la maggior parte dei gruppi politici usa la parola “socialismo” [in Italia maggiormente la parola “comunismo”, ndt] per fare riferimento a un tipo di politica di sinistra favorevole a cose quali la nazionalizzazione delle industrie, la maggiore tassazione dei ricchi, la maggiore partecipazione dei sindacati nel governo, la maggiore spesa in programmi sociali, e il maggior controllo dell’economia da parte dello stato. I cosiddetti socialisti della sinistra, allo stesso modo di tutti gli altri partiti politici della destra e del centro, guardano ai problemi del mondo – la fame e la malnutrizione, la povertà, la disoccupazione, le epidemie, le guerre, i genocidi, la distruzione ambientale – e ci dicono che nessuno di essi possono essere risolti incolpando il sistema. Se solo potessero cambiare le leggi, stabilire i bilanci di previsione, e fare da collegamento con gli altri leader del mondo, le cose andrebbero meglio, dicono. E così eleggiamo questi politicanti – ancora e ancora e ancora – e ciò nonostante, dopo decenni e secoli, i problemi sono ancora presenti.

Tuttavia, il Movimento Socialista Mondiale non è un movimento di sinistra, e non sostiene nessuna delle sue riforme politiche. Quando noi parliamo del socialismo, intendiamo una cosa e una cosa soltanto: un sistema sociale mondiale e organizzato democraticamente senza stati, leader, mercati e denaro. Noi crediamo che tale società nel complesso, non dei governi o una piccola minoranza di proprietari privati, dovrebbe possedere e controllare i mezzi di produzione e di distribuzione della ricchezza. Noi crediamo che la produzione dei beni e dei servizi dovrebbe aver luogo non per il profitto ma piuttosto direttamente per soddisfare i bisogni umani. Noi crediamo che il lavoro dovrebbe essere volontario, non obbligato, e che le persone dovrebbero avere libero accesso ai beni prodotti dalla società. Questo non è un mero rattoppamento con tassazione, budget e leggi che è quello che vogliono fare tutti gli altri partiti---quello che noi vogliamo è un cambiamento fondamentale e rivoluzionario nel modo in cui la società è organizzata.

Cosa intendiamo esattamente quando diciamo che i mezzi di produzione e di distribuzione della ricchezza dovrebbero essere posseduti in comune? Con “mezzi di produzione e di distribuzione della ricchezza” non intendiamo i beni personali come la tua casa, i tuoi vestiti o il tuo spazzolino da denti, intendiamo bensì le foreste, le fattorie, le miniere e gli oceani dai quali le ricchezze naturali vengono estratte; le fabbriche in cui esse vengono trattate; le reti di trasporto, come per es. le strade e le ferrovie, le quali trasportano questi beni da una parte all’altra della Terra; e i centri di distribuzione, come per es. i magazzini e i grandi magazzini, dai quali ci approvvigioniamo di questi beni per il nostro proprio uso. Attualmente, tutte queste cose sono possedute e controllate da una minuscola minoranza della popolazione mondiale. Se questi proprietari non riescono a trovare un modo per realizzare un profitto attraverso la vendita dei beni, allora essi non saranno prodotti o distribuiti, non importa quanto la gente ne abbia bisogno. Ecco perché milioni di persone in tutto il mondo hanno poco e nessun accesso al cibo, all’acqua pulita, alle medicine e all’abitazione. Non è perché ci mancano le risorse o le capacità per produrre queste cose, ma perché non è profittevole fare così.

D’altro canto, il capitalismo sembra essere molto bravo a produrre in abbondanza beni di cui nessuno necessita. Invece di scoprire ciò di cui la gente ha bisogno e poi produrre i beni per soddisfare i bisogni, una larga parte dell’energia nella nostra attuale società viene impiegata per creare ogni sorta di gadget, di aggeggi, e di altra mercanzia scadente, e poi per convincere la gente ad averne bisogno. L’intero sistema è capovolto! Non puoi scendere oggi per strada, o accendere la televisione o la radio, o aprire un giornale o una pagina web, senza venire costantemente bombardato con tabelloni, spot, messaggi promozionali, banner, inserzioni, volantini, buoni, poster, adesivi, spam ecc. che cercano di convincerti che hai bisogno di acquistare un qualsiasi prodotto che spesso si rivela un imbroglio. Molto spesso questi prodotti sono di così scarsa qualità che non funzionano come viene pubblicizzato, oppure finiscono con il rompersi dopo pochi mesi o anni.

In una società socialista, invece, tutti i mezzi di produzione e di distribuzione della ricchezza sarebbero democraticamente posseduti e controllati dalla società nel complesso. Vale a dire che ognuno di noi avrebbe il diritto di partecipare alle decisioni riguardo a come organizzare la produzione di beni e servizi. E in qualsiasi sana società tecnologicamente avanzata, non c’è nessuna ragione per cui l’unico obiettivo della produzione non dovrebbe essere semplicemente la soddisfazione dei bisogno autodeterminati delle persone con senza dubbio i migliori beni che sappiamo come produrre. Ciò comporterebbe la fine della compravendita e del denaro. Disponiamo già delle risorse e delle tecnologie per fornire a ogni singolo essere umano su questo pianeta tutti i beni materiali necessari per una vita confortevole, piacevole e divertente. Tutto quello che ci manca è il sistema sociale che permetterebbe a ciò di avvenire.

Quindi come possiamo realizzare questo nuovo sistema sociale? Il Movimento Socialista Mondiale non crede nel raggiungimento del socialismo con la coercizione o con la violenta presa del potere da parte di una avanguardia rivoluzionaria. Ciò non fornisce nessuna base su cui costruire una società giusta e democratica. No, l’unico modo in cui il socialismo come noi lo intendiamo potrebbe essere istituito e gestito è con il consenso e la cooperazione di una vasta maggioranza della popolazione mondiale. E sapremo quando ci sarà tale maggioranza soltanto nel momento in cui essa ce lo dirà attraverso il voto politico. Sarà allora, e solo allora, che sapremo che è arrivato il momento per la rivoluzione socialista. Sarà allora che potremo cominciare a smantellare la macchina coercitiva del governo e a prendere il controllo delle cose di cui abbiamo bisogno per far funzionare la società nel nostro proprio interesse.

Il capitalismo non può soddisfare i bisogni della maggioranza della popolazione nel mondo. No lo fa oggi, e mai potrà, non importa quanto siano ben intenzionati i politici che probabilmente proveranno a farlo. Diversamente, noi ti stiamo chiedendo di capire e di essere d’accordo con le nostre analisi sul perché il mondo è nella situazione in cui si trova oggi, e sul perché l’intero sistema mondiale del capitalismo necessiti di essere sostituito dal socialismo.

(Traduzione da Socialist Standard, giugno 2009)