Il 17 Marzo si è commemorato il 150° anniversario dell’unificazione d’Italia. Questa commemorazione è coerente con la necessità, ancora viva, della classe dominante borghese di conservare e consolidare nella classe lavoratrice il sentimento d’appartenenza a una patria. Tale sentimento di appartenenza è in diretta contrapposizione allo spirito internazionalista che la classe lavoratrice cosciente dovrebbe avere. Alla borghesia non interessa la realtà storica, ma il dominio, e quindi il controllo sui lavoratori, e come meglio controllare la massa se non dividendola in nazioni, categorie e così via?
Ma allora siamo italiani o no? La risposta è nella frase del marchese d'Azeglio “abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli Italiani”, la quale è storicamente corretta e dimostra che il concetto d’italianità è fittizio. In verità quello del popolo italiano è un mito che alla stessa stregua del mito del popolo tedesco emerge con il passaggio dal sistema feudale a quello capitalista. Il concetto di patria Italiana è un concetto borghese, introdotto dalla borghesia rivoluzionaria francese nel 1797. La Francia borghese costituì nell’Italia settentrionale, per mezzo del suo generale più capace, Napoleone, la Repubblica Cisalpina che divenne nel 1802 Repubblica Italiana e quindi Regno d’Italia nel 1805 sotto Napoleone Imperatore. Tal concetto di patria venne formalmente esteso a tutta la penisola dal cognato di Napoleone, Joachim Murat col Proclama di Rimini nel 1815. Il processo d’unificazione in Italia sicuramente non fu un processo popolare. I “patrioti” erano borghesi liberali, come Mazzini, o borghesi monarchici come lo stesso marchese d’Azeglio o il più noto Camillo Benso conte di Cavour, che nulla avrebbero ottenuto se non grazie alle superpotenze di quei tempi, quali il Regno Unito di Gran Bretagna e la Francia. I borghesi hanno cercato qua e là di usare con più o meno successo il popolo e questo conferma che il Risorgimento non fu altro che un movimento di emancipazione borghese. Il primo obiettivo borghese fu quello di creare lo Stato-Nazione (Stato liberale) e il secondo di conseguenza quello di educare i lavoratori, abitanti della penisola a esserne i sudditi.
Per i borghesi liberali come Mazzini avere un Regno d’Italia invece di una Repubblica denotava un gran ritardo tra la maturità della borghesia e il suo effettivo dominio. I monarchici questo lo sapevano bene e cercando di preservare il loro Stato feudale si barcamenavano tra concessioni e repressioni. Se oggi le più alte cariche dello Stato omaggiano al contempo il Re Vittorio Emanuele II e Mazzini, questo fa capire che per la borghesia ciò che conta sono i risultati non i mezzi.
Non solo il concetto di Nazione è un concetto fittizio ma anche estremamente recente, e questo è un altro esempio che Nazione non è sinonimo di tradizione. Di fatto gli Stati Uniti d’America, ottennero l’indipendenza, dichiarata il 4 Luglio del 1776, dal Regno Unito di Gran Bretagna formalmente con il trattato di Parigi nel 1783 ovvero 78 anni prima della famigerata unità d’Italia. Se vogliamo parlare di tradizioni allora invece di Repubblica Italiana con un secolo e mezzo di storia (se non si parte a contare dal 1870) dovremmo parlare di Repubblica di Genova, con 7 secoli di storia o quella di Venezia con 11 secoli di storia, o di Stato Pontificio altri 11 secoli, dei regni di Napoli e di Sicilia che tra una dominazione e l’altra avevano altri 5 e 7 secoli di storia rispettivamente. Ci sono volute due Guerre Mondiali con vent’anni di fascismo per convincerci della nostra italianità che oggi si commemora.
Il Movimento Socialista Mondiale ritiene che i lavoratori non appartengano a una patria, se non intesa come il mondo intero. Il che non significa che questi non abbiano tradizioni, lingue usi e costumi diversi. Il lavoratore socialista è per coerenza internazionalista. La classe dominante sa bene che dividendo i lavoratori ne ottiene l’assoggettamento. È per questo motivo che al padrone fa comodo che i lavoratori siano divisi per mansione, categoria, nazionalità, religione ecc...
Lavoratori di tutto il mondo unitevi!
IL CONCETTO STATO-NAZIONE, OGGI PIU'ì DI IERI, VIENE USATO DALLA CLASSE DOMINANTE PER RICATTARE I LAVORATORI CON LA DELOCALIZZAZIONE RESA POSSIBILE DALLE POLITICHE NEOLIBERISTE POSTE IN ESSERE DOPO LA CADUTA DEL MURO. LA DIVERSITA' DELLE GENTI DEL MONDO E' IL SALE DELL'UMANITA'. LINGUE, USI, COSTUMI SONO IL MERAVIGLIOSO FRUTTO DELL'ANIMO E DELL'INTELLETTO UMANO MA, OCCORRE CHE L'UMANITA' SI UNISCA FINALMENTE IN UNA NUOVA SOCIETA' MONDIALE BASATA SULLA DEMOCRAZIA DIRETTA, SULLA SOLIDARIETA', SUL NON-POSSESSO INDIVIDUALE E SULLA PACE. MARIANO
RispondiElimina