domenica 3 dicembre 2017

Cento anni dalla rivoluzione della minoranza bolscevica in Russia: le critiche dei socialisti italiani e inglesi (Parte II)

Reazioni del “Socialist Standard”

Nell’articolo pubblicato a gennaio del 1918, si fa menzione alla presa del potere da parte dei Bolscevichi, ma c’è molta cautela nel commentare notizie parziali e poco attendibili. Si menziona come positivo l’armistizio firmato dai bolscevichi. In agosto, sempre del 1918, quando le informazione sono ormai chiare c’è la presa di posizione del SPGB con “The Revolution in Russia: Where it Fails”. Si fa menzione di due pamphlet “Guerra o Rivoluzione” di Trockij pubblicato dal “Socialist Labour Party” a Glasgow, scritto prima della rivoluzione e uno di Litvinov. In primis l’articolo dello Standard espone in termini negativi Trockij il quale nonostante si dica marxista, si stupisce della decisione dell’Internazionale Socialista di votare i crediti di guerra,
Da ogni marxista serio questo era da aspettarselo. Il partito socialista sta fermamente e solidamente sulla linea della guerra di classe … Negli anni passati il S.P.G.B. da solo in questo paese, e gruppi marxisti in altri paesi, hanno sottolineato che le sezioni di Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Austria ecc. …, le quali formano la maggioranza dell’Internazionale, hanno o abbandonato, o non hanno mai accettato di schierarsi in favore della guerra di classe, e non erano quindi Socialiste nel vero senso della parola”
Il secondo pamphlet di M. Litvinov scritto a marzo del 1918, non aggiunge nulla alla nostra conoscenza degli affari russi, prosegue l’articolo dello “Standard”, che quindi va avanti descrivendo la situazione in Russia:
“Perfino la Russia d’oggi è in larga misura un paese agricolo, alcune fonti dicono che l’80 per cento della popolazione sia occupata nell’agricoltura; il loro sistema, ad ogni modo, ha certi aspetti peculiari che necessiterebbero un tomo voluminoso per descriverli.
Nel complesso la popolazione agricola è divisa in gruppi di villaggio, o comunità, basate primariamente su quel che viene chiamata ‘mir’. Ad ogni contadino è assegnato un certo ammontare di terra, a seconda del numero di componenti della sua famiglia. La sua proprietà viene cambiata periodicamente così da prevenire che qualcuno possa tenere per se la terra migliore. Se la popolazione aumenta oltre i limiti della terra controllata dalla ‘mir’, si forma un gruppo, e si sposta su una nuova terra, nel modo descritto molto bene da Julius Faucher nel suo arguto saggio ‘Il sistema agrario russo’. Siccome questo gruppo è collegato alla vecchia ‘mir’, le comunicazioni e le relazioni tra loro sono mantenute, e la proliferazione potrebbe vedere una serie di villaggi espandersi oltre una certa area, e avere una connessione più o meno lassa l’uno con l’altro. La terra, però, non è posseduta dal gruppo di villaggio. In ultima istanza è posseduta dallo Czar nella sua qualità di Padre del Popolo; ad ogni modo, grandi possedimenti sono concessi ai nobili per i loro servizi militari e altri servigi resi alla corona. 
Questa proprietà, per quanto peculiare possa diventare, è concessa da tutte le ‘mir’ previo pagamento di una quota per la terra, solitamente denominata tassa. Questa tassa viene pagata al nobile quando egli ha il possedimento, e allo Czar quando questo è il padrone diretto.”     

 
Con l’abolizione della servitù della gleba ironicamente i nobili sono rimasti padroni, e molti contadini hanno perduto la terra da lavorare. Gli affari locali della ‘mir’ erano regolati da un rappresentante, chiamato Anziano o Sindaco.
“Era, ed è, questo tipo di persone che Kerensky rappresentava. La ‘mir’, certamente, è sotto il controllo governativo generale, solitamente attraverso un sovraintendente o un ufficiale di polizia.
L’area occidentale e le città della cintura petrolifera industriale meridionale del tipo capitalistico usuale si sono sviluppate negli ultimi anni, e contengono un certo numero di veri proletari, o schiavi salariati.   
Questa enorme massa di gente, che ammonta a circa 160.000.000, sparsi su oltre otto milioni e mezzo di miglia, è pronta al Socialismo?
… ed è estremamente significativo che né Trotsky né Litvinoff dicano una sola parola su questo aspetto della situazione.
… Quale giustificazione c’è, quindi, per chiamare la rivolta in Russia una rivoluzione socialista? Nessuna, oltre al fatto che i leader del movimento di novembre sostengano di essere socialisti marxisti. Litvinoff praticamente lo ammette quando dice: << Nel prendere le redini del potere i bolscevichi pianificavano un gioco ad alto rischio. Pietrogrado si era mostrata interamente dalla loro parte. Fino a che punto le masse proletarie e l’esercito contadino nel resto del paese li avrebbero sostenuti? >>
Questa è una chiara confessione che i bolscevichi stessi non sapevano cosa pensasse la massa quando questi presero il controllo.
… Se il Governo Sovietico dovesse iniziare una campagna di massacri deliberati, ci vorrebbero diversi anni molto intensi per avvicinare il numero di vittime fatte dall’ultimo Czar regnate. Ma per ora tutte le prove che puntano verso l’accusa di macellazioni condotte dai bolscevichi sembrano essere tutt’altro che fabbricazioni a beneficio di fini borghesi.
… con la massa di russi ancora priva della conoscenza necessaria per stabilire il socialismo, con entrambi i gruppi belligeranti che mandano forze dentro il paese, con la combinazione possibile di questi gruppi al fine di ristabilire il capitalismo … in Russia le cose sembrano cupe … ”
Riportiamo, ora, ampli stralci di un articolo molto importante pubblicato nel luglio del 1920 sullo Standard intitolato “The Russian Dictatorship”. Questo riprende la polemica fra Kautsky “La Dittatura del Proletariato”, già riportato da Critica Sociale nel 1918, e Lenin “La Rivoluzione Proletaria”:
“Quanto inutile è il giudizio di Lenin nei confronti Kautsky è mostrato da un fatto straordinario. Secondo Lenin, Kautsky era stato un marxista fino all’inizio della guerra nel 1914, quando questi diventò un ‘rinnegato’. Però come ogni Socialista sa, a parte precedenti azioni in Germania, 14 anni prima della guerra Kautsky aveva proclamato la sua rinuncia al marxismo quando difese la ben nota ‘risoluzione Kautsky’ al Congresso dell’internazionale Socialista nel 1900. Quella risoluzione affermava che un Socialista poteva accettare il dono di una poltrona in un governo capitalista in caso di una emergenza nazionale, come una guerra. Il suo sostengo alla classe capitalista tedesca sulla guerra era quindi solo il risultato logico della sua risoluzione del 1900. ” .
Tornando alla questione della dittatura:
 “Kautsky dice che la questione è quella dello ‘scontro di due metodi fondamentalmente distinti, quelli della democrazia e della dittatura’. Lenin replica sostenendo che la questione è ‘della relazione tra Stato proletario e Stato borghese, tra democrazia proletaria e democrazia borghese’.
È ovvio che l’affermazione di Lenin è un mezzuccio. Per poter esistere la relazione tra uno Stato proletario e uno borghese entrambi questi Stati devono esistere allo stesso momento. Esistono questi due Stati in Russia oggi? Se non esistono, non c’è possibilità di tale relazione.
… Ma se la democrazia è il governo della maggioranza, e nei paesi capitalisti menzionati è la forma proletaria della maggioranza della popolazione, che hanno la maggioranza dei voti, è chiaro che il proletariato deve aver votato per i capitalisti al Parlamento e al potere. Perché non hanno votato se stessi al potere? L’affermazione di Lenin in merito a questo punto è una tale stupida bugia che ci fa meravigliare che un uomo delle sue capacità abbia scritto una cosa in così lampante contraddizione coi fatti. Egli dice: << Le masse lavoratrici sono tenute fuori dal parlamento borghese (il quale mai decise le questioni più importanti in una democrazia borghese in quanto queste sono decise dalla Borsa e dalle banche) da mille e una barriera >>”
Lenin non ne menziona una di queste barriere, lasciamo stare mille e una, per la semplice ragione che non esistono fuori dalla sua immaginazione.
Questo è uno dei punti sul quale Kautsky incide pesantemente e Lenin è ridotto a eludere.
<< Ogni azione cosciente presuppone una volontà. La Volontà di avere socialismo è la prima condizione per il suo successo >>
<< Questa Volontà è creata dalla grande industria … La piccola produzione crea sempre la Volontà di confermare o ottenere la proprietà privata dei mezzi di produzione in voga, non la Volontà della proprietà sociale, verso il socialismo>>
Questa è la situazione. Fin quando i lavoratori concordano con il capitalismo, voteranno I capitalisti al Parlamento. Quando concorderanno col socialismo – o ‘la Volontà di avere il Socialismo’ ci manderanno i socialisti. [grassetto nostro]
… Lenin nel suo libro dice: << Il regime dei Soviet è mille volte più democratico che il più democratico dei regimi in una repubblica borghese >>.
… Cos’è il Regime dei Soviet?
La parola Soviet è usata da molti sostenitori dei bolscevichi come se denotasse dei poteri magici di recente scoperta. Quando ci si dice che significa semplicemente Consigli, la magia svanisce.
Alla base di questo sistema ci sono i Consigli Urbani e Rurali, direttamente eletti dalle sezioni qualificate al voto. I delegati sono eletti nella proporzione di un delegato ogni 1.000 membri nelle città (fino ad un massimo di 1.000 consiglieri), e un delegato per ogni 100 nella campagna.
Sopra questi viene il Congresso del Volost. Un Volost è un gruppo di villaggi, e il congresso è composto da delegati dai consigli di questi gruppi di villaggio.
Poi sopra in ordine c’è il Congresso di Distretto composto da rappresentative provenienti dai Consigli di Villaggio.
Ancora più in alto c’è il Congresso della Contea che consiste in rappresentative dei Consigli Urbani e dei Congressi dei Volost.
A scavalcare tutti questi enti c’è il Congresso Regionale composto da delegati dei Consigli Urbani e dei Congressi dei Distretti di Contea.
All’apice del sistema c’è il Congresso dei Consigli di tutta la Russia, il quale è l’autorità suprema della Repubblica russa. Questo è formato dai delegati dei Consigli Urbani e dei Congressi dei Consigli di Contea.
Ci sono, quindi, sei gradi di autorità nel sistema russo. Ma da notare è come sono eletti. Le ‘masse lavoratrici’ votano una volta – ossia, al consiglio locale, urbano e di villaggio. Questo è il loro solo e unico voto. Tutti gli altri gradi sono eletti dai delegati del Congresso immediatamente sottostante.
Quindi, il Congresso del Volost è eletto dai Consigli del Gruppo di Villaggio; il Congresso di Distretto da Consigli di Villaggio generali; il Congresso di Contea dai Consigli Urbani e i Congressi dei Volost; il Congresso Regionale dai Consigli Urbani e dai Congressi di Contea dei Distretti; e il Congresso di tutta la Russia dai Consigli Urbani e dai Congressi dei Consigli di Contea.
Cosi vediamo che ‘l’autorità suprema della Repubblica dei Consigli russa’ è rimossa a cinque livelli dal voto, dalla portata, o dal controllo dei lavoratori.
Un altro punto interessante è il rapporto tra le rappresentative urbane e di campagna. Quindi, per i Consigli del Congresso di tutta la Russia, i Consigli Urbani mandano una rappresentativa per ogni 25.000, mentre i Congressi del Consiglio della Contea un delegato per ogni 125.000, o in altri termini, i Consigli Urbani hanno cinque volte la rappresentanza dei Consigli di Contea. Lo stesso rapporto è valido per i Congressi Regionale e di Contea. Queste cifre hanno un’importanza particolare.
I bolscevichi, di natura, trovano i loro primario supporto nei centri urbani. Secondo queste basi di rappresentanza questi sono in grado di assicurarsi la certezza pratica della maggioranza ‘nell’autorità suprema della Repubblica Russa’. ‘E il gioco è fatto’, direbbe il prestigiatore da palcoscenico.
Questo metodo potrebbe essere adatto alle condizione della Russia, ma sostenere che tale sistema è ‘un milione di volte più democratico che il più democratico regime in una repubblica borghese’ – dove i lavoratori hanno un diretto, e soverchiante, voto per il centro del potere vero e proprio – è la più pazzesca assurdità. … Ma un punto più importante resta. Ogni studente di Marx sa come questi abbia messo a nudo le leggi dell’evoluzione sociale e abbia sostenuto che, in larga approssimazione, tutte le nazioni devono seguire queste leggi nel loro sviluppo.
Kautsky usa questo fatto con grande efficacia, e forma la sua argomentazione più solida di tutto il pamphlet. A pagina 98 egli riporta la ben nota frase dalla prefazione del primo volume del Il Capitale.
‘Una nazione può e dovrebbe imparare dalle altre. E anche quando una società è sulla strada giusta per scoprire le leggi naturali del proprio moto … non può né colmare con un audace balzo, né rimuovere per mezzo di decreti gli ostacoli offerti dalle successive fasi del suo sviluppo normale. Ma può accorciare e diminuire le doglie ’
Come affronta Lenin questo famoso passo di Marx? Ignorandolo completamente. … Nel mezzo di condizioni speciali e caos causato dalla guerra, quando il vecchio regime sfruttatore era collassato e le nuove classi sfruttatrici erano troppo deboli per prendere il potere, una piccola ma risoluta minoranza ha preso in mano la macchina politica e il controllo degli affari. Le masse di lavoratori in Russia non erano socialiste, e nemmeno capivano i principi del socialismo o desideravano vedere il socialismo stabilito. … Ma governo di minoranza – anche se una minoranza marxista – non è Socialismo. Non fino a che gli strumenti e i metodi di produzione avranno raggiunto lo stadio di grandi apparati e l’organizzazione di massa renderà possibile alla produzione sociale di svilupparsi. Quando i lavoratori, organizzati e addestrati nella produzione sociale, raggiungeranno la comprensione della loro attuale posizione di schiavi, e decideranno di integrare alla produzione sociale la proprietà sociale, per mezzo della presa del potere politico, allora, e non fino ad allora, il Socialismo sarà stabilito.”     
Chiudiamo con la riproduzione integrale di un articolo dello “Standard” pubblicato sullo stesso numero di Luglio 1920 “A Socialist View of Bolshevist policy”. In quanto questo articolo racchiude la quintessenza del nostro anti-bolscevismo.
“Cosa ne pensiamo
Da quando la minoranza bolscevica ha preso il controllo degli affari in Russia ci è stato detto che il loro ‘successo’ aveva completamente cambiato la politica socialista. Questi ‘comunisti’ dichiarano che la politica di Marx e Engels è fuori moda. Lenin e Trotsky sono considerati come i precursori di una strada più breve e più facile verso il comunismo. Sfortunatamente, di questo i ‘bolscevichi’ non hanno ancora fornito alcuna prova che mostri che la politica di Marx e Engels non sia più utile, e fino a quando le prove non arrivano, il Socialist Party of Great Britain continuerà a sostenere la sessa politica marxiana di prima. Continueremo a esporre e opporci al presente sistema e tutti i sui difensori e giustificatori. Noi insisteremo sulla necessità che la classe lavoratrice capisca il Socialismo e si organizzi in un partito politico per ottenerlo.        

La Russia ben lontana dal Socialismo
Quando ci viene detto che è stato ottenuto il socialismo in Russia senza il lungo, difficile, logorante lavoro di educare le masse di lavoratori al socialismo, noi, non solo non lo ammettiamo, ma consideriamo le nostre critiche le medesime confessioni di Lenin. Le sue affermazioni provano che anche se una piccola e vigorosa minoranza potrebbe essere in grado di raggiungere il potere per una volta, questa può solo tenerlo modificando i suoi piani per adattarsi alla maggioranza ignorante. La minoranza al potere in un paese economicamente arretrato è costretta ad adattare il suo programma a queste condizioni di sottosviluppo e fare continue concessioni al mondo capitalista che la circonda. Offre di pagare i debiti di guerra agli alleati, di stabilire un’Assemblea Costituente, di compensare perdite capitaliste, di cessare la propaganda in altri paesi, e di garantire diritti di sfruttamento in Russia per i capitalisti occidentali; tutto ciò dimostra quanto a lungo questa deve percorrere la strada capitalista, e di quanto urgentemente ha bisogno dell’aiuto economico degli altri paesi. Mostra soprattutto che la forte e sprezzante sfida al mondo capitalista è stata zittita dalle loro stesse debolezze interne ed esterne come abbiamo così spesso predetto in queste pagine.     

Le confessioni di Lenin
La follia di adottare i metodi bolscevichi qui è ammessa da Lenin nel suo pamphlet ‘I compiti primari dei nostri tempi’ [I compiti immediati del potere sovietico]. ‘Un paese arretrato può insorgere più velocemente, perché il suo oppositore é marcio fino al midollo, la sua classe media non è organizzata; ma per poter continuare la rivoluzione un paese arretrato richiederà immediatamente più circospezione, prudenza, e resistenza. Nell’Europa occidentale sarà alquanto diverso; lì è molto più difficile iniziare, ma sarà molto più facile andare avanti. Non può che essere così perché lì il proletariato è meglio organizzato e più unito’.
 A quelli coloro i quali dicono che ‘La Russia può combattere il mondo’, risponde Lenin: ‘Solo un pazzo può immaginare che il compito di spodestare l’imperialismo internazionale può essere raggiunto dalla Russia da sola.’   
Lenin ammette che << la Francia e l’Inghilterra hanno imparato per secoli quello che noi abbiamo imparato dal 1905. Ogni lavoratore con coscienza di classe sa che la rivoluzione cresce, ma lentamente, tra le istituzioni libere della borghesia unita, e che noi saremo solo in grado di combattere contro tali forze quando saremo in grado di farlo in congiunzione con la rivoluzione proletaria in Germania, Francia e Inghilterra. Fino ad allora, triste e contraria alle tradizioni rivoluzionarie come può sembrare, la nostra sola possibile politica è quella di aspettare, attaccare, e ripiegare>>

Capitalismo di Stato in Russia
Abbiamo spesso affermato che a causa di una popolazione contadina anti-socialista e una vasta popolazione non preparata, la Russia era molto lontana dal socialismo. Lenin l’ha ora ammesso dicendo: << La realtà dice che il Capitalismo di Stato sarebbe il passo avanti per noi, se noi saremo in grado di instituire il Capitalismo di Stato in un breve periodo sarebbe una vittoria per noi. Come potrebbero essere così ciechi da non vedere che il nostro nemico è il piccolo capitalista, e il piccolo proprietario? Come possono vedere il principale nemico nel Capitalismo di Stato? Nel periodo di transizione dal Capitalismo al Socialismo il nostro nemico principale è la piccola borghesia, con i suoi costumi economici, abitudini e posizioni >>  
Questa replica di Lenin ai comunisti di sinistra (Bucharin e altri) contiene le successive affermazione che, << Instaurare il Capitalismo di Stato al tempo presente significa stabilire il controllo e l’ordine precedentemente ottenuto dalla classe possidente. Abbiamo in Germania un esempio di Capitalismo di Stato, e sappiamo che ha provato la sua superiorità. Se concedeste solo un piccolo pensiero a cosa la sicurezza di tale Socialismo di Stato significherebbe in Russia, una Russia Sovietica, riconoscereste che solo dei pazzi, le quali teste fossero solo piene di formule e di dottrine, possono negare che il Socialismo di Stato sia la nostra salvezza. Se noi l’avessimo in Russia, la transizione per completare il Socialismo sarebbe facile, perché il Socialismo di Stato è controllo centralizzato, socializzazione – di fatto, tutto ciò che ci manca. La più grande minaccia per noi è la piccola borghesia, che, ci impedisce di fare questo passo, dal quale dipende il successo del socialismo >>. 
Qui abbiamo una schietta ammissione dell’immaturità della grande massa di gente in Russia per il socialismo e della produzione russa su piccola scala. Se dovessimo copiare la politica bolscevica in altri paesi dovremmo domandare il Capitalismo di Stato, il quale non è un passo verso il socialismo in paesi capitalisti avanzati. Il fatto rimane, come Lenin è portato a confessare, che non dobbiamo imparare dalla Russia, ma la Russia deve imparare dai paesi dove la produzione su larga scala è dominante.  

Lenin e i trust
<< La mia affermazione che per capire appropriatamente il proprio compito si dovrebbe imparare il socialismo dai promotori dei trust ha sollevato l’indignazione dei comunisti di sinistra. Sì, non vogliamo insegnare ai trust; al contrario, vogliamo imparare da questi. >>. Così Lenin parlava ai suoi critici. In debito con il carattere impreparato dei lavoratori e il loro insuccesso a capire la necessità d’ordine e disciplina nella produzione su larga scala, Lenin deve adottare esperti ‘capitalisti’ per amministrare le fabbriche. Egli ci dice: << Noi sappiamo tutto sul socialismo, ma non sappiamo come organizzarlo su larga scala, come dirigere la distribuzione, e così via. Il vecchi leader bolscevichi non ci hanno insegnato queste cose, e questo non fa onore al nostro partito. Dobbiamo comunque attraversare questo corso e diciamo: ‘Anche se un uomo è la peggior canaglia, se è un commerciante, abituato ad organizzare la produzione e la distribuzione su larga scala, dobbiamo imparare da lui’; se non impariamo da questa gente non raggiungeremo mai il socialismo, e la rivoluzione non andrà mai oltre la fase presente. Il socialismo può essere raggiunto solo con lo sviluppo del Capitalismo di Stato, l’organizzazione attenta delle finanze, il controllo e la disciplina tra i lavoratori. Senza di ciò non c’è socialismo >>    
Che il socialismo può solo essere raggiunto per mezzo del Capitalismo di Stato non è vero. Il socialismo dipende dalla produzione su larga scala, sia organizzato da trust o governi. Il Capitalismo di Stato potrà essere il metodo in Russia, ma solo perché il governo bolscevico trova le proprie teorie di fare senza dello sviluppo capitalista impraticabili – quindi questi sono forzati a ritirarsi lungo la strada capitalista.
  
Il Conflitto interno
Lenin prosegue: << I lavoratori i quali basano le proprie attività sui principi del Socialismo di Stato sono i più affermati. È così nella conceria, nel tessile, e nelle industrie dello zucchero, dove i lavoratori, conoscendo la propria industria, e desiderando di preservarla e svilupparla, riconoscono con buon senso proletario, che essi sono incapaci, al momento, di riuscire in tale compito, e quindi assegnano un terzo dei loro posti ai capitalisti al fine di imparare da loro >>.
Questa concessione è un altro esempio del conflitto tra la teoria bolscevica e la pratica, proprio in virtù della polemica di Lenin contro Kautsky e altri era che in Russia, loro, sarebbero potuti andare avanti senza il bisogno dello sviluppo capitalista così come esiste in altri paesi.
L’intero discorso di Lenin è diretto contro il crescente corpo di lavoratori in Russia che presero Lenin alla lettera. Questa gente ha affettuosamente immaginato che dopo aver spodestato Kerensky essi potevano uscire in libertà e ignorare il mondo capitalista attorno a loro. Pensavano che la disciplina di fabbrica, l’educazione socialista, e l’abile, intelligente supervisione erano semplicemente idee pedanti. Una ulteriore citazione di Lenin chiariva questo: << Naturalmente le difficoltà di organizzazione sono enormi, ma io non vedo nessuna ragione per disperare e scoraggiarsi in merito alla Rivoluzione Russa, avendo prima risolto il compito più facile – la deposizione dei proprietari terrieri e della borghesia – essa è ora davanti al compito socialista più difficile, di organizzare la finanza nazionale e il controllo, un compito il quale è la fase iniziale del socialismo, ed è inevitabile, come è internamente compreso dalla maggioranza dei lavoratori con una coscienza di classe >>.   
Egli dice anche: << È tempo di reclamare quando taluni si sono talmente agitati da considerare l’introduzione della disciplina nei ranghi dei lavoratori, come un passo indietro.>> E precisa che << attraverso il rovesciamento della borghesia e dei proprietari terrieri noi abbiamo aperto la strada, non abbiamo eretto la struttura del socialismo >>.  
Quando toglieremo di mezzo i capitalisti non è certo, siccome sono lontani dall’autonomia. La lunghezza della strada che si trovano di fronte è riconosciuta da Lenin con queste parole: << Fin quando i lavoratori non imparano ad organizzarsi su larga scala non saranno socialisti, nemmeno costruttori di una struttura socialista della società, e non acquisteranno la conoscenza necessaria per stabilire il nuovo ordine mondiale. La strada dell’organizzazione è lunga, e i compiti del lavoro costruttivo socialista richiedono uno strenuo e continuo sforzo, con una corrispondente conoscenza che non possediamo sufficientemente. È difficile aspettarsi che anche la più sviluppata generazione futura riuscirà e completerà nella transizione al socialismo >>  
  
Il dominio della minoranza
La condanna della democrazia dei leader bolscevichi è alquanto comprensibile se consideriamo che solo la minoranza in Russia è comunista. Lenin quindi nega il controllo degli affari della maggioranza, ma non può scappare dal compromesso legato al comandare con una minoranza. Non solo il controllo degli affari russi non è nelle mani dei Soviet nel loro insieme, ma neanche a tutti i membri del Partito Comunista è consentito di votare. Zinov’ev, un capo Commissario, nella sua relazione del Primo Congresso della Terza Internazionale dice: << Il nostro Comitato Centrale ha deciso di privare a certe categorie dei membri di partito il diritto di voto al Congresso di partito. Sicuramente non si è mai sentito di limitare il diritto di voto all’interno del partito, ma l’intero partito ha approvato questa misura, che vuole assicurare l’omogenea unità dei Comunisti. Così che di fatto, abbiamo 500.000 membri che amministrano l’intera macchina dello Stato dall’alto in basso >>


Così mezzo milione di membri del Partito Comunista [Russo] (contando anche quelli che non possono votare all’interno del partito) controllano una società di 180 milioni di membri. È abbastanza semplice capire perché gli organi di altri partiti furono soppressi: ovviamente potevano influenzare la grande maggioranza fuori dal Partito Comunista. Il mantenimento del potere era assicurato dalla minoranza bolscevica attraverso il controllo del potere politico e delle forze armate.”       

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